Politiche pianificatorie e ambientali: adozione di nuove idee

Perchè non è facile comprendere il ruolo delle infrastrutture verdi in politica? La necessità di fare insieme e la mancanza di capacità imprenditoriale degli amministratori.
Il concetto di infrastrutture verdi non è nuovissimo e sono ormai ampiamente documentati i numerosi vantaggi che esse hanno rispetto a quelle “grigie”. Ci sono diverse ragioni a causa delle quali le città sono state e sono tuttora lente ad adottare questa soluzione su scala significativa. La realtà frustrante della politica pubblica è che le buone idee non necessariamente prendono piede. Già Machiavelli affermava: "Deve essere ricordato che nulla è più difficile da pianificare, più dubbio a succedere o più pericoloso da gestire che la creazione di un nuovo sistema. Per colui che lo propone ciò produce l'inimicizia di coloro i quali hanno profitto a preservare l'antico e soltanto tiepidi sostenitori in coloro che sarebbero avvantaggiati dal nuovo" (Machiavelli, Il Principe, 1531).

Ogni volta che i suoi nemici hanno la capacità di attaccare l'innovatore, lo fanno con la passione di partigiani, mentre gli altri lo difendono pigramente, in modo che l'innovatore e le sue idee risultano vulnerabili. Ci sono una serie di motivi per cui i governi locali resistono ai grandi cambiamenti della pianificazione ambientale e territoriale. Il primo citato è quello economico. Il refrain “bello, ma non ci sono le risorse” non è un motivo accettabile. Non si è fatto niente neanche quando le risorse, almeno apparentemente, c’erano (salvo poi sapere che ciò avveniva a spese del debito pubblico). Il secondo è una ignava accettazione dello Status quo che ritengo del resto insostenibile in futuro. Il terzo, forse il peggiore, è che adottare delle vere politiche pianificatorie di lungo termine volte a proteggere l’ambiente e il consumo di suolo, potrebbe “imbrigliare” le Amministrazioni che, in questo modo avrebbero dei limiti nell’usare, come alcune di esse hanno fatto in passato, il suolo come un vero e proprio “bancomat” per ricavare risorse dagli oneri di urbanizzazione.
Manca, a mio parere, la figura di “politico-imprenditore”, cioè di una persona che abbia diverse qualità chiave: una visione di lungo termine non legata a interessi di parte, competenza e autorità, abilità di negoziazione e la persistenza nel coltivare le proprie idee.
Determinazione e persistenza sono particolarmente importanti perché la diffusione delle idee è lenta. Un “politico-imprenditore” dovrebbe comprendere lui stesso e comunicare ai cittadini che solo una politica che metta in prima fila la protezione e la valorizzazione dell’ambiente, e il cui minimo comune denominatore delle proposte fatte sia quello di cambiare, in tempi brevi, il nostro modo di interfacciarci col verde urbano e divenire completamente consci della sua multifunzionalità, del suo essere un vero e proprio ecosistema diversificato ed ecologicamente stabilizzato, può assicurare alla comunità quelle condizioni di sostenibilità ormai divenute condizione indispensabile nella sua gestione.
Come ho già scritto la pianificazione delle future “città dei cittadini” presuppone un forte impegno di coesione, di responsabilizzazione e di orientamento, poiché non c’è dubbio che ciò costituisce, soprattutto in una fase critica come quella attuale, un pressante richiamo alla necessità  di lavorare insieme, mettendo insieme le diverse professionalità che operano nella costruzione del paesaggio urbano. La discussione e il confronto, costituiscono la linfa vitale, anche e soprattutto quando le opinioni non coincidono. È la diversità di idee che stimola il confronto, fa crescere il dibattito e, di conseguenza, il settore stesso.
Infine, è necessario capire che lo sviluppo di una nuova coscienza sociale sui temi dell'ambiente e della salute da un lato e la consapevolezza sempre più evidente della probabilità di successo delle politiche pianificatorie dall’altro dipendono anche dalla qualità del coinvolgimento della cittadinanza in un processo di rigenerazione urbana. Questa è definita come la visione e l’azione volta a migliorare le condizione economiche, fisiche, sociali e ambientali di un’area che è oggetto di cambiamento. Vuol dire, quindi, pianificare, progettare e realizzare città che incorporino la componente vegetale e soluzioni tecnologiche a basso o nullo impatto ambientale.

Francesco Ferrini, presidente della Scuola di Agraria dell'università di Firenze