Il nuovo PAN e l’utilizzo degli agrofarmaci nell’attività vivaistica

Integrare le varie tecniche disponibili per raggiungere gli obiettivi in maniera sostenibile. Comunicare il progresso nella gestione della difesa è fondamentale
La normativa e il nuovo PAN. L’applicazione degli agrofarmaci è regolata dal PAN, Piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, approvato con DM del 22/01/2014 che si prefigge di guidare, garantire e monitorare un processo di cambiamento delle pratiche di utilizzo dei prodotti verso forme caratterizzate da maggiore compatibilità e sostenibilità ambientale e sanitaria, con particolare riferimento alle pratiche agronomiche per la prevenzione e/o la soppressione di organismi nocivi sia in aree agricole che extra-agricole.
Il PAN è derivato dalla direttiva 2009/128/CE e del decreto legislativo n. 150/2012, e ha una serie di obiettivi da rispettare al fine di ridurre i rischi derivati dall’uso dei prodotti fitosanitari nei confronti della salute delle persone, dell’ambiente e della biodiversità.
La promozione della difesa integrata volontaria e della difesa biologica sono i punti cardine attorno ai quali ruota l’impianto del PAN, che incentiva appunto tutte le pratiche di difesa sostenibili e a basso rischio.
Il PAN ha durata quinquennale e deve essere quindi periodicamente rivisto, per permetterne un aggiornamento continuo. Il prossimo piano di azione sarà valido dal 2020 e le consultazioni per presentare osservazioni e modifiche si chiuderanno il prossimo 15 ottobre.
Le parti interessate sono molte e ognuna cerca, legittimamente, di far valere i propri interessi, come ad esempio le numerose associazioni ambientaliste che puntano su un aumento delle restrizioni normative, lamentando una forte carenza nei monitoraggi (che pure sono previsti dal PAN).
Il CONAF – Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali propone inoltre l’introduzione della pratica dell’Atto Fitoiatrico, ovvero l’obbligatorietà di una vera e propria prescrizione, simile a quelle usate dai medici, che indichi quantità e modalità di utilizzo di un determinato prodotto.
Lo sviluppo dell’agricoltura sostenibile è necessario per garantire una maggior tutela dei consumatori e dell’ambiente e anche settori marginali come il vivaismo ornamentale devono mettere in campo tutte le risorse possibili per ottimizzare la produzione, incluse quelle che riguardano l’applicazione degli agrofarmaci.
Il settore delle piante ornamentali è uno dei più vulnerabili dal punto di vista sanitario. La difesa riveste infatti un’importanza primaria in questo particolare tipo di coltivazione a causa di diversi fattori concorrenti.

Le particolarità del settore.
Il primo motivo è senza dubbio rappresentato dalla natura stessa del prodotto, ovvero la pianta da ornamento. Per definizione la pianta ornamentale deve essere gradevole da un punto di vista estetico e quindi non sono tollerabili difetti estetici (di qualunque tipologia). Il cliente che acquista una pianta ornamentale cerca un prodotto che andrà a rivestire una funzione molto particolare e decisamente diversa dalle specie, ad esempio, destinate alla produzione, quali alberi da frutto o piante ortive. Di conseguenza la difesa fitoiatrica in un vivaio di ornamentali è uno dei fattori della produzione più importanti: un prodotto vendibile è di fatto esente da difetti estetici. Alcuni danni considerati accettabili in altri settori agricoli, diventano causa di ingenti perdite economiche nell’ambito vivaistico ornamentale.
Il secondo motivo è l’elevata vulnerabilità del settore verso la trasmissione e la diffusione di patogeni e parassiti. Il commercio di piante ornamentali coinvolge l’intero pianeta e il trasporto di materiale vegetale vivo è uno dei maggiori vettori dei funghi e degli insetti fitofagi. I controlli alle dogane sono importanti ma è impossibile avere la certezza assoluta della sanità dell’intero comparto commerciale. Di conseguenza diventa fondamentale l’individuazione e la segnalazione precoce di problematiche sanitarie da parte degli agronomi e dei tecnici che lavorano nel settore, ai quali è richiesta una competenza tecnica elevata e specifica.
Il terzo motivo, non meno importante, è la relativa scarsità di prodotti registrati per il trattamento delle specie ornamentali. L’elenco delle alternative si accorcia di anno in anno e questo comporta non poche difficoltà nell’applicazione dei metodi di lotta che prevedono l’alternanza dei principi attivi e dei meccanismi d’azione, elementi necessari alla prevenzione dello sviluppo di resistenza agli agrofarmaci. I possibili formulati applicabili sulle colture ornamentali sono infatti molti meno rispetto a quelli utilizzabili nei settori quali food production, viticoltura e frutticoltura. Questo proprio a causa della marginalità che ricopre il settore ornamentale nel contesto dell’agricoltura europea, che spinge i produttori di agrofarmaci a registrare i formulati su settori potenzialmente più redditizi in termini di vendite (come ad esempio le colture estensive).

L'innovazione degli ultimi anni
. La ridotta disponibilità di mezzi tecnici non è però esclusivamente una problematica: ha infatti permesso lo sviluppo di molte nuove competenze riguardo l’utilizzo di prodotti alternativi, talvolta registrati in biologico, e ha diffuso il concetto di difesa biologica e biotecnica anche nel settore vivaistico.
In diversi distretti europei, specialmente a Pistoia, i vivai sono situati vicino ad aree residenziali e densamente abitate. La compresenza di attività produttive ed edifici residenziali è, per ogni settore, un aspetto molto delicato. È importante permettere lo svolgersi della produzione ma è necessario tutelare la salute dei residenti, cercando in ogni modo di difendere la vivibilità dell’ambiente. Negli ultimi anni si evidenzia sempre di più la disponibilità delle aziende a testare e verificare sul campo la fattibilità dell’adozione di tecniche innovative, in special modo nella difesa delle piante da funghi e insetti fitofagi. Sono infatti oggi disponibili sul mercato un buon numero di prodotti con basso impatto ambientale e scarsa tossicità. Di particolare interesse sono il vasto raggruppamento degli estratti vegetali (che dimostrano di avere diverse funzioni di protezione, oltre che di sostegno alla crescita) e dei biostimolanti in genere. Di recente introduzione nel settore anche pratiche di difesa dai fitofagi come l’applicazione di diffusori di feromoni per la confusione sessuale e l’utilizzo di insetti predatori.
Ad oggi risulta però complesso pensare di applicare i protocolli di produzione più sostenibili (come ad esempio il metodo biologico) all’intera gamma di specie coltivate nel settore ornamentale, a causa proprio del numero di specie in coltivazione. È però possibile muoversi in tale direzione, per tutelare sempre di più l’ambiente e le persone. La comunicazione in questo caso riveste un ruolo di primaria importanza. Informare su quali sono le attività che vengono svolte in un determinato contesto produttivo è importante al fine di stimolare un dibattito serio, capace di generare interesse verso le pratiche più ecologiche; questo concetto è valido non solo per il settore vivaistico ma per tutte le attività con un impatto rilevante (si pensi ad esempio alla gestione dei rifiuti, alla produzione di carta, alla lavorazione di materie organiche, all’industria dei tessuti ecc.).
La difesa sanitaria delle specie coltivate è un segmento necessario e non eliminabile nello svolgimento dell’attività vivaistica, così come in qualunque altro settore agricolo. È compito degli operatori e dei tecnici utilizzare ogni volta sia possibile, prodotti a basso impatto ambientale e non tossici al fine di tutelare la salute di tutti cercando di limitare il più possibile il ricorso alla difesa tradizionale, in accordo con le prescrizioni del PAN. Il diffondersi dell’adozione da parte delle aziende di protocolli di certificazione ambientale è un chiaro segnale di come un cambiamento sia già in atto.