Allevamento bovino: il problema degli inquinanti

La presenza nel terreno di molecole pericolose rappresenta una fonte di contaminazione preoccupante per il pascolo del bestiame
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Composti pericolosi. È ormai riconosciuto che il suolo è un serbatoio importante per alcuni inquinanti organici persistenti (persistent organic polluttants – POP). Queste molecole contaminano anche i terreni delle fattorie, rappresentando un problema particolarmente sentito in Svizzera. Un gruppo di ricercatori ha testato un nuovo strumento di modellazione per tracciare il percorso di due POP specifici: i policlorobifenili o PCB, e le diossine PCDD e PCDF. Sono stati scelti poiché risultano in grado di trasferirsi dal terreno agli animali nel corso del tempo. Questa applicazione tecnologica potrebbe essere utilizzata per programmare la decontaminazione degli animali o per la prevenzione.
I PCB e le diossine sono composti tossici per l’uomo e per gli animali. Al momento i PCB sono vietati e le emissioni di diossine sono limitate dalla Convenzione di Stoccolma e dal regolamento UE. Tuttavia sono in grado di persistere nell’ambiente per decenni e possono essere ingeriti dagli animali destinati al consumo umano.
In Svizzera, come in altri paesi industrializzati, alcuni PCB (e occasionalmente anche le diossine) vengono ritrovati nelle carni e nei prodotti caseari in quantitativi che superano i valori limite imposti per legge. Questo fenomeno rappresenta un problema di salute pubblica ma anche economico: infatti, nei casi di contaminazione fuori norma, il bestiame viene macellato e i derivati distrutti a spese dell’agricoltore.

La ricerca svizzera.
Un recente studio si è concentrato su due aziende agricole in Svizzera che ospitano del bestiame contaminato da PCB e diossine. È stata ricercata la fonte della contaminazione per poi seguire il percorso dell’inquinante dall’ambiente agli animali. Una di queste aziende presenta una fonte diffusa, mentre nell’altra è rappresentata da un rivestimento di vernice contenente PCB. Gli scienziati hanno anche misurato i livelli di contaminazione nel mangime, sia esso un preparato commerciale che composto da erba e terreno presenti nel pascolo. I livelli di inquinanti sono stati ricercati nel sangue, nel latte e nel grasso di adulti e di giovani esemplari.
I risultati ottenuti sono stati combinati con quelli della modellazione, che fornisce un percorso ipotizzato degli inquinanti dalle fonti fino alle varie parti del corpo di un animale nei primi 48 mesi di vita. Con questa base di partenza, i ricercatori hanno previsto i livelli di contaminazione possibili che potrebbero coinvolgere gli animali su un periodo di 10 anni.
È stato dimostrato che l’erba è la fonte principale di ingresso del PCB per i capi da riproduzione, mentre il mangime commerciale presenta livelli trascurabili. Questo primo dato suggerisce che gli agricoltori dovrebbero alimentare il bestiame con erba raccolta in suoli esenti da contaminazione.
La seconda fonte più importante è il suolo, mangiato solo involontariamente dagli animali. Questo problema è affrontabile evitando il pascolo in suoli con erba particolarmente corta oppure riducendo il numero di capi per unità di superficie, abbassando quindi il rischio di ingestione.

Le conclusioni. I ricercatori affermano che il modello è utile per prevedere l'efficacia delle misure di riduzione e identificano al contempo la pratica dell’alpeggio come la più efficiente. Questa è tradizionale del territorio alpino ed è risultata in grado di ridurre la contaminazione di PCB nel sangue dei giovani esemplari fino al 50%, mentre nel sangue degli adulti del 9% in tre mesi. La rapida rimozione delle fonti di contaminazione è inoltre molto importante; il modello ha previsto che la sostituzione della copertura verniciata potrebbe abbassare di 2,5 volte la presenza di PCB nel latte in un anno, portandola al di sotto della soglia limite imposta dai regolamenti.