Il legame tra emissioni e servizi ecosistemici può essere quantificato grazie all’assegnazione di un equivalente economico. I risultati per il Regno Unito
Grazie alle politiche di riduzione delle emissioni, l’azoto depositato dall’atmosfera risulta in declino in tutta l’Europa occidentale. Rispetto al picco registrato nel 1990, i valori attuali sono inferiori del 25%. Si può affermare che le misure di contrasto all’inquinamento hanno avuto un impatto rilevante che, in prospettiva, può ancora offrire dei miglioramenti. I vantaggi non solo esclusivamente ambientali (come ad esempio sulla biodiversità), ma anche economici. Una ricerca condotta nel Regno Unito ha stimato gli effetti delle riduzioni dell’inquinamento ipotizzate in termini monetari, quantificandone le positività.
Le misure politiche hanno affrontato principalmente la questione delle emissioni da fonti agricole e dai combustibili. I benefici di una minor presenza di azoto in atmosfera sono associati principalmente a un miglioramento della qualità delle acque, una riduzione dell’effetto serra e a un aumento della biodiversità. Di contro l’abbassamento della percentuale di azoto atmosferico potrebbe essere correlato a un aumento del costo per le fertilizzazioni agricole, che non possono più contare sul suo deposito naturale.
È difficile assegnare un valore economico alla biodiversità, a causa di diversi fattori molto complessi da valutare (si pensi al benessere psico-fisico ottenuto grazie alla presenza di un’ampia varietà di piante in città), ma è comunque necessario per stabilire un valore economico totale, che indichi un bilancio netto della riduzione dell’azoto in atmosfera.
I ricercatori hanno utilizzato un approccio basato sul legame in termini di impatto tra azoto atmosferico e biodiversità, prendendo come indicatore la ricchezza di specie in quattro habitat nel Regno Unito: brughiere, praterie, dune e torbiere.
Lo studio ha confrontato un calo dell'azoto atmosferico previsto dal 2007 al 2020 (basato su uno scenario UEP43 ipotizzato dal Dipartimento britannico dell’energia), con uno scenario che vede tali livelli stabili fino al 2020.
L'utilizzo di questi due scenari è necessario per conoscere l’impatto sui valori dei servizi ecosistemici in base alle previsioni scelte. Lo scenario UEP43 stima un calo del 43% previsto per gli ossidi di azoto e una diminuzione del 6% delle forme derivate da fonti agricole.
I benefici annuali della riduzione dell'azoto ammontano a 32,7 milioni di sterline (circa 37,2 milioni di euro), con le praterie e le brughiere che traggono i maggiori benefici (grazie anche all’ampiezza delle aree).
Il costo ambientale per tonnellata di NO2 e NH3 è rispettivamente di 114,77 € e di 461,32 €.
In termini di ricchezza di specie, risulta che in base allo scenario UEP43, la biodiversità può aumentare fino al 20% nelle aree della brughiera.
Questa metodologia per quantificare gli impatti sulla biodiversità potrebbe essere applicata ad altri inquinanti atmosferici per consentire ai responsabili delle politiche di monetizzarne il bilancio, valutando anche quegli aspetti spesso scarsamente presi in considerazione. Quando i dati a disposizione sono sufficienti, la valutazione è da considerarsi decisamente attendibile.
L’azione dell’inquinamento sulla fornitura di servizi ecosistemici è dimostrata ma per rendere ancora più comprensibile l’importanza delle politiche di riduzione, il dato economico può essere un valido strumento. Abbinare il valore monetario a una determinata prestazione non è da considerarsi un metodo riduttivo ma anzi, un vantaggio per la standardizzazione dei risultati ottenuti.