La cocciniglia Takahashia japonica: un rischio per le ornamentali

Segnalata nelle provincie di Milano e Varese, risulta estremamente polifaga. È capace di attaccare specie molto diffuse ma sono ancora poche le informazioni disponibili
Un fenomeno complesso. Il mercato delle piante ornamentali ha ormai da anni raggiunto una dimensione globale, evidenziando vantaggi e svantaggi che una tale espansione comporta. Uno degli aspetti più critici è la diffusione di parassiti da una parte all’altra del globo. I parassiti alloctoni risultano spesso capaci di minare il patrimonio vegetale dei paesi ospiti, in quanto non trovano ostacoli nella loro diffusione. Infatti, al contrario dei fitofagi indigeni, non incontrano limitazioni naturali, date ad esempio dalla presenza di competitori e predatori. Per questi motivi, sono state osservate in un passato anche recente, colonizzazioni veloci e incisive di fitofagi che risultano invece poco aggressivi nei loro areali di origine. È di fondamentale importanza mantenere alta la soglia di attenzione verso gli organismi alieni, al fine di identificare e mettere in atto nel più breve tempo possibile le strategie di lotta più adeguate al loro contrasto.
Le cocciniglie rappresentano il secondo gruppo per importanza degli insetti alieni nella regione EPPO e il loro potenziale di invasione è molto elevato. Il commercio delle piante è il canale più comune per la loro introduzione e una buona parte di organismi alloctoni è legato alle specie ornamentali. Negli ultimi anni sono state registrate alcune nuove specie nel nostro paese, come ad esempio Bactrocera dorsalis, Toumeyella parvicornis, Crisicococcus pini e Aleurocanthus spiniferus.

L’insetto e gli ospiti.
Una nuova cocciniglia è stata di recente ritrovata nel nord Italia e risponde al nome di Takahashia japonica Cockerell. Questo insetto è di origine orientale e le informazioni sulla sua ecologia sono al momento abbastanza limitate. La specie viene ritrovata in Giappone (Tokyo) su Morus sp., ma è presente anche in Cina e in Corea del Sud. Gli ospiti conosciuti sono molti e comprendono Betulacee come Alnus japonica, Ebenaceae come il Dyospyros kaki e Fabacee tra le quali la Sophora japonica.  Viene inoltre segnalata su noce (Juglans regia), Magnolia obovata, Salix chaenomeloides, Celtis sinensis, Zelkova serrata, Parthenocissus tricuspidata, Cydonia oblonga e Prunus cerasifera. La sua estrema polifagia arriva a interessare anche piante di elevato valore ornamentale, particolarmente diffuse sul nostro territorio nazionale, come alcune specie afferenti al genere Acer sp. e il Liquidambar styraciflua.

Una modesta presenza è stata inoltre rilevata su Cornus spp. e su Carpinus betulus. Ad oggi sembra esente da infestazioni Liriodendron tulipifera.
Al fine di comprendere il ciclo biologico dell’insetto, da luglio a ottobre 2017 è stata condotta una campagna di raccolta nella provincia di Milano, in modo da intercettarne tutti gli stadi di sviluppo. Sono state svolte delle indagini in viali alberati e parchi situati nelle vicinanze del primo sito segnato dall’attacco di T. japonica. I campioni raccolti sono ora conservati nella collezione del Museo Scientifico dell’Università di Padova.

Le recenti indagini.
Nel 2014 avviene la prima segnalazione a Cerro Maggiore (MI) sui rami di un Liquidambar styraciflua situato nel parco comunale. Dopo una prima identificazione come Pulvinaria japonica, le professoresse Lidia Limonta (UNIMI) e Giuseppina Pellizzari (UNIPD) arrivano a classificare l’insetto come Takahashia japonica, fino a quel momento considerata assente in Italia. È stato possibile arrivare a questa conclusione grazie alla peculiare caratteristica della specie, ovvero i lunghi ovisacchi biancastri cerosi, che compaiono in primavera inoltrata. La presenza di alberi colpiti è stata poi accertata in un'area più ampia (di circa 42 km2) comprendente diversi comuni delle provincie di Milano e Varese.
In molti casi, il grado di infestazione risulta elevato, con rami e rametti coperti da uova. Secondo le osservazioni sulla biologia, in giugno, dopo la schiusa delle uova, i nuovi nati si spostano da rami e tronchi muovendosi verso la superficie inferiore delle foglie e si depositano lungo le venature. In ottobre, le ninfe tornano dalle foglie ai rami, dove svernano. L'ampia distribuzione nel territorio e l’alto livello di infestazione indicano che T. japonica è probabilmente presente già da alcuni anni in Italia. Implementare la ricerca su questo insetto è fondamentale per comprenderne l’ecologia, la fecondità e l’eventuale presenza di predatori e parassitoidi, compreso il possibile impatto che potrebbe avere Harmonia axyridis sulla cocciniglia.
Per conoscere lo sviluppo delle popolazioni sarebbe opportuno operare un monitoraggio puntuale, almeno per quanto concerne le aree verdi pubbliche.

Si ringrazia per la preziosa collaborazione il dott. Manolo Caglioni dello Studio Tecnico Caglioni e la prof.ssa Lidia Limonta dell’Università degli Studi di Milano.

Foto di Manolo Caglioni