Numerose le implicazioni per la biodiversità e per la fornitura di servizi ecosistemici a causa del cambiamento climatico
Le immagini satellitari raccolte in un periodo di 30 anni dimostrano che un parco naturale situato sulle Alpi francesi ha di molto aumentato la sua copertura vegetazionale. Il fenomeno è accompagnato dalla progressiva scomparsa del manto nevoso.
I cambiamenti nella copertura vegetale di un paesaggio vengono quantificati usando l’indice NDVI (normalised difference vegetation index). Questo indicatore utilizza i dati raccolti dalle tecnologie di telerilevamento, principalmente satelliti, per valutare la copertura vegetale in base a come la terra riflette le frequenze luminose dell’infrarosso vicino e della luce rossa visibile. I dati NDVI sono utilissimi per monitorare le risposte degli impianti verdi ai cambiamenti climatici poiché, insieme agli studi effettuati in campo, completano il quadro delle osservazioni.
La ricerca in Francia. Tuttavia, vi è una mancanza di studi NDVI nelle Alpi europee. Una nuova ricerca aiuta a riempire questo vuoto. Gli scienziati hanno misurato l’indice NDVI dell’Ecrins National nelle Alpi francesi nel periodo 1985-2015. È stata scelta quest’area in quanto vi sono molti dati reperibili sulla copertura verde e sull’uso del suolo.
I dati satellitari di questa indagine provengono da due programmi NASA: MODIS e Landsat. Per riuscire a identificare e comprendere quali sono i principali driver del cambiamento sono state utilizzate anche le informazioni disponibili sulla temperatura dell’aria dal modello meteorologico SAFRAN-SURFEX/Crocus-MEPRA e quelle provenienti da ricerche sul pascolo del bestiame effettuate nella medesima area.
I risultati mostrano che i punteggi NDVI (riferiti quindi alla copertura verde) sono aumentati del 67% nella maggior parte degli habitat alpini, ovvero quelli posti sopra il limite del bosco – l’ipotetica altitudine massima sopra la quale gli alberi non possono crescere. Questi punteggi indicano più vegetazione o maggiore produttività della vegetazione esistente. L'inverdimento si è verificato di più rapidamente nel periodo 1984-2002 rispetto al periodo 2000-2015. Questo lasso di tempo coincide con un pronunciato aumento del numero di giorni più caldi, quindi con una diminuzione consistente della copertura nevosa.
Il pascolo del bestiame sembra avere un’influenza molto piccola sui punteggi NDVI a causa della sua bassa intensità.
Ipotesi e osservazioni. I ricercatori ritengono che ci siano tre possibili fattori a guidare il progressivo inverdimento globale dell’area del parco:
- diminuzione dell’area ghiacciata, che ha permesso alle piante di colonizzare le nuove terre esposte;
- riduzione della durata della copertura nevosa durante l'anno e l'aumento delle temperature primaverili ed estive, con un conseguente miglioramento delle performance di crescita delle piante;
- incremento dei livelli di azoto in atmosfera, con un conseguente aumento di quelli nel terreno.
Sebbene molti dei servizi ecosistemici conseguenti l’aumento della vegetazione siano positivi (ad esempio il controllo dell'erosione e l’aumento di risorse nei pascoli), una copertura vegetale maggiore non è necessariamente una buona notizia per la biodiversità. Anche se crescono più piante, queste possono non essere adatte per il nutrimento degli erbivori da mangiare. Viene segnalato a titolo di esempio il caso del Camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata), che ha sofferto una perdita di piante appetibili quando l’erba alta ha invaso il suo habitat. I cambiamenti negli assemblaggi di specie vegetali possono anche influenzare la presenza di insetti e microrganismi del suolo.
Ultimi, ma non per importanza, i mutamenti nella fornitura di servizi ecosistemici. Anche se una copertura vegetale maggiore potrebbe migliorare la stabilizzazione dei pendii e la capacità del suolo di trattenere acqua, si potrebbe notare una contemporanea riduzione eccessiva dell’erosione e un peggioramento dello scorrimento dell’acqua nell’intera area.