Gli effetti benefici di alcuni metodi conosciuti vengono dimostrati da una ricerca scientifica. La sostenibilità come fondamento delle pratiche agricole
Un nuovo studio afferma che l’aggiunta di compost o comunque di ammendanti organici ai terreni agricoli, aumenta il numero di lombrichi, innalza la resa delle colture e migliora la stabilità del suolo. Allo stesso modo è stato dimostrato che anche il no tillage (non lavorazione) evidenzia aspetti positivi per la salute del suolo, alcuni dei quali però vanificati dall’utilizzo degli erbicidi. Lo studio afferma anche come le rese medie ottenute in regime biologico siano inferiori al convenzionale, ma fornisce raccomandazioni su come colmare questo gap, non negando tutti gli aspetti positivi di queste pratiche di gestione.
Pratiche a confronto. Mantenere un suolo vitale è importante per garantire la buona riuscita della coltivazione oltre che per la fornitura di servizi ecosistemici basilari come la depurazione dell’acqua. Una volta danneggiato il terreno è molto difficile da recuperare a causa della lentezza di determinati processi, come il ripristino della biodiversità. Una nuova ricerca ha affrontato il tema dell’esaurimento della fertilità del suolo dimostrando quali sono le pratiche più efficaci per mantenere i terreni in uno stato ottimale. Lo studio ha esaminato 30 appezzamenti in 13 siti diversi situati in Europa e in Cina, all’interno del progetto UE iSQAPER, valutando quattro pratiche di gestione agricola e quattro indicatori di qualità. I risultati ottenuti sono stati poi integrati con i dati di 42 precedenti esperienze di lungo termine, già pubblicati.
Le quattro pratiche oggetto dell’indagine sono state:
- Applicazione di ammendante organico (come compost, letame e liquami);
- No tillage;
- Rotazione delle colture;
- Agricoltura biologica.
I quattro indicatori di qualità utilizzati sono rappresentati dal contenuto in sostanza organica, pH, stabilità degli aggregati e numero di lombrichi. Gli effetti di queste pratiche sono anche stati messi in relazione con la resa delle colture.
I ricercatori hanno calcolato un "punteggio" per indicare la risposta delle quattro pratiche di gestione in base agli indicatori e alla resa delle colture, operando un confronto con una pratica corrispondete e opposta ad esempio no tillage vs lavorazione meccanica. Un basso punteggio indica una scarsa performance, un punteggio elevato corrisponde invece all’ottenimento di vantaggi. Più il punteggio si discosta dal valore 1, più la differenza è marcata.
I risultati. L'analisi ha mostrato che l'aggiunta di materia organica ha un effetto positivo su tutti e quattro gli indicatori e sulla resa (rispetto a nessun input di sostanza organica). Gli effetti sono particolarmente significativi sul numero di lombrichi, con un punteggio di risposta medio di 2,45 su tutti i siti considerati. Questo input ha mostrato effetti molto importanti anche sul rendimento (punteggio 1,67). Il no tillage evidenzia effetti sul numero di lombrichi (1,53), sulla quantità di sostanza organica (1,46) e sulla stabilità degli aggregati (1,45). Con il contestuale utilizzo di erbicidi, questa pratica invece azzera i suoi aspetti benefici per diversi indicatori.
L'entità dell'effetto dell’aggiunta di materia organica sulla sostanza organica totale del suolo dipende dal materiale applicato. Compost, letame e liquami sono stati osservati in una ricerca separata e hanno dimostrato di aumentare la so nel suolo rispettivamente del 3%, del 23% e del 21%. Anche la rotazione delle colture è risultata benefica per questo indicatore.
Un punteggio negativo è stato ottenuto invece per gli effetti dell'agricoltura biologica sulla resa, con un punteggio medio 0,94. Questo indica che il rendimento medio in sistemi biologici è del 4% inferiore rispetto all'agricoltura convenzionale. Sebbene tali gap di rendimento siano ampiamente noti, i ricercatori suggeriscono che possono essere minimizzati applicando un'attenta gestione, ad esempio attuando la rotazione delle colture. I benefici derivati da questa pratica agricola sono comunque ulteriormente ribaditi dalla ricerca e riguardano in particolar modo la riduzione dell’impatto ambientale e il miglior posizionamento commerciale dei prodotti agricoli.
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