Comunicare nel modo giusto, per una dialettica corretta

La carenza di un’efficace comunicazione è una delle cause di contrapposizioni che si verificano quando si parla di alberi. Importante colmare la lontananza tra chi fa ricerca e l'opinione pubblica
Rinnovo alcuni pensieri e riflessioni che scrissi lo scorso anno e che vorrei ribadire per stimolare un dibattito che è quasi sempre assente sui social media. Quello che emerge dalla lettura dei commenti riservati a diversi post, spesso, è una sorta di muro contro muro, il più delle volte offensivo, dove talvolta non solo si trascende dall’argomento della discussione, ma lo si dimentica del tutto.

Il principale scopo dei “pensieri” di fine anno è, ovviamente, quello di fare il punto su un determinato argomento. Scorrendo un po’ le statistiche sui vari post della pagina di "aboutplants.ue" emerge un chiaro interesse per le tematiche legate al cambiamento climatico e al ruolo che gli alberi e, in particolare, il verde urbano, possono svolgere nel fermare o, almeno, ridurre quelli che saranno gli effetti sull’ambiente.
Molti studi hanno misurato cambiamenti diffusi nelle caratteristiche di piante e, come sottolineato in alcuni “food for thoughts” (letteralmente materiale su cui riflettere, cibo per la mente) o su articoli recentemente postati su questa pagina, sono in anticipo le fioriture delle piante e si stanno spostando anche le altri fenologiche. Alcune specie si stanno spostando verso nord o verso zone più elevate, a causa del riscaldamento dei relativi habitat. In futuro, molte specie le cui migrazioni non riusciranno a tenere il passo con la velocità dei cambiamenti climatici, potrebbero andare incontro all'estinzione.

Come ha scritto lo scorso anno Gwynne Dyer in un articolo apparso sull’Internazionale (leggi qui), il cambiamento climatico è lo spettro di qualsiasi festeggiamento, l’ombra che minaccia qualsiasi sviluppo positivo. Il fallimento di Copenaghen nel 2009 ha contagiato impercettibilmente le sciocchezze di Durban nel 2011 e il debole compromesso di Lima nel 2014 e, anche se al COP21 di Parigi è stato fatto un passo avanti, è molto difficile che si faccia qualcosa prima del 2020 con effetti che non saranno evidenti se non nell’arco di qualche lustro.
Quale sarà dunque il ruolo degli alberi nelle nostre città (e non solo) del futuro?
È indubbio che essi avranno una parte fondamentale nella gestione dei cambiamenti climatici attraverso la mitigazione degli estremi termici e della gestione delle acque meteoriche.
La necessità di scelte corrette su ciò che dobbiamo piantare per le città del futuro è perciò fondamentale in uno scenario di cambiamento globale che renderà ancora più evidente la natura “strutturale” delle criticità nella pianificazione, realizzazione e gestione del verde urbano.

A mio parere quello che manca, a tutti i livelli, scientifico, divulgativo, giornalistico e dell’opinione pubblica è un reale processo comunicativo. Credo, infatti, che la mancanza di un’efficace comunicazione sia una delle cause di certe contrapposizioni che spesso si verificano quando si parla di alberi che sia per potarli o, purtroppo, per il loro abbattimento. Non è solo importante lavorare e fare ricerca, come nel mio caso, ma è anche e, a volte, soprattutto, importante saper comunicare, con intelligenza emotiva, i propri pensieri, le proprie emozioni, le proprie scelte, sia personali che lavorative.

La nostra esistenza attuale è intessuta di comunicazione. Con lo smartphone in mano possiamo, in qualsiasi momento, comunicare con gli altri, aggiornarci e aggiornare. Noto, al contrario, che spesso vi è difficoltà nell’elaborazione di un’efficace comunicazione da parte dei singoli o da parte della struttura pubblica quando si parla di intervenire sugli alberi. Tutto questo non fa altro che aumentare il distacco e la sfiducia verso l’istituzione pubblica il cui interesse primario è garantire la sicurezza della fruizione per il cittadino. Un’analisi di quanto avviene sui sistemi di comunicazione sia nel nostro che in altri paesi è fondamentale, come lo è il ruolo che svolge il “comunicatore” che si pone come ponte per colmare quella divisione, diffusa nel nostro paese, tra ricerca, opinione pubblica e pubblici decisori, divisione che penalizza l’aggiornamento e il miglioramento della nostra arboricoltura e la diffusione della “vera” cultura e coltura dell’albero.

Come diceva Bertrand Russell “Tutta la nostra vita intellettuale è costituita da opinioni e di passaggi da opinione a opinione attraverso ciò che viene chiamato ragionamento. Le opinioni danno il sapere e contengono in sé gli errori, esse cioè sono portatrici della verità e della falsità".

La contrapposizione tra fede e sapere, tra opinione e verità non esiste. Esiste la discussione aperta, anche aspra, ma la critica e il diritto di esprimerla deve sempre avere un riscontro in una corretta e veritiera realtà dei fatti e non sfociare in semplici illazioni al limite dell'offensivo.
 
CHE GLI ALBERI SIANO SEMPRE CON VOI.

Francesco Ferrini, presidente della Scuola di Agraria dell'università di Firenze