Negli ultimi decenni, l’agricoltura si è trovata di fronte a un ambiente in rapido mutamento, caratterizzato da eventi climatici estremi e da un’elevata variabilità stagionale. Questo nuovo scenario altera gli equilibri fisiologici delle piante, compromettendo i meccanismi di difesa naturale e rendendole più vulnerabili agli attacchi patogeni. In particolare, l’aumento delle temperature medie e la disomogeneità nella distribuzione delle precipitazioni creano condizioni favorevoli allo sviluppo di funghi tellurici e agenti di marciumi radicali. Nel distretto vivaistico ornamentale pistoiese, si registra oggi una maggiore frequenza di piante deperenti, con sintomatologie riconducibili a infezioni da Phytophthora, Pythium e Dactylonectria, microrganismi caratterizzati da elevata adattabilità ecologica e notevole capacità di persistenza nel suolo.
Test condotti in vasetteria e in pieno campo. Per contrastare e prevenire tali problematiche in un’ottica innovativa e sostenibile, l’Ufficio Fitosanitario di Giorgio Tesi vivai ha testato in campo il Polyversum®, fungicida biologico di Gowan Italia S.r.l. a base dell’oomicete Pythium oligandrum ceppo M1. Questo microrganismo agisce tramite mico-parassitismo diretto su altri funghi patogeni, perforandone la parete cellulare grazie alla secrezione di enzimi idrolitici (come glucanasi e chitinasi) e attraverso competizione rizosferica per spazio e nutrienti. Inoltre, P. oligandrum è noto per la sua capacità di indurre resistenza sistemica acquisita (ISR) nella pianta, stimolando la sintesi di fitoalessine e proteine PR (Pathogenesis-Related), che rinforzano le difese endogene contro un’ampia gamma di fitopatogeni.
Il microrganismo è stato impiegato in via preventiva nella maggior parte dei vivai aziendali, a partire da marzo fino al periodo primaverile-estivo, con applicazioni bisettimanali o mensili in base alle necessità, per un massimo di quattro trattamenti. Il prodotto è stato distribuito al substrato in miscela con Tamarack®, biostimolante della stessa casa produttrice, che grazie all’equilibrato rapporto fra aminoacidi liberi e peptidi a catena corta, consente alle piante di superare meglio e più velocemente le situazioni di stress, oltre a stimolare un maggior sviluppo sia radicale che fogliare sin dalle prime fasi di crescita e potenziare l’attività trofica di P. oligandrum. Le dosi impiegate erano rispettivamente 30 grammi di Polyversum e 200 millilitri di Tamarack per quintale d’acqua. Nelle nostre prove sono stati utilizzati approssimativamente 2000/2500 litri di miscela per ettaro corrispondenti a circa 1 litro di miscela per un contenitore dal volume di 10 litri, da proporzionare a vasi con volumi diversi. I trattamenti sono stati applicati principalmente su Prunus lusitanica, specie sensibile a patogeni terricoli quali Phytophthora ramorum, Pestalotia spp., Phomopsis spp. e Dactylonectria macrodidyma, recentemente isolata in vivai pistoiesi con alta incidenza. Da un punto di vista biologico, Phytophthora e Pythium appartengono al gruppo degli oomiceti, organismi simili ai funghi ma filogeneticamente più affini alle alghe brune; producono sporangi e zoospore biflagellate in grado di muoversi in ambienti saturi d’acqua, infettando rapidamente i tessuti radicali. Dactylonectria, invece, è un fungo ascomicete necrotrofo, agente di marciumi radicali e collettrici, che si propaga per via miceliale o tramite clamidospore resistenti, capaci di sopravvivere per anni nel suolo (figura 1).

Fig.1. Mezzo fusto di Prunus lusitanica var. “Angustifolia” affetto da sospetto marciume radicale.
Le prove hanno inoltre coinvolto Cupressocyparis leylandii, Chamaecyparis, Thuja e giovani Photinia × fraseri in pieno campo, con risultati coerenti tra le specie. I dati relativi alle dosi di prodotti e ai volumi di acqua utilizzati, valgono sia per le prove condotte in vasetteria, sia per quelle conodotte in pieno campo.
Risultati e considerazioni. I rilievi empirici hanno evidenziato un buono stato fitosanitario nelle parcelle trattate, con una vigoria vegetativa costante anche nei periodi successivi alle ondate di calore, quando solitamente aumenta la pressione dei patogeni. Il tasso di mortalità è risultato inferiore rispetto alle stagioni precedenti e rispetto alle partite di piante non trattate, suggerendo un effetto positivo del trattamento sulla stabilità dell’apparato radicale e sull’equilibrio fisiologico della pianta (figure 2 e 3).
In conclusione, i risultati ottenuti sono da considerarsi complessivamente soddisfacenti e indicano che Polyversum rappresenta una valida opzione per una corretta gestione delle strategie di difesa, sia in regime di coltivazione biologica che integrata. Tuttavia, è necessario proseguire la sperimentazione su un numero più ampio di specie e condizioni pedoclimatiche, al fine di ottimizzare la tempistica e la frequenza dei trattamenti, nonché di approfondire le interazioni tra P. oligandrum e la microbiologia rizosferica. Una migliore comprensione di questi processi consentirà di rafforzare la stabilità ecologica del biofungicida e di integrare efficacemente il suo impiego nei protocolli di gestione sostenibile del vivaismo ornamentale.

Fig.2. Conifere in formazione (C. leylandii) durante le operazioni di rinvaso, prima di essere trattate con Polyversum® e Tamarack®.

Fig.3. Prunus lusitanica var. “Angustifolia” appena rinvasato e trattato con Polyversum® e Tamarack®.