Uno sguardo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Le caratteristiche del nuovo meccanismo di finanziamento, oggi protagonista del dibattito non solo italiano. L’ambiente ricopre un ruolo marginale sul totale degli investimenti
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Prima di affrontare i tecnicismi tipici di questi documenti programmatici è necessario inquadrare il periodo storico attuale. Il documento programmatico avvierà delle ingenti riforme sul territorio nazionale da qui al 2027, in un contesto in cui imperversa la pandemia da Covid-19, purtroppo ancora in atto. La diffusione del virus ha colpito notevolmente il sistema economico europeo, gravando a cascata su un già precario equilibrio economico nazionale. È noto come la salute finanziaria italiana sia indebolita da fenomeni come la disoccupazione, la scarsa digitalizzazione in ambito burocratico, il dissesto idrogeologico ed ancora ecosistemi vulnerabili ai cambiamenti climatici.

In questo contesto, i Paesi membri hanno convenuto di venire in soccorso alle realtà nazionali europee, garantendo maggiori sostegni a quegli stati già in crisi pre-covid (non solo Italia, ma Spagna e Grecia secondo i risultati ottenuti dal confronto dei vari PIL nazionali), con l’obiettivo comunitario di dare la possibilità di attutire l’impatto socio economico causato dalla crisi pandemica.

Lo strumento con cui la Comunità Europea auspica di fronteggiare l’attuale crisi finanziaria è il già noto Next Generation EU, ovvero la programmazione comunitaria suddivisa a sua volta in due “pianificazioni”:

  • REACT-EU (durata annuale),
  • RRF (durata settennale),

Le programmazioni permetteranno lo stanziamento di 750 Mld di euro da suddividersi fra i vari stati membri. L’Italia primeggia per la somma riconosciuta, pari a 235,12 Mld di euro. Il totale dovrà essere diviso fra le varie linee di intervento tramite la stesura di un documento programmatico ad hoc che dovrà tenere conto delle linee direttive stabilite dall’Unione all’interno del RRF.

Il documento programmatico, ovvero il PNRR, è stato redatto e discusso fra le varie forze politiche e sociali in collaborazione con gli Enti, ed approvato in nell’aprile 2021. Il testo prodotto si orienta su 3 assi strategici:

  • Transizione digitale
  • Transazione ecologica
  • Mezzogiorno

Questi assi contengono 16 componenti, raggruppati a sua volta in sei missioni. Le prime due sono quelle che riguardano da vicino il settore agricolo, ambientale e forestale:

  • Missione 1: Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, con dotazione complessiva di 49,86 Mld di euro;
  • Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica, con dotazione di 69,94 Mld di euro.

Le missioni sono a loro volta suddivise in criteri ed ambiti di intervento, per chiarezza espositiva approfondiremo solo gli ambiti di interesse, riportati negli schemi di seguito.

 

 

La Missione 1 - Criterio n°3 “Turismo e Cultura 4.0” (M1C3) consta di un ambito di intervento, denominato “Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale, religioso e rurale” che prevede:

- la promozione di progetti integrati (sulla base di un Piano Nazionale Borghi) a base culturale per incentivare l’attività dei borghi, anche tramite creazione di itinerari storici e naturalistici;

- la tutela e la valorizzazione di edifici storici rurali e del paesaggio;

- la creazione di “Hub di bellezza pubblica” per valorizzare le aree urbane e periurbane.

La Missione 2 - Criterio n°1 “Agricoltura sostenibile ed economia circolare” (M2C1) si compone di tre ambiti di intervento, quelli di interesse sono i seguenti:

  • “Sviluppo di una filiera agroalimentare sostenibile”: incentivi per l’ammodernamento dei macchinari agricoli;
  • “Sviluppo di progetti integrati”: creazione di 30 Green Communities disciplinate da Piani che si occuperanno della gestione integrata e certificata del patrimonio agricolo e forestale, delle risorse idriche. Si propone la sfida della divulgazione delle tematiche ambientali tramite la creazione di piattaforme digitali accessibili a tutti.

Nella stessa Missione troviamo inoltre il Criterio n°4, denominato “Tutela del territorio e della risorsa idrica” (M2C4) consiste in tre ambiti di intervento:

  • Ripristino di strutture e infrastrutture pubbliche danneggiate e riduzione del rischio idrogeologico;
  • Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano rivolto a 14 città metropolitane;
  • Digitalizzazione dei parchi nazionali, con l’implementazione di servizi per migliorare la gestione delle aree protette a livello amministrativo.

Illustrate brevemente le dinamiche e flussi monetari delle misure citate, è quindi possibile delineare uno scenario economico rispetto alla destinazione di risorse per settore di intervento; il settore ambientale occupa all’incirca il 3%, delle risorse attive sul Fondo PNRR, pari a 7,31 MlD di euro.

 

Questo tre per cento, per chiarire ancora una volta l’importanza che la governance italiana dà a certe operazioni, è ripartito a sua volta per il 54% agli investimenti per la tutela del territorio a livello idrogeologico, a seguire per il 26% alla promozione dei borghi ed infine il 20% per la misura destinata allo sviluppo di una filiera agroalimentare sostenibile.

Questi numeri fanno emergere ancora una volta come il settore ambientale, nelle principali riforme socio-economiche nazionali, occupi una fascia “marginale” rispetto agli altri di cui si occuperà il documento programmatico nel prossimo settennio a livello nazionale.

Un’altra sensazione che traspare nella lettura approfondita del testo ufficiale è che la gran parte delle decisioni saranno prese dai piani alti, ovvero dalla così chiamata “Cabina di Regia”, l’organo mediatore fra le amministrazioni centrali e il Dipartimento di Ragioneria dello Stato, con la reale possibilità che si indebolisca il potere decisionale degli Enti locali. Questo scenario può potenzialmente ridurre l’opportunità di sviluppo di progetti a livello micro-territoriale, senza tenere conto che una delle principali caratteristiche a livello nazionale è quella di avere un territorio costellato da piccole entità e realtà locali.

 

Dott. for. Giorgia Baldesi