Valutare il restauro ambientale

Una nuova metodologia per definire le priorità dei progetti e le azioni da compiere per il ripristino dei servizi ecosistemici
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Vi è un crescente riconoscimento del valore dei beni e dei servizi forniti dalla natura, e una conseguente necessità di ripristinare gli ecosistemi danneggiati. Ma con risorse limitate, non tutti i progetti di restauro possono essere affrontati in una volta. Dare la priorità a quelli che offrono i maggiori benefici può essere difficile, specialmente quando i progetti alternativi rispondono a diversi tipi di esigenze e hanno obiettivi diversi.

Scelta delle alternative. L'analisi costi-efficacia può essere utilizzata per confrontare le opzioni dei vari progetti di restauro ambientale. Ciò richiede un'unità di confronto, la cui scelta non è sempre evidente quando si tratta di biodiversità, che varia tra i siti e i progetti. Può essere utilizzato il valore monetario, ma è difficile da quantificare e solleva questioni tecniche, etiche e pratiche. L'uso di un'unità di incremento dei benefici, misurati in termini biofisici, può essere una valida alternativa, soprattutto quando si tratta di quantificare beni e vantaggi che non rispondono a valori di mercato.
Un nuovo studio ha esplorato come il metodo HEA - Habitat Equivalency Analysis può essere modificato per confrontare le spese di ripristino dei vari progetti con diversi obiettivi e contesti istituzionali.
HEA è stato originariamente sviluppato dalla statunitense National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) come strumento per fornire una quantificazione della compensazione per i servizi ecosistemici perduti a causa dell'inquinamento. Il concetto che sta alla base del metodo è quello della quantificazione economica del costo del ripristino e del risarcimento per i servizi ecosistemici perduti. HEA è un metodo giuridicamente vincolante nell'ambito della Direttiva comunitaria sulla responsabilità ambientale.
I costi si basano su quando si è verificato il danno, quando inizia il restauro, per quanti anni si protraggono le perdite, per quanti anni si possono realizzare guadagni (in un sito di sostituzione per esempio), il valore totale dell'ecosistema danneggiato, il livello dei servizi ecosistemici perduti, i potenziali servizi ecosistemici derivati dal restauro, e quanto tempo è necessario all'ecosistema per tornare a uno stato di salute completo. Le perdite e i guadagni da compensazione sono calcolati utilizzando unità chiamate DSAY - discounted services per acre and per year.
I DSAY non hanno alcun valore reale e sono utilizzati solo per confrontare azioni alternative. I ricercatori hanno modificato il quadro HEA per soddisfare una gamma più ampia di contesti sociali e legali, come ad esempio la Direttiva quadro sulle acque.

Utilità del nuovo strumento. Un certo numero di soggetti, come gli investitori privati e le ONG, quindi non solo i responsabili del danneggiamento dell'ecosistema, potrebbero assumersi la responsabilità del restauro ambientale.
Inoltre, il livello di ripristino può essere impostato in base a diversi fattori ambientali e giuridici, piuttosto che ad uno stato di riferimento. Infine, gli indicatori utilizzati per valutare i servizi ecosistemici prodotti dal restauri possono essere scelti per realizzare gli obiettivi del progetto, a differenza delll'impostazione HEA originale.
Il rapporto tra il costo di un progetto e il guadagno DSAY può essere così utilizzato per ottenere un rapporto costo-efficacia tra i vari progetti in esame. I ricercatori sottolineano che è importante scegliere l'indicatore più adatto a determinare le perdite e i guadagni dal restauro. Tipicamente, la migliore misura è quella che caratterizza il servizio di fornitura di habitat. Secondo i ricercatori, l'HEA modificato è uno strumento utile per valutare il successo di un progetto di restauro. Questo metodo è in grado di stimare l'azione necessaria per produrre una stima del livello dei servizi ecosistemici richiesto prima dell'avvio di un progetto, contribuendo così a chiarirne gli obiettivi.
La metodologia descritta dagli autori è anche rilevante per la strategia UE per la biodiversità e in particolare il Target 2, che comprende "il restauro del 15% degli ecosistemi degradati entro il 2020 ".