Il 9 settembre 2013 la Commissione ha avanzato una proposta di un nuovo Regolamento recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione di specie esotiche invasive (IAS) in Europa. Illustrata in conferenza stampa, dal Commissario per l’ambiente, è stata presentata come “ l’esempio classico di un settore in cui l’Europa dà il meglio collaborando”, ha poi continuato Janez Potocnik “aiuterà a proteggere la biodiversità e mira a permetterci di concentrare l’azione sulle minacce più serie”.
Una “lotta” fra specie diverse. In base a stime su scala europea si contano oltre 12.000 specie aliene, quindi al di fuori del loro areale naturale; di queste circa il 15% è invasivo, ovvero si riproduce allo stato selvatico e le sue popolazioni cominciano ad espandersi, ed è scientificamente provato gli effetti negativi significativi sulla biodiversità. È chiaro il problema ecologico che determina il diffondersi di queste specie. A causa dei rischi derivanti dal loro ingresso in Europa, ad esempio lo scoiattolo grigio nordamericano sta soppiantando quello rosso autoctono, fino alle conseguenze estreme di estinzione di una specie necessaria nel nostro ecosistema.
Le problematiche legate alle specie esotiche invasive. Il primo problema è di carattere economico. Infatti, negli ultimi 20 anni si stima che le specie esotiche invasive siano costate all’Europa almeno 12 miliardi di euro: in termini di salute pubblica, basti pensare al costo di cure sanitarie legate alla diffusione di allergie, ad esempio, da ambrosia, o alla prevenzione messa in atto per debellare la zanzara tigre e controllarne il diffondersi; in termini, infine, di perdita produttiva per le aziende, legata, ad esempio, agli effetti della nutria (Myocastor coypus Molina), roditore sud americano importato a partire dal 1920, la cui azione negativa sulle colture agrarie è ben conosciuto lungo i corsi d’acqua e nelle zone lacustri del Centro - Nord Italia.
Il secondo, di natura transfrontaliera. Gli sforzi di uno Stato membro per eradicare una specie invasiva potrebbero essere vani se circoscritti al solo livello nazionale. Si giustifica dunque un'azione a livello Ue.
La proposta della Commissione europea. L' obiettivo della proposta è, dunque, quello di proteggere la biodiversità locale e gli ecosistemi e ridurre al minimo il loro impatto sulla salute umana e l'economia, contribuendo in tal modo alla realizzazione della strategia sulla biodiversità di Europa 2020. In base al Regolamento proposto, che sarà ora esaminato dal Parlamento e dal Consiglio , gli Stati membri contribuiranno a stilare un elenco delle principali IAS e proporre le specie da iscrivere nella black list di quelle vietate dall'UE (specie per cui non sarà ammessa importazione, acquisto, uso, rilascio e/o vendita). European Alien Species Information Network (EASIN) del Joint Research Centre, il servizio scientifico in-house della Commissione europea, sarà il meccanismo di supporto informativo del nuovo regolamento. Il Network è stato lanciato nel settembre 2012 e rappresenta la prima rete del suo genere in Europa, progettato per migliorare l'accesso ai dati e le informazioni riguardanti le specie aliene.
Cosa dovrà fare ogni Stato membro. Secondo la proposta della Commissione, le linee di intervento muoveranno su tre azioni: prevenire, stato di preallarme e risposta rapida e gestire. Gli Stati membri saranno tenuti a organizzare controlli per prevenire l'introduzione deliberata delle specie della black list e comunque dovranno agire anche per individuare i vettori dell'eventuale entrata accidentale delle specie invasive, per esempio come contaminanti nelle merci o nei container, adottando misure correttive.
Il regolamento prevede una fase di preallarme e risposta rapida: evidenziata una specie di rilevanza per l'Unione che sta iniziando ad insediarsi, gli Stati membri devono adottare immediatamente i provvedimenti necessari alla sua eradicazione. Più rapida è l’azione, maggiori sono gli effetti positivo di lungo periodo sull’economia, la società e l’ambiente. Questo approccio presupporrebbe investimenti iniziali elevati, soprattutto per gli Stati membri, ma notevoli risparmi più a lungo termine, per la società nel suo insieme. Se, invece, già ampiamente insediate e diffuse, gli Stati membri dovranno adottare misure che minimizzino i danni delle specie invasive.
Le prossime tappe sono l’esame da parte del Consiglio e del Parlamento europeo e la definizione della black list per cui gli Stati membri potranno utilizzare il Network europeo EASIN (http://easin.jrc.ec.europa.eu/)
(Nella foto: Cyperus esculentus, pianta già considerata invasiva in Svizzera)