I diversi modi di valutazione delle città verdi

Tutti, a seconda delle proprie esperienze, cultura e sensibilità percepiamo in modo diverso il significato di green city. La mancanza di un valore univoco può essere un problema.
Torno ancora sull’argomento, a costo di apparire monotono, ma credo che la divulgazione sia un mio dovere, oltre che un piacere e che stimolare il dibattito può essere foriero di nuove idee, proposte, progetti.
Prima di entrare nel vivo del soggetto, devono essere definiti alcuni termini. In primo luogo, come ho spesso evidenziato parlando delle sfide specifiche che le aree urbane si trovano e si troveranno ad affrontare, il termine “città” si riferisce generalmente a una più ampia area metropolitana.

Ad esempio, "Milano", rappresenta la grande area metropolitana che circonda la città di Milano e che comprende numerosi comuni con i quali ormai ogni soluzione di continuità è stata cancellata. Concentrarsi su aree metropolitane anziché sulla singola città ha sicuramente un senso, perché ormai in quasi tutto il mondo, e sicuramente in Europa, la maggioranza delle persone e posti di lavoro si trovano all'interno di aree metropolitane, ma talvolta al di fuori del centro vero e proprio.
Definire una città “verde” è un compito più difficile in queste situazioni. Una certa parte delle persone ha un senso intuitivo di ciò che definisce una città verde come ad esempio Portland, Oregon soprattutto se la confronta con città “grigie” come Lima o Città del Messico. Spessp ci si limita a valutare quantitativamente il verde (m2/abitante, numero di piante, ecc.), ma non a valutare come esso sia strategicamente posizionato. Ad esempio un parco, seppur esteso, può esercitare la sua influenza su un’area limitata e le zone urbane più distanti potrebbero non beneficiare dei suoi effetti, mentre la presenza di un continuum verde (una vera e propria infrastruttura verde) può aprire a una nuova visione del paesaggio urbano, non più come mosaico di ambiti isolati e di omogenea caratterizzazione, ma come rete una rete paesaggi compositi, dove ciascun ambito è inserito in una pianificazione retta da un sistema di interdipendenze.

Le città “verdi” hanno, o dovrebbero avere, una qualità dell’aria e dell’acqua migliore, strade piacevoli, parchi ben progettati e pienamente fruibili, essere resilienti di fronte ai disastri naturali e determinare anche i rischi per la salute sono minori. Inoltre, non deve essere sottovalutato come le città verdi incoraggino “comportamenti verdi”, come l'uso del trasporto pubblico, e il loro impatto ambientale sia relativamente basso.
Ma questa definizione personale di “città verde” può essere tradotta in indicatori oggettivi della qualità ambientale urbana? A questo proposito ritengo opportuno esaminare gli sforzi che, in tre campi diversi, sono mirati a questo. Gli ecologisti, ad esempio, sottolineano l'importanza del monitoraggio della reale impronta ecologica di una città. Questo approccio si concentra su quanto “consumano” gli abitanti e quanto biossido di carbonio è prodotto come sottoprodotto della produzione e del consumo urbano (metabolismo urbano, vedi articolo).

Gli esperti di salute pubblica si concentrano invece sulle conseguenze per la salute legate all’esposizione agli inquinanti atmosferici e su altri fattori ambientali, tipici delle aree urbane, che favoriscono l’insorgenza di patologie di varie genere, incluse quelle a livello psichico. Sulla base di questo approccio, una città è considerata verde se l'incidenza di malattie legate a problemi ambientali è relativamente bassa.
Infine, molti economisti valutano l'ambiente urbano esaminando le differenze dei prezzi immobiliari in tutta la città in un punto nel tempo, per la stessa città nel corso del tempo e per le diverse aree della stessa città. Se i prezzi delle case sono molto più alti a San Francisco rispetto a Detroit, questo suggerisce che le persone preferiscono vivere a San Francisco, per la sua qualità ambientale superiore. All’interno, poi, di San Francisco (o, in generale di tutte le altri città) le persone preferiscono vivere dove maggiore è la presenza di aree verdi.

Ogni approccio ha i suoi vantaggi e svantaggi. Altrettanto importante, i tre approcci possono condurre a conclusioni diverse circa la qualità dell'ambiente urbano. Ad esempio, alcune città vantano livelli di inquinamento locale bassi e un'elevata qualità della vita, ma generano livelli relativamente alti di gas serra. Sono queste veramente città verdi?
La risposta a questa domanda dipende da quale priorità scegliamo per le “sfide urbane”, come lo smog rispetto alle sfide globali di lungo termine, come il cambiamento climatico. A mio parere i vari indicatori possono essere combinati per creare un indice di "città verde". Anche se al momento mancano i dati necessari per costruire un indice univoco, questo esercizio aiuta a chiarire che cosa si intende quando si dice che una città è verde.

La mia opinione è che una città verde dovrebbe avere un punteggio elevato in una ipotetica classifica che tenga conto anche dell’effetto di certe strategie di progettazione e gestione a livello sia locale sia globale. In altre parole, oltre a godere dei benefici di aria pulita e acqua, i suoi residenti dovrebbero evitare esternalità negative sulle persone che vivono oltre i confini della città.
È chiaro che è difficile, se non impossibile, cambiare certe aree storiche delle nostre città (e non sarebbe neanche storicamente corretto) ma nella pianificazione dei futuri insediamenti non solo abitativi, così come di quelli commerciali e industriali, nonché nel recupero e riqualificazione di aree urbane degradate, le suddette strategie dovranno essere volte a strutturare il verde a livello di “sistema” e non come elemento isolato e di armonizzarlo e rapportarlo con le principali caratteristiche urbane del territorio.
Come detto in un precedente articolo pubblicato su Aboutplants i responsabili delle decisioni devono però superare pregiudizi personali e politici e le opinioni preconcette, al fine di affrontare i problemi di pianificazione con una mente aperta. Senza dubbio, un piano armonioso e sostenibile eliminerà o almeno ridurrà al minimo molti dei potenziali problemi di gestione delle aree verdi e, in particolar modo degli alberi, e di manutenzione delle infrastrutture, consentendo alle piante di crescere e fornire benefici.

Francesco Ferrini, presidente della Scuola di Agraria dell'università di Firenze