Gestione sostenibile dell'irrigazione nelle aree verdi

Dall'utilizzo di acque reflue, alla scelta delle giuste piante. Tanti i fattori che influiscono sulla scelta dell'impianto idrico. E la ricerca gioca un ruolo fondamentale
L'irrigazione nel verde pubblico deve essere vista nell'ottica di una futura regolamentazione che, quasi sicuramente, porrà delle limitazioni all'uso dell'acqua per questo scopo. Da qualche anno la ricerca sta lavorando per la messa a punto di strategie integrate che massimizzino l'efficienza e minimizzino gli sprechi dovuti agli impianti. Questo si affianca alla sempre più pressante necessità di  selezionare specie e/o cultivar tolleranti.
 
Risparmio idrico e acque reflue. Le tecniche per la ricerca sul risparmio idrico si basano sul risparmio idrico, e comprendono l'aridocoltura, la scelta di specie xerofile o, comunque, arido-tolleranti nelle zone particolarmente svantaggiate, l'aumento dell'efficienza degli impianti e l'adozione di turni più brevi e più frequenti. Sono già stati effettuati test per l’utilizzo di acque reflue trattate che assumono sempre più importanza con il tempo. Il loro utilizzo, in questo settore, si presenta meno problematico, in termini di compatibilità ambientale e di eventuali residui nelle colture, rispetto all’uso su specie ortive e da frutto. Il ricorso a tale pratica, tuttavia, non è sempre possibile e deve comunque essere oggetto di attente valutazioni legate, di volta in volta, al caso in esame. Alcune sperimentazioni, recentemente condotte, hanno evidenziato la possibilità di uso di acque trattate per l'irrigazione di piante ornamentali, con riflessi positivi sulla crescita delle stesse. L’utilizzo dell’effluente può, comunque, assicurare notevoli benefici di tipo ambientale, principalmente grazie alla conservazione delle risorse idriche sotterranee e al mancato scarico nei corpi idrici superficiali di acque potenzialmente in grado di provocare l’insorgere di fenomeni di eutrofizzazione.
 
Tecniche di irrigazione. Dal punto di vista scientifico, le ricerche condotte hanno evidenziato, soprattutto per le piante provenienti da coltivazione in contenitore, un tasso di mortalità alquanto elevato se l’irrigazione è stata scarsa o è stata interrotta troppo precocemente dopo l’impianto. Secondo alcuni autori, comunque, quando viene assicurata un'adeguata disponibilità idrica non si riscontrano differenze apprezzabili fra i vari sistemi di produzione in vivaio.
Nelle prime fasi di attecchimento, irrigazioni frequenti con volumi ridotti, producono, in genere, risultati migliori che non irrigazioni meno frequenti con volumi elevati. Questo è in diretto contrasto con quanto osservato sugli alberi adulti stabilizzati: in questo caso è, infatti, preferibile irrigare poco frequentemente con elevati volumi. L’irrigazione dovrebbe essere fatta inizialmente nell’area della buca d’impianto, per poi essere estesa gradualmente alla zona prospiciente. È stato, infatti, calcolato che le radici neoformate crescono da 1 a 5 cm la settimana durante i primissimi anni dopo l’impianto, formando, quindi, in pochi mesi, una “rete” con un diametro molto maggiore di quello della chioma dell’albero.
 
Delicata fase di attecchimento. In base a quanto suddetto, appare chiara l'importanza di provvedere ad un adeguato apporto idrico nella fase di attecchimento dei nuovi impianti e, negli ultimi anni, sono state proposte a livello commerciale alcune soluzioni. Una di questa, denominata "Treegator" (nella foto), consiste in dei "sacchi" di materiale plastico, fissati stabilmente al tronco delle piante, con il fondo permeabile che lascia defluire lentamente l'acqua contenuta al loro interno; negli impianti appena messi a dimora si raccomanda di riempire i sacchi almeno una volta alla settimana. Il vantaggio di questa soluzione è quello di provvedere un rifornimento idrico continuo come l'irrigazione a goccia, senza richiedere l'installazione di un impianto d'irrigazione fisso. La veloce rigenerazione radicale, favorita da frequenti irrigazioni e dal mantenimento delle piantine in ottimali condizioni, consente, in seguito, di tollerare più facilmente stress idrici.
Questa soluzione, tuttavia, non appare facilmente applicabile nel nostro paese dove sarebbe probabilmente sottoposta a furti e ad atti vandalici.
 
Soluzioni ecosostenibili. Sul mercato si stanno cominciando ad affacciare anche nuovi prodotti, la cui brevettazione richiede, però, parecchio tempo e che per la gran parte sono ancora allo stato sperimentale, che potrebbero consentire non solo l’utilizzo dei reflui urbani per l’irrigazione, ma anche l’impiego di tubazioni sotterranee in materiale compostabile che, quindi, una volta esaurita la loro funzione, potrebbe concorrere all’aumento della sostanza organica nel terreno.
È chiaro che la riduzione delle spese per l’eventuale rimozione del sistema d’irrigazione superficiale o l’eliminazione del problema dei residui di plastica nel terreno contribuirebbero non poco alla gestione economica dei nuovi impianti.