I vantaggi delle certificazioni ambientali

Uno studio dimostra come sia possibile aumentare il valore aggiunto dei prodotti grazie all’immagine di una filiera produttiva ecosostenibile
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I consumatori sono disposti a pagare di più per il cibo che è stato prodotto con processi sostenibili e con un ridotto impatto ambientale. Questo è il risultato di un sondaggio svolto in USA, che pone sotto una nuova luce l’utilizzo dei protocolli di certificazione ambientale in campo alimentare. Allargando il ragionamento nel più ampio settore agricolo, è possibile dedurre come per le aziende virtuose sia possibile aumentare i prezzi puntando su specifiche caratteristiche derivate da una gestione sostenibile.  

Gestione del prezzo.
L'agricoltura è forse il settore produttivo che presenta il legame più forte con l’ecosistema, beneficiando infatti dalla presenza di suolo fertile, acqua pulita e da una lunga serie di servizi ecosistemici come l’impollinazione. Tuttavia il largo utilizzo di input a elevato impatto come quelli rappresentati dall’applicazione di fertilizzanti e agrofarmaci, può peggiorare la fornitura dei servizi ecosistemici. Proprio per orientare le aziende agricole verso l’utilizzo di pratiche sostenibili, sono nati i marchi di qualità ecologica, come ad esempio la certificazione biologica, che di solito permettono di posizionare commercialmente i prodotti su fasce di prezzo più elevate dei concorrenti convenzionali. Ad oggi non è però ancora del tutto chiaro quali siano gli aspetti della produzione che più interessano il consumatore finale. Comprendere queste preferenze potrebbe spiegare perché alcune certificazioni attraggono il cliente più di altre, consentendo di orientare in modo più razionale le strategie dei produttori. Una domanda chiave è se i consumatori apprezzano maggiormente la sostenibilità dei processi, come ad esempio la riduzione nell’applicazione di agrofarmaci, o la globalità dell’impatto del prodotto sull’ambiente (acqua, aria, suolo).

Lo studio dagli USA.
Per trovare le risposte a questi quesiti un gruppo di ricercatori statunitense ha svolto un sondaggio utilizzando una piattaforma online, chiedendo agli intervistati quanto sarebbero disposti a pagare per una confezione di fragole fresche mettendoli al corrente di tre diverse metodologie produttive e di tre diversi impatti. Il sondaggio è stato formalizzato ponendo i consumatori davanti a sei opzioni totali:
  1. Prodotto con metodo convenzionale;
  2. Prodotto a ridotta presenza di agrofarmaci;
  3. Prodotto con poche fertilizzazioni;
  4. Prodotto a basso impatto per le acque;
  5. Prodotto a basso impatto per il suolo;
  6. Prodotto a basso impatto per l’aria.
I ricercatori hanno analizzato 2.525 risposte valide. Anche se non sono emerse preferenze chiare, lo studio è riuscito a dimostrare che l’impatto ambientale è valutato in maniera differente dalle caratteristiche proprie del prodotto. Il valore medio più basso al quale il cliente è disposto ad acquistare l’ipotetica confezione di fragole è stato ottenuto dal prodotto convenzionale, mentre le fragole a basso input di agrofarmaci sono quelle che hanno totalizzato il valore più alto. Questo conferma quanto la percezione di salubrità di un prodotto incida sul valore del prodotto stesso.
La seconda opzione più apprezzata è risultata quella che prevede una produzione a basso impatto sulle acque, mostrando che anche la sostenibilità ambientale rappresenta un importante fattore nel posizionamento commerciale della produzione agricola alimentare.
Pur posizionandosi tra loro molto vicini, i prezzi ottenuti sono sensibilmente differenti, a dimostrazione del fatto che lavorare sulla qualità di un prodotto in campo agricolo significa anche impegnarsi sul piano della sostenibilità. Le certificazioni ambientali possono rivestire un ruolo importante su questo piano, dando al prodotto commercializzato un’immagine che garantisce un ulteriore valore aggiunto al momento della vendita.

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