Il valore economico dell’agricoltura in un contesto di climate change

L'innalzamento delle temperature è correlato a ingenti perdite monetarie. Per arginare il fenomeno sono necessarie azioni congiunte della politica e del mondo della produzione
Una nuova ricerca si è occupata di stimare come il cambiamento climatico possa diminuire il valore delle aree agricole europee. Basandosi su dati provenienti da più di 41.000 aziende, i risultati mettono in luce come il valore economico delle attività agricole possa scendere fino al 32%, in base allo scenario climatico ipotizzato. Soprattutto le aziende situate nel sud Europa, quindi anche in Italia, sono interessate dal fenomeno. In questo caso si stima una perdita di valore pari al 9% per ogni °C di innalzamento della temperatura. Viene dimostrato ancora una volta come le politiche ambientali comunitarie, sull’acqua o sull’uso del suolo, si rivelino fondamentali per contrastare il cambiamento climatico e limitare le perdite economiche.

Un settore vulnerabile.
L’agricoltura è un’attività estremamente esposta ai cambiamenti climatici, visto che dipende direttamente dall’ambiente nel quale viene condotta, risentendo delle variazioni ad esempio, delle precipitazioni e delle temperature. Le implicazioni economiche per il settore sono quindi molto elevate.
Lo studio qui descritto stima gli effetti in tutta Europa utilizzando principalmente dati aziendali piuttosto che modelli di crescita delle colture, ottenuti dal database Farm Accountancy Data Network (FADN).
Questa ricerca statistica finanziata dalla EU coinvolge il clima, il suolo, la geografia e le variabili socio-economiche regionali incrociando i dati con quelli provenienti dal FADN.
Questo metodo permette di ipotizzare piccoli e grandi cambiamenti sia nelle precipitazioni che nelle temperature, basando i modelli sulle previsioni del report sugli scenari di emissione stilati dal IPCC - Intergovernmental Panel on Climate Change. I modelli prevedono cambiamenti radicali, moderati e deboli. I ricercatori hanno inoltre tenuto conto degli eventuali effetti delle politiche agricole, intese come possibili erogazioni di sussidi.

Una stima dei possibili scenari.
Lo studio ha stimato l’impatto stagionale delle temperature e delle precipitazioni sul valore economico delle aree coltivate, calcolando la percentuale di cambiamento riferendosi ad aumenti di °C per la temperatura e ai cm/mese per le precipitazioni.
Complessivamente, le aziende agricole con temperature più calde in autunno e primavera, e più fresche in estate e inverno, tendono ad assumere i valori più alti. Questo perché gli inverni freddi possono limitare le aggressioni dei patogeni e le primavere/autunni caldi allungano la stagione di crescita. Le estati fresche, invece, limitano fortemente gli stress abiotici per le piante.
Anche le precipitazioni contribuiscono molto al valore del settore agricolo. Le analisi dimostrano come le aziende situate in zone caratterizzate da inverni ed estati piovosi riescano a beneficare di un incremento economico.

Un futuro difficile da prevedere.
Seguendo un modello di incremento di 1°C è stato osservato come il valore delle aree coltivate aumenterebbe dell’8.2% da qui al 2100 (482 euro/ettaro), mentre un aumento di 1cm/mese di piogge porterebbe a un incremento di valore del 2.4% (143 euro/ettaro). Gli effetti di questi cambiamenti variano, logicamente, su scala regionale. Piccoli incrementi delle temperature sono dannosi nel sud Europa ma portano benefici nelle zone nordiche, al contrario degli aumenti delle piogge che migliorerebbero le condizioni dell’agricoltura nella maggior parte dell’Europa, peggiorando ad esempio quelle della Scandinavia.
Considerando i diversi scenari la media che emerge dai modelli è questa: i cambiamenti nel valore economico dell’agricoltura possono variare da un guadagno del 5% a una perdita del 32%. Complessivamente emerge quindi che i cambiamenti climatici porteranno un generale abbassamento di valore, più importante nelle zone del sud Europa. L’Italia è purtroppo il Paese che mostra la performance peggiore, perdendo circa 120 miliardi di euro (71%) di valore delle sue aree agricole nella peggiore delle previsioni. È importante sottolineare come, al variare delle aree regionali, i risultati mostrini evidenti cambiamenti.
Ecco quindi l’importanza di una politica comunitaria efficace, capace quindi di avere un impatto deciso nei confronti del climate change. I governi devono avere il coraggio di supportare lo sviluppo di nuove tecnologie, nuovi prodotti, nuovi incroci. Una forte responsabilità risiederà anche nella consapevolezza di affrontare in modo razionale la gestione della risorsa idrica e del suolo. Cambiamenti nelle politiche, soprattutto nelle zone più esposte, dovranno essere capaci di aiutare gli agricoltori ad affrontare il cambiamento climatico, ricordandosi una volta ancora che il settore primario è fondamentale per la sopravvivenza della società e deve essere quindi tutelato per la salute di tutti.