Premiare le giovani eccellenze è per ANVE e Vivai Capitanio un gesto sempre carico di significato, tanto più perché sono proprio i giovani a rappresentare il futuro del nostro settore. Anche quest'anno sono stati premiati due eccellenti studenti, Gloria Brocca per la Tesi Magistrale e Lorenzo Lampertico per la Tesi Triennale.
I due ragazzi hanno trattato temi che ci interessano molto e, come AboutPlants, ci teniamo a dare voce e spazio a giovani eccellenze.
Di seguito vi lasciamo alla lettura di un breve estratto delle loro tesi, che negli allegati troverete anche in Inglese.
Gloria Brocca
Breve presentazione personale:
Mi chiamo Gloria Brocca e mi sono laureata in Scienze della Produzione e Protezione delle Piante presso l’Università degli Studi di Milano ad ottobre 2024. Fin da piccola sono sempre stata attratta dal mondo della scienza, interesse che mi ha portata a frequentare il Liceo Scientifico. Durante gli anni delle superiori ho scoperto la mia passione per le piante grazie a un corso pomeridiano di botanica e, anche grazie ai consigli della mia professoressa di scienze, ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Scienze e Tecnologie Agrarie. Non mi sono mai pentita di questa scelta. Attualmente ho una borsa di studio in università, dove mi occupo di ricerca nell’ambito del verde urbano. Parallelamente, ho scelto di non trascurare l’aspetto professionale, collaborando occasionalmente con un agronomo. Nel tempo libero amo fare sport, leggere e andare in montagna, soprattutto in compagnia di amici e familiari. Non so ancora con certezza quale direzione prenderà il mio futuro, ma sono sicura che gli alberi ne faranno parte.
Breve estratto tesi IT:
Gli alberi svolgono un ruolo fondamentale nel contesto urbano, fornendo una vasta gamma di servizi ecosistemici, tra cui la riduzione dell’isola di calore urbana, il sequestro di CO2, il miglioramento della qualità dell’aria e il benessere psico-fisico dei cittadini. Negli ultimi anni, numerose città italiane hanno avviato ambiziosi progetti di forestazione urbana, incentivati anche dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Tuttavia, il successo di tali iniziative è spesso ostacolato da un’elevata mortalità degli alberi dopo il trapianto, dovuta a condizioni ambientali sfavorevoli e a risorse limitate per la loro manutenzione.
La tesi analizza i risultati di due esperimenti condotti nell’ambito del progetto "10.000 alberi per Padova", realizzato tra il 2021 e il 2022, delle attività sperimentali svolte nel biennio 2023-2024. Il primo esperimento ha valutato l’effetto di tre differenti metodi di produzione in vivaio (zolla, zolla indurita, contenitore Air-Pot®) su due specie arboree (Celtis australis e Liquidambar styraciflua) con diversa tolleranza allo stress idrico e al trapianto. Il secondo esperimento ha analizzato l’impatto di una potatura moderata al momento del trapianto su quattro specie (Acer campestre, Carpinus betulus, Fraxinus angustifolia e Fagus sylvatica) con diversa tolleranza al trapianto.
Le analisi biometriche, fisiologiche ed ambientali hanno evidenziato che il metodo di produzione del materiale vivaistico influenza significativamente la sopravvivenza e la fisiologia degli alberi, con migliori performance nelle piante allevate in pieno campo rispetto a quelle in contenitore, soprattutto in condizioni di scarsità idrica. La potatura ha migliorato la struttura e ridotto la mortalità nelle specie meno tolleranti al trapianto, ma non ha incrementato significativamente l’attecchimento.
I risultati suggeriscono che tecniche mirate di pre-condizionamento e pratiche colturali adeguate possono aumentare il successo delle opere di forestazione urbana, ma devono essere adattate alle specifiche esigenze delle diverse specie. L’identificazione di strategie efficaci ai diversi contesti sarà fondamentale per migliorare la sostenibilità e l’efficacia dei futuri progetti di forestazione urbana.
Lorenzo Lampertico:
Breve presentazione personale:
Mi chiamo Lorenzo, ho ventitré anni e sono uno studente. Mi sono avvicinato al mondo della botanica a partire dal 2018, frequentando sempre più spesso la casa in campagna di famiglia. L’ampio spazio “vuoto” – ossia a prato – mi stimolava a riflettere su quali piante ornamentali potessero trovare collocazione al suo interno. Nel giro di pochi anni, quel giardino è diventato una piccola giungla: lo spazio per nuovi inserimenti ormai scarseggia, e si cerca di ricavare nuovi “lotti” contrastando l’avanzata dei rovi e delle robinie. L’obiettivo per il futuro è rendere questo luogo un autentico giardino botanico, in grado di ispirare altri appassionati di piante come me. Dopo il liceo ho imboccato gli studi agrari con indirizzo ornamentale e, con il senno di poi, non avrei potuto scegliere meglio. Attualmente sono iscritto al corso di laurea magistrale in Architettura del Paesaggio. Per il momento, ritengo che progettare non sia la mia strada; penso, piuttosto, di essere maggiormente portato per la ricerca in ambito accademico, magari sperimentando con specie ornamentali inedite e ancora poco diffuse ma che, con il cambiamento climatico, troveranno sempre più posto nelle realizzazioni a verde.
Breve estratto tesi IT:
Il cambiamento climatico è responsabile dell’aumento della temperatura media e della variazione dei cicli meteorologici e delle perturbazioni. In Piemonte, in particolare, il 2022 è risultato essere l’anno più asciutto di oltre due secoli. Il fenomeno ha gravi ripercussioni anche sul benessere del verde ornamentale: ne è prova, a livello locale, la grave moria degli alberi della città di Torino. Come dimostrano i dati meteorologici raccolti, la siccità e le elevate temperature estive del 2022 non possono che esserne la causa principale. Se, ancora pochi decenni addietro, il cambiamento climatico era relegato a semplice fattore concorrente o predisponente al collasso dell’individuo vegetale, a questo punto occorre rivalutarne influenza e portata.
Alcuni elementi del giardino concepito in maniera tradizionale – il tappeto erboso, per esempio – richiedono un quantitativo d’acqua elevato e costante, e in alcuni luoghi aridi del mondo il loro mantenimento rappresenta uno spreco di risorse non indifferente. È in un luogo del genere, appunto, che prende piede il movimento progettuale dello “xeriscaping”, nato in Colorado a fine anni ’70. Questa tipologia di progettazione, in evidente rottura con i giardini poco sostenibili del southwest americano, promuoveva dapprima l’utilizzo di specie soprattutto locali, evolutesi nel clima desertico. Oggi lo xeriscaping è una corrente di progettazione strutturata che si fonda su alcuni punti fermi, tra i quali spiccano lo studio dell’idrologia del suolo, la scelta della componente vegetale, l’efficienza irrigua, la pacciamatura e la riduzione delle richieste manutentive del giardino: l’obiettivo che esso si propone, infatti, non è più soltanto il risparmio d’acqua, ma anche la creazione di giardini sostenibili in senso lato, con la riduzione di ogni tipologia di input. Per creare un dry garden si scelgono innanzitutto piante provenienti da ambienti aridi e semi-aridi. Oltre a selezionare specie evolutesi in suddetti ambienti, si può indurre maggiore resistenza alla siccità nelle piante con metodi indagati da recenti ricerche scientifiche: alcune sottolineano come le piante tetraploidi possiedano caratteristiche morfofisiologiche vantaggiose in contesti di scarsità d’acqua, altre si soffermano sull’uso dei fitoregolatori utili ad aiutare le piante in momenti siccitosi, altre ancora confermano l’utilità dell’inoculo di funghi micorrizici in radice al fine di permettere alle piante di esplorare un volume di suolo più ampio e poter in questo modo assorbire più acqua dal suolo. Una volta scelte le piante, si lavora il terreno in modo da garantirne il perfetto drenaggio. L’irrigazione dev’essere garantita almeno per la prima estate, e la tecnica migliore dal punto di vista dello sviluppo dell’apparato radicale è quella che prevede di somministrare volumi d’acqua elevati ma con intervalli di tempo di una o due settimane. Bisogna evitare tassativamente di irrigare per aspersione, poiché questa tecnica non promuove la corretta crescita verticale delle radici e crea le condizioni di umidità ideali per gli attacchi di agenti patogeni. Elemento essenziale per la conservazione dell’acqua nel substrato è la pacciamatura, che richiede però delle accortezze: in particolare, quella di prediligere la pacciamatura minerale nel caso di piante maggiormente sensibili al ristagno. Anche in vivaio è importante prevenire la spiralizzazione delle radici, la quale potrebbe in seguito causare crescita stentata. Dopo l’intervista ad un’azienda specializzata nella realizzazione di dry gardens, è stato analizzato il caso studio di Viarigi con il suo sistema di giardini diffusi, realizzati tutti secondo i dettami dello xeriscaping.
I nostri complimenti a due brillanti giovani come Gloria e Lorenzo e ad ANVE e Vivai Capitanio per portare avanti un'iniziativa nobile e di valore come questa!