Una riflessione sul cambiamento climatico

Comprendere il fenomeno per agire in modo consapevole. La scarsa efficacia delle misure adottate fino ad oggi.
Il clima della Terra è cambiato continuamente nel corso della storia. Solo negli ultimi 650.000 anni ci sono stati sette cicli di avanzamento e ritiro delle aree ghiacciate, conclusi con la brusca fine dell'ultima era glaciale, avvenuta circa 7.000 anni fa. Questo fattore ha segnato l’inizio della moderna era climatica e della civilizzazione. La maggior parte di questi cambiamenti climatici è attribuibile a piccolissime variazioni dell'orbita terrestre, capaci però di modificare in modo significativo la quantità di energia solare che il nostro pianeta riceve.

Le problematiche attuali.
I satelliti in orbita attorno alla Terra hanno permesso agli scienziati di osservare il quadro globale, grazie alla possibilità di effettuare una raccolta di informazioni sia puntuali che su larga scala. L’integrazione dei dati satellitari con le misurazioni svolte a terra restituisce lo scenario preoccupante di un clima che cambia a una velocità molto rapida.
Il fenomeno del riscaldamento globale che stiamo attualmente sperimentando è da considerarsi del tutto inedito per il nostro pianeta. È di particolare importanza studiarne le caratteristiche e comprenderne i fattori concorrenti poiché in parte sono imputabili all’attività antropica e non a fenomeni planetari, come avvenuto in passato. Il progredire dell’industrializzazione con il massiccio utilizzo di combustibili fossili dalla metà del 20° secolo ha generato a cascata una serie di fenomeni senza precedenti nella storia del pianeta.
Il biossido di carbonio e gli altri gas sono in grado di intrappolare il calore e per la comunità scientifica non vi è più alcun dubbio sul fatto che l’aumento di questi gas, chiamati gas serra, sia il driver principale del cambiamento climatico che stiamo vivendo.
Le prove sono state ritrovate nei più disparati campi di studio. I geologi si sono accorti delle variazioni effettuando carotaggi nelle varie zone del pianeta, dalla Groenlandia alle montagne tropicali, osservando che le modificazioni climatiche sono legate ai valori di gas serra in atmosfera; nel settore dell’agronomia i cambiamenti possono essere riscontrati studiando l’accrescimento delle specie arboree e in biologia sono osservabili fenomeni analoghi nelle modificazioni della barriera corallina e nelle deposizioni dei sedimenti marini. Con l’integrazione delle osservazioni effettuate nei numerosi ambiti di ricerca, si osserva che il riscaldamento globale attuale ha uno sviluppo circa dieci volte più veloce rispetto al tasso medio dell’ultimo riscaldamento dopo un’era glaciale.
La temperatura superficiale media del pianeta è aumentata di circa 0,9°C dalla fine del 19° secolo, un cambiamento guidato in gran parte dall'aumento di anidride carbonica e delle altre emissioni prodotte dall’uomo. I primi ad assorbire il calore in eccesso sono gli oceani, che hanno visto infatti un incremento di circa 0,4°C dal 1969. I picchi più alti nel riscaldamento si trovano tutti negli ultimi 35 anni, con gli anni record dal 2010 in poi. Un esempio su tutti è rappresentato dai dati del 2016, che non è solamente l'anno più caldo mai registrato, ma otto dei dodici mesi che lo compongono sono stati i più caldi registrati da sempre.
La Groenlandia e i blocchi di ghiaccio dell’Antartico hanno subito notevoli diminuzioni negli ultimi anni. I dati ottenuti dal programma Gravity Recovery and Climate Experiment della Nasa mostrano che la Groenlandia ha perduto circa 281 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno tra il 1993 e il 2016, mentre i ghiacci antartici sono calati di 119 miliardi di tonnellate nello stesso periodo. Analogamente anche i ghiacciai e le coperture nevose si stanno ritirando in tutte le aree del globo.
Un altro effetto particolarmente rilevante è l’innalzamento del livello del mare, registrato in circa 20 centimetri nell’ultimo secolo. Il tasso di innalzamento degli ultimi venti anni è doppio rispetto alle decadi precedenti, segnale di una improvvisa accelerazione. Per quanto riguarda gli oceani è importante anche ricordare il problema dell’acidificazione, aumentata del 30%. Questo fenomeno deriva da una maggior emissione di diossido di carbonio in atmosfera che viene riassorbito nei mari. Si stima che la CO2 assorbita dagli oceani aumenti di circa 2 miliardi di tonnellate ogni anno.
Se questi sono fenomeni difficili da percepire senza l’utilizzo di strumenti e senza osservarne le variazioni nel tempo, sono presenti altrettante prove che non necessitano di analisi complesse per essere compresi. È il caso della ricorrenza degli eventi climatici estremi che negli ultimi 50 anni si è drasticamente modificata. I picchi di alte temperature sono aumentati e quelli di basse temperature, invece sono diminuiti. Anche il numero degli eventi piovosi particolarmente intensi è molto aumentato nell’ultimo secolo.

Le prospettive future.
Gli scienziati ritengono che la temperatura globale continui ad aumentare in modo concorde agli innalzamenti delle emissioni di gas serra. L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change),  prevede un innalzamento superiore ai 2,5°C nei prossimi 100 anni se le emissioni non vengono ridotte. L’estendersi dei fenomeni che progressivamente interesserà l’intero pianeta, avrà degli effetti importanti sulle popolazioni. Sarà fondamentale infatti l’adozione di politiche di contrasto e di adattamento a questi cambiamenti ormai, purtroppo, già in atto.
Secondo l'IPCC, la portata degli effetti sulle singole regioni varierà nel tempo in relazione, appunto, alle misure che verranno adottate.
Il cambiamento climatico guiderà lo sviluppo di tutti i settori, compresa l’agricoltura. La modifica del clima è infatti strettamente connessa anche alla sicurezza alimentare.
Ultima conseguenza, non meno importante, riguarda le migrazioni. È questo un tema molto dibattuto dai governi di tutto il mondo. La maggior parte della politica mantiene però un atteggiamento miope e non tiene conto del dato previsionale sui cambiamenti climatici: entro il 2050 si raggiungeranno probabilmente i 200 milioni di rifugiati per cause ambientali. È un numero di persone in migrazione sicuramente non gestibile dalle politiche attuali e non può essere governato con razionalità senza un nuovo approccio, organico e globale.
Il 2050 è simbolicamente anche l’anno nel quale è stato stabilito che le emissioni dovranno raggiungere l’equilibrio con l’assorbimento, una sorta di limite ultimo per evitare ulteriori danni all’ambiente. Superata questa linea dovremo diventare in grado di operare degli assorbimenti antropici massivi, come teorizzato dal premio Nobel Steven Chu, magari attraverso metodologie come la fotosintesi artificiale.
Ad oggi l’unica arma riconosciuta per contrastare il cambiamento climatico è, oltre alla riduzione delle emissioni, la massimizzazione dell’assorbimento da parte dei vegetali. Piantare alberi è sicuramente una strategia semplice ed efficace poiché garantisce uno stoccaggio della CO2 stabile, o comunque con una rilevante durata temporale.
Le nostre migliori alleate nella lotta al cambiamento climatico sono le piante. Comprendere questo concetto e applicarlo alle strategie in atto significa non solo ottenere benefici a lungo termine, ma anche un miglioramento immediato delle nostre condizioni di salute, come spesso affermato anche sulle pagine di questa rivista.
 
Per approfondire
Portale Nasa Global Climate Change https://climate.nasa.gov/
Bongaarts, John, and Brian C. O'Neill. "Global warming policy: Is population left out in the cold?" Science 361.6403 (2018): 650-652.
Cramer, Wolfgang, et al. "Global response of terrestrial ecosystem structure and function to CO2 and climate change: results from six dynamic global vegetation models." Global change biology 7.4 (2001): 357-373.
Myers, Norman. "Environmental refugees in a globally warmed world." Bioscience 43.11 (1993): 752-761.
Richards, Kenneth R., and Carrie Stokes. "A review of forest carbon sequestration cost studies: a dozen years of research." Climatic change 63.1-2 (2004): 1-48.
Strohbach, Michael W., and Dagmar Haase. "Above-ground carbon storage by urban trees in Leipzig, Germany: analysis of patterns in a European city." Landscape and Urban Planning 104.1 (2012): 95-104.
Tokarska, Katarzyna B., and Nathan P. Gillett. "Cumulative carbon emissions budgets consistent with 1.5° C global warming." Nature Climate Change 8.4 (2018): 296.