Ecco cosa chiedere al nuovo anno

Tra coltivatori, mondo della ricerca, paesaggisti e legislatori per accrescere il settore delle piante serve molto impegno

Il momento è arrivato. Come da tradizione diffusa, anche noi ci prestiamo alle richieste del nuovo anno. Prima di tutto, uno sguardo indietro. Del 2013 ci sarebbe tanto da dire, cominciando con la nascita del nostro giornale, avvenuta a metà maggio. La notizia più importante, per quanto ci riguarda, è stata, probabilmente, l’approvazione della Legge n. 10 del 14 gennaio 2013 (norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani). Inutile soffermarsi sulla qualità di tale normativa, l’importante è che essa rappresenti un nuovo punto di partenza per una presa di coscienza diffusa sul valore degli alberi. Ecco la base per sapere cosa chiedere al 2014. Sarebbe troppo facile reclamare “più alberi nelle città”, se questo non dovesse avvenire con il giusto raziocinio. Meglio, allora, provare a strutturare un pensiero corposo e con un proprio filo logico. Gli alberi in città dovrebbero essere la conclusione di un processo che parte dalla ricerca. Tasto dolente, questo, con le università e i centri dedicati sempre in sofferenza. Dalla ricerca, si passa ai coltivatori (meglio chiamarli così piuttosto che produttori), tartassati dalla burocrazia oltre che dalle tasse. Si arriva ai paesaggisti: fra meandri di leggi, risorse irrisorie e programmazioni urbanistiche non sempre limpide, la categoria prova a farsi strada. In mezzo a tutto questo ci sono associazioni, organizzazioni di categoria, professionisti e altri operatori che completano i rivoli della filiera. Con un numero di fasi così elevato e altrettanti protagonisti, al 2014 viene da chiedere una maggiore unità fra tutte le parti in causa, con legislatori in grado di legiferare in tempi rapidi su ciò che serve, coltivatori capaci di stare al passo con le richieste di mercato, ricercatori al centro di tanti progetti utili e architetti che comunichino con tutti i gradi della filiera e che abbiano la possibilità di realizzare i progetti della modernità. Mi sa che questo non è ciò che vogliamo, ma ciò che è necessario. E allora, caro 2014, prova ad accontentarci anche in parte, e tutto sarà migliore.