Le simbiosi fungine in città

Studiata in Kansas la relazione tra funghi e vegetali operando un confronto fra specie autoctone e alloctone
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I funghi ectomicorrizici sono una parte fondamentale dell'ecosistema. L'urbanizzazione porta a significativi disturbi del suolo e ne compromette le comunità, sia per quanto riguarda i carichi di inoculo che per la colonizzazione. Il miglioramento del suolo in ambiente urbano in funzione dell'aumento del potenziale di inoculo e di colonizzazione da parte di questa importante categoria di funghi, rappresenta una difficile sfida per agronomi e paesaggisti.

Il suolo in città è spesso compattato e presenta, molto più che in campagna, un'elevata variabilità orizzontale, che vede protagonisti fenomeni come forti aumenti di salinità puntuali, presenza di metalli pesanti, elevati livelli di carbonati, inquinamento. Tutte queste situazioni mettono a rischio la buona riuscita degli impianti arborei, sempre più importante in città, per gli innumerevoli benefici apportati all'ambiente.
Sebbene gli studi che hanno valutato l'importanza delle associazioni fungine nei sistemi urbani siano pochi (Polanco et al., 2008) è molto probabile che le micorrize rivestano un'importanza fondamentale per la crescita delle specie ornamentali. Per questo, mantenendo e aumentando dove possibile queste simbiosi, si potrebbero riscontrare effetti positivi sulla salute e sulla longevità degli impianti arborei, i due caratteri più difficili da mantenere in questi casi. Valutare quindi i migliori ospiti può rappresentare una strada preferenziale per la risoluzione del problema.

I vari input ambientali e antropici in città possono generare un riarrangiamento delle comunità microbiche del suolo (Baxter et al,  1999; Jumpponen & Jones, 2010; Jumpponen et al., 2010) e l'utilizzo di specie alloctone può dare il via a un effetto a cascata. Una volta introdotti, i taxa non nativi, possono promuovere l'introduzione di funghi non originari della zona con una conseguente perdita di “memoria ecologica” (Schaefer, 2011).
Le pratiche di gestione dei suoli urbani, l'utilizzo di specie non nativi, i fertilizzanti e i pesticidi, l'inquinamento favoriscono la perdita della biodiversità originaria.
I funghi ECM possono avere specificità molto stretta o allargata anche a più generi, famiglie e ordini.
La tesi dei ricercatori che hanno svolto questa sperimentazione è che utilizzando ospiti non nativi sia possibile la colonizzazione di pochi funghi, rispetto all'utilizzo di ospiti autoctoni, che permetterebbero la simbiosi con un'ampia gamma di ECM.

La ricerca si è svolta nella città di Manhattan, in Kansas. La città conta circa 50.000 abitanti e una popolazione studentesca di 20.000 giovani. Le specie prese in esame sono la Quercus macrocarpa (nativa) e il Pinus nigra (originaria dell'europa). Un individuo isolato per ogni specie è stato osservato in sei siti individuati in città, per un totale di 12 alberi presi in esame. I siti
sono stati campionati per tre volte (13 giugno, 8 agosto e il 3 ottobre) ad intervalli di 8 settimane durante la stagione di crescita del 2011 per un totale di 36 campioni.
I campioni sono stati analizzati in laboratorio sottoponendoli a estrazione di DNA e PCR per l'identificazione delle specie fungine individuate.
Il Q. macrocarpa presenta in media un numero maggiore di apici radicali, ma entrambe gli ospiti, tradendo le aspettative dei ricercatori, evidenziano un'elevata percentuale di colonizzazione nonostante si trovino in ambiente urbano (Q. macrocarpa: 86.1±7.5 %; P. nigra: 79.6±24.1 %). Lo studio ha messo in evidenza una certa variabilità nella quantità di inoculo durante la stagione, in entrambe le specie si osserva un generale calo nel periodo di crescita.
Di tutte le sequenze di DNA analizzate, il 52,8% appartiene a Basidiomiceti, il 45,9% ad Ascomiceti, e meno del 1% ai saprofiti Chytridiomycota e Blastocladiales. La maggioranza delle sequenze (66,8%) sono state assegnate a funghi ECM mentre le rimanenti rappresentano un mix eterogeneo di potenziali patogeni e antagonisti.

I dati ottenuti, se confrontati con esperienze analoghe svolte su alberi fuori città ci consegnano una panoramica delle differenze: gli alberi in città presentano una percentuale di colonizzazione generalmente più bassa, soprattutto in quelle situazioni di gestione elevata con forti interventi antropici.
Gli ospiti non nativi sono in linea di massima meno colonizzati, anche se queste percentuali non possono essere definite così basse da sconsigliarne l'utilizzo. Una prospettiva futura potrebbe essere quella di fornire inoculi artificiali di funghi ECM anche se sono necessari ulteriori studi per verificare l'efficacia del metodo.
Ci sono diverse differenze nella composizione delle comunità che colonizzano gli ospiti nativi e non nativi, oltre ad alcune co-occorenze dimostrando come la conoscenza dell'ecologia dei funghi ECM sia di fondamentale importanza per il miglioramento nell'impianto e nella gestione del patrimonio arboreo in ambiente urbano.