Le prospettive future ipotizzate da una ricerca italiana si basano sull’impatto dei cambiamenti climatici. Alcuni ambienti risultano molto a rischio.
Le sfide di gestione che riguardano la qualità della risorsa idrica sono numerose e tenere in considerazione la sostenibilità dei servizi forniti dall’ecosistema, potrebbe risultare d’aiuto nel mantenimento di un livello accettabile di qualità dell’ambiente.
Una ricerca italiana ha analizzato 13 servizi ecosistemici (ES) nell’area della Laguna di Venezia, identificando i fattori che ne influenzano la fornitura e i benefici delle strategie di gestione alternative.
Nel 2000, l'UE ha adottato la Water Framework Directive che impegna tutti gli Stati membri nella protezione e nel ripristino degli ecosistemi acquatici.
Da un report del 2015 risulta che gli obiettivi della direttiva sono stati raggiunti solo al 50%, a causa probabilmente di un’interpretazione che mira a occuparsi dei sintomi e non delle cause del degrado degli ecosistemi.
I ricercatori affermano che è necessario comprendere bene l’importanza dei servizi ecosistemici forniti dagli ambienti acquatici per pianificare delle strategie di gestione efficienti e razionali.
La Laguna di Venezia è un corpo idrico costiero che fornisce una vasta gamma di ES e un recente studio ha adottato una prospettiva socio-ecologica per identificarne i fattori concorrenti più importanti.
La laguna è fortemente influenzata dall'attività umana e il suo piano di gestione si struttura su 11 corpi idrici distinti in base alle condizioni chimiche, allo stato ecologico e alla pressione che subisce.
Lo studio ha modellato l'evoluzione e la distribuzione degli ES della laguna per determinarne la sostenibilità, presente e futura. Ha anche valutato un mix di ES tramite degli indicatori associati comprendendo la regolazione del clima (con il sequestro del carbonio), il trattamento dei rifiuti (con la denitrificazione), la pesca (valutandone la resa) e il turismo (grazie al numero di visitatori). Gli indicatori sono stati selezionati basandosi sulla letteratura prodotta, riferita a questo ambiente molto particolare, in modo da riflettere in maniera accurata le caratteristiche che rendono la Laguna di Venezia un ambiente unico al mondo.
Il modello distingue tra ES mediati (MED: ovvero quelli relativi a input e attività umane, come la pesca) e ES diretti (DIR: cioè quelli indipendenti dall'uomo, come la regolazione del clima da parte della vegetazione). A questi è stato assegnato un indicatore aggregato (MED/DIR) capace di rappresentare il livello di sostenibilità dell’attuale fornitura di ES.
Le varie simulazioni sono proseguite fino all’ipotetico esaurimento della risorsa o al suo aumento del 50%, esprimendo i risultati come variazione temporale degli ES, in modo da illustrare la tendenza generale.
Su 11 corpi idrici, 6 hanno evidenziato una tendenza negativa indicando un progressivo calo nelle forniture di ES nel tempo.
I copri idrici che mostrano i livelli più alti di fornitura sono quelli che evidenziano le tendenze peggiori. Questo indica una certa insostenibilità e l’urgenza di un intervento appropriato.
Andando a studiare i singoli servizi, alcuni ES mediati hanno mostrato trend negativi: la raccolta di vongole, a causa dell'impatto delle tecniche meccaniche, il turismo e la navigazione ricreativa, a causa dell'intensità delle attività stesse di navigazione.
Quando sono stati inclusi gli effetti del cambiamento climatico, la maggior parte dei corpi idrici ha mostrato tendenze negative. I corpi più esposti al problema sono risultati essere le parti interne della laguna, circondate dalle paludi saline, dove lo scambio idrico è basso. I ricercatori attribuiscono questo risultato al fatto che gli habitat affermati in aree “chiuse” sono rimasti protetti fino ad oggi, al contrario di quelli in zone “aperte” nelle quali l’effetto del climate change è già evidente e i problemi futuri sono relativamente meno importanti.
L'analisi ha rivelato una forte associazione tra tipo di corpo idrico, modello di fornitura e tendenza nel tempo evidenziando che più i servizi sono mediati, meno risultano sostenibili. In linea generale i corpi idrici “chiusi” necessitano di interventi volti a migliorarne la resilienza nei confronti del climate change, mentre quelli aperti hanno bisogno solo di correzioni nella gestione.
È importante segnalare che lo studio tiene conto, come variabile principale, dell’avanzare del cambiamento climatico tralasciando altri fattori che potrebbero rivelarsi nel breve periodo significativamente più impattanti, come ad esempio l’aumento della pressione turistica, forse la minaccia più rilevante per l’ecosistema lagunare di Venezia.