Diagnosi precoce delle malattie: ora si può

Nuove tecniche molecolari permettono di diagnosticare i patogeni prima ancora della comparsa dei sintomi sulla pianta

I continui scambi commerciali rappresentano una delle principali cause di introduzione e diffusione di patogeni provenienti da altri Paesi, più comunemente indicati come “specie invasive”. La presenza di questi agenti può rappresentare una seria minaccia per l’ambiente vivaistico, con notevoli perdite in termini di produzione che molto spesso si traducono in perdite economiche per il vivaista.

Un metodo diagnostico rapido e sicuro. In questo contesto si inserisce la diagnosi precoce che, attraverso la messa a punto di protocolli specifici, rapidi e sensibili permette di identificare e quantificare la presenza di un patogeno in diverse matrici (suolo, acqua e piante) e nelle diverse fasi del ciclo infettivo. Queste metodiche molecolari, largamente impiegate in ambito medico per la diagnosi di malattie oncologiche, si rivelano sensibili, rapide e specifiche anche per la diagnosi di malattie sulle piante. L’applicazione di queste tecniche, tra le quali rientra anche la ‘real-time PCR’, ha notevolmente ridotto i tempi della diagnosi, trovando così risposte in tempi sempre più brevi. Tali tecniche diventano quindi degli strumenti importanti per prevenire o limitare la diffusione di malattie che, nelle realtà vivaistiche, possono determinare ingenti perdite economiche, soprattutto quando si tratta di microrganismi terricoli (oomiceti) che si diffondono rapidamente attraverso l’elemento più impiegato in questo settore: l’acqua. Negli ultimi anni l’uso razionale di questa risorsa sta diventando sempre più limitato e molti vivai si sono attrezzati per il recupero delle acque irrigue, che durante i vari cicli di irrigazione possono contaminarsi con i patogeni sopradescritti.

Efficacia e utilità. Nella filiera produttiva vivaistica, la diagnosi precoce di un microrgansimo patogeno è di fondamentale importanza perchè, abbinata ai metodi di lotta mirati, permette di contrastare un patogeno prima che riesca causare danni significativi, riducendo così la sua possibile diffusione verso altre piante in vivaio, ma anche verso gli ecosistemi naturali. A tal proposito, la quantificazione del DNA fungino su materiale vegetale e sulle diverse matrici (suolo e acque di irrigazione) permette di fornire elementi utili per evidenziare la potenziale diffusione del microrganismo, attuando così idonee misure di contenimento, come, per esempio, l’impiego di fitofarmaci a basso impatto ambientale. La diagnosi precoce delle fitopatie in vivaio permette quindi di programmare con razionalità (in termini di dosi e periodi) l’uso di fitofarmaci, e di monitorare anche quei sistemi chiusi di irrigazione. Tutto questo rappresenta un elemento di forza per la tutela ed il recupero delle risorse ambientali, in uno scenario dove la risorsa idrica diventa sempre più importante.

Scambi commerciali e problemi ecologici. Nell’ambito vivaistico i microrganismi più temuti, sono quelli del genere Phytophthora tra le quali si annoverano anche numerose recenti introduzioni e nuove specie originate proprio in ambiente vivaistico che risultano particolarmente aggressive. La globalizzazione e i continui scambi commerciali, attraverso l’utilizzo di materiale di propagazione acquistato in Paesi esteri (come ad esempio l’importazione di talee per la produzione di piante ornamentali), e il commercio di piante in vaso, possono favorire gradualmente l’ingresso di questi patogeni. La pericolosità di questi microrganismi non è limitata al solo vivaio, ma anche all’ambiente naturale dove il patogeno potrebbe sfuggire causando seri danni alle piante e compromettendo allo stesso tempo la biodiversità di un ecosistema.