Salute delle api: il parere dell’EFSA

Lo scenario apocalittico disegnato dall'autorità europea per la sicurezza alimentare. Un mondo senza pronubi porterebbe seri problemi per l'umanità. Allo studio un modello dei fattori di rischio.
Sono stati definiti i requisiti per la raccolta dati sul campo, da utilizzare nello studio dei fattori di rischio per le colture delle api. Il fine è quello di promuovere un partenariato europeo impegnato nella protezione degli insetti pronubi.

Lo scenario, senza le api, sarebbe apocalittico:
  • Niente frutta ne’ verdura al bancone del supermercato, ma nemmeno latte, yogurt, burro, panna, gelato, formaggio
  • Danni economici per 265 miliardi di euro
  • Drastica diminuzione di cibo per una popolazione mondiale in aumento
 
“To be(e) or not to be(e)” (api o non api) è il gioco di parole ispirato alla celebre opera Amleto di Shakespeare, che viene utilizzato dagli esperti di api quando si parla del grave problema della loro progressiva scomparsa. Senza api, infatti, è a rischio il 71% delle colture mondiali, poiché la loro esistenza dipende proprio dall’impollinazione svolta da questo insetto. La loro scomparsa porterebbe ad uno scenario a dir poco catastrofico. L’impoverimento del numero di api e la scomparsa di alcune loro specie non dipende da un’unica causa. Sono diversi i fattori che agiscono negativamente sulle colonie di api, tra cui anche l’agricoltura intensiva e l’uso di pesticidi. Il fenomeno è più che mai attuale, ma mancano ancora dei dati affidabili che permettano agli scienziati di comprendere a fondo il problema.

Per poter valutare al meglio le cause della perdita di colonie di api, è necessaria una migliore raccolta e condivisione dei dati. È questo il contesto in cui si inserisce il rapporto appena pubblicato dall’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) che definisce i requisiti cui la raccolta di dati sul campo dovrà attenersi. L’obiettivo è quello di costruire un modello solido per la valutazione dei molteplici fattori di rischio per le api, siano essi la presenza di parassiti, di agenti infettivi, di pesticidi o altri fattori. Ad occuparsi del progetto è il gruppo di lavoro MUST-B, il cui presidente, il professore Simon More ha affermato: « Ci servono protocolli standardizzati e riproducibili con strumenti automatizzati, per ridurre la variabilità dei risultati».

Sono quattro i siti scelti per la raccolta dati, ognuno si trova in uno Stato membro le cui caratteristiche climatiche e ambientali possono essere rappresentative della diversità dei climi dell’Unione. Nonostante ciò, il professor More non esclude l’utilizzo di dati provenienti da altre zone o prassi agricole e apicole.
L’EFSA sarà anche presente al colloquio scientifico che si terrà il 26 giugno a Bruxelles, dal titolo “Raccolta e condivisione dei dati sulla salute delle api: verso un partenariato europeo sulle api”. L’evento fa parte della settimana sulle api e l’impollinazione del Parlamento europeo 2017, che vedrà presenti apicoltori, agricoltori, associazioni di categoria, scienziati, valutatori e gestori del rischio nonché responsabili politici, con il fine di condividere informazioni e tracciare una strada comune per la risoluzione del problema.
 
Bibliografia: