Quando l'emotività fa più danni di un batterio

La Xylella fastidiosa diventa un caso mediatico tra errori di comunicazione e esperti che fioccano. L'esempio del giornale sportivo che riporta un falso focolaio in Liguria
Ormai ne parlano tutti, persino i giornali di sport. La Xylella fastidiosa scalda l’anima popolare italiana, dando vita a opinioni generali e autorizzando teorie negazioniste e complottiste. Fioccano nuovi esperti, un giorno agronomi, l’atro economi e al contempo allenatori di calcio e perfetti conoscitori di informatica. L’era dei social network, si sa, dà fiato anche alle trombe disinformate concedendo sfogo a chi riesce a spiegare le cose con teorie semplici, magari facendo leva sulla comprensibile ignoranza specifica. Non è bello sostenerlo, ma è così che la Xylella ha sostituito il virus Ebola come caso mediatico: a minare la salute delle piante e quindi dell’essere umano, adesso, è un batterio delle piante.

Occorrerebbe, invece, più attenzione, perché dietro agli olivi del Salento e all’agricoltura ci sono lavoro e tradizione di un’intera nazione. Prendiamo un caso recentissimo, accaduto i primi giorni di maggio; in Liguria è stata trovata una pianta di olivo infettata da Xylella fastidiosa. Subito è arrivato lo scoop mediatico, al quale ha contribuito il quotidiano di color rosa che certo non tratta quotidianamente di fitopatologia. Quella pianta, si legge, proviene da una regione che non è quella ligure e si fa riferimento alla Toscana. Poco importa che il CNR abbia smentito immediatamente la presenza del batterio: la frittata, ormai, era già cucinata. Inconsciamente, forse, non si è pensato alle ripercussioni di una notizia non accertata. La Toscana è regione olivicola per eccellenza, e il polmone vivaistico europeo.  Quali saranno le ripercussioni sull’opinione generale di quella notizia, non è dato saperlo. Così come è impossibile conoscere con precisione le ricadute economiche sul mercato agricolo.

Accadono altri casi anomali e incomprensibili: alcuni paesi del Nord Africa stanno rifiutando piante ornamentali evidentemente sane e provenienti da centinaia di chilometri dal focolaio salentino, solo perché italiane. La Corsica, che non è una nazione a parte, ma una regione di una nazione appartenente alla comunità europea, ha emesso un’ordinanza che obbliga le aziende del Belpaese (tutte: dal Trentino alla Sicilia) a compiere alcune operazioni burocratiche per dimostrare che le loro coltivazioni sono sane.
La Francia ha ridotto le importazioni di tutte le piante provenienti dall’ Italia, guarda caso anche delle viti. Di questi temi e delle ripercussioni sul mercato florovivaistico se ne stanno occupando l’ANVE (Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori) e il ministero dell’Agricoltura. Mentre le operazioni intraprese da chi di competenza stanno dando i primi risultati, la paura avanza. Proprio per questo occorrerebbe maggiore conoscenza quando si discutono certi argomenti. Il rischio è che l’emotività, seppur momentaneamente, faccia più danni di un batterio. 

di Emanuele Begliomini, direttore responsabile Aboutplants.eu