Il commercio delle piante ornamentali e la diffusione di specie invasive

La difficile valutazione dei rischi derivati dall’introduzione di piante aliene in un nuovo studio europeo
Le invasioni di specie aliene possono avere implicazioni significative, sia ecosistemiche che ambientali ed economiche. Il commercio di piante ornamentali attraverso i paesi è il sistema più importante di diffusione delle specie, quindi è il target principale individuato per l’attuazione delle politiche di prevenzione.
Una recente revisione delle prove pubblicate in letteratura ha esaminato l'efficacia di quattro strumenti: le restrizioni all'importazione pre-border, i divieti di vendita post-border, i codici di condotta aziendale e l’educazione dell’acquirente.

Lo studio mette in evidenza che tutti questi strumenti sono capaci potenzialmente di contribuire al raggiungimento dell’obiettivo, ma nessuno garantisce il successo se applicato da solo.
I ricercatori, quindi, descrivono come i quattro strumenti possono essere integrati lungo la filiera produttiva vivaistica, ovvero la catena di approvvigionamento intesa in senso ampio, che coinvolge aziende, governi e tutte le parti interessate.

La vivaistica ornamentale rappresenta uno dei settori economicamente più interessanti del comparto agricolo. Tuttavia, il commercio globale di piante ornamentali è anche la via principale attraverso la quale vengono introdotte specie invasive in tutto il mondo. La pianta invasiva deve essere considerata, in una certa misura, un rischio calcolato e inevitabile per mantenere attivo il commercio globale, ma deve allo stesso modo rientrare in un percorso che possa efficacemente contenerne le conseguenze. Prevenire l’introduzione e la conseguente affermazione di specie invasive è spesso l’opzione politica ed ecologicamente sostenibile più praticata. Questa nuova ricerca, condotta col supporto di COST Action TD1209 "Alien Challenge", si muove esattamente nell’ambito della prevenzione e del contenimento del danno.

È stato rilevato che gli interventi pre-border, ovvero prima del confine, sono efficaci ma richiedono una estrema capacità di valutazione dei rischi e un alto profilo di preparazione delle aziende, mentre i divieti post-border risultano sempre meno efficaci con la progressiva diffusione di specie esotiche in una regione. L’efficacia dell’adizione dei codici di condotta aziendale è risultata limitata, a causa della mancanza di valutazioni indipendenti della performance aziendale nell’interesse pubblico. Questi stessi fattori e una generale mancanza di informazione dei consumatori contribuiscono al rallentamento del processo educativo sull’argomento.
Nel complesso è stato determinato che, mentre non è sufficiente un singolo strumento politico per ridurre il rischio di invasione di piante aliene, la loro efficacia può essere aumentata attraverso l’implementazione integrata lungo la filiera del settore ornamentale. Gli autori affermano che questa integrazione prima e dopo il confine è una opzione praticabile. Il primo passaggio è chiaramente la valutazione del rischio per la specie in esame, che verrebbe svolta sia nello scenario di diffusione attuale che in un ipotetico scenario di commercializzazione.

In seguito allo status ottenuto in seguito alla valutazione potrebbero essere sviluppati dei protocolli vincolanti come:
  • Accepted species, specie accettata. Ovvero la specie dovrebbe essere inserita in una whitelist che le garantisca l’ingresso nel mercato ed etichettata come a basso rischio di invasione. L’etichettatura potrebbe essere caratterizzata dal colore verde, facilmente identificabile, al fine di rafforzare l’educazione dei consumatori;
  • Uncertain species, quando il risultato della valutazione non risulta chiaro. Le piante potrebbero continuare a essere commercializzate con un’etichettatura di rischio intermedio e dovrebbero essere oggetto di progetti di monitoraggio;
  • Rejected species, specie respinte. In questa categoria ricadrebbero le piante da lista nera, ovvero quelle indesiderate. Se la specie risulta scarsamente diffusa potrebbero risultare utili delle campagne di eradicazione anche se in questo caso lo strumento del codice di condotta aziendale risulterebbe il più efficace con l’adozione del divieto volontario di vendita.
Oltre a fornire numerosi consigli pratici sull’attuazione delle politiche di prevenzione, questo studio mette in evidenza la complementarietà dei ruoli di governo, industria e settore pubblico nell’ambito di questo particolare argomento. Nel particolare, i ricercatori propongono l'istituzione di un organismo comune che supervisioni i risultati delle valutazioni indipendenti del rischio di invasione, che faccia aumentare l’efficacia dei codici di condotta e delle politiche in generale, occupandosi anche dell’educazione a un acquisto consapevole.