Il dipartimento di Scienze delle Produzioni Agro-Alimentari e dell'Ambiente dell'Università di Firenze ha effettuato un test coltivando giovani piantine su sedimenti portuali risanati
I substrati sono molto importanti per le attività orto-floro-vivaistiche dato che in questo settore è molto diffusa la coltivazione in contenitore, nella quale il substrato, oltre ad offrire sostegno alle piante, esercita le funzioni che normalmente sono svolte dal terreno. Per le piante allevate in contenitore, essendo il volume a disposizione delle radici molto limitato, il fabbisogno di acqua, aria e nutrienti è molto più intenso rispetto a quello delle piante coltivate nel terreno. Col fine di sopperire a queste esigenze, i substrati devono garantire il miglior ancoraggio dell’apparato radicale, essere dotati di una elevata capacità di ritenzione idrica ma al contempo garantire l’aerazione delle radici, essere privi di patogeni e di residui potenzialmente fitotossici, mantenere le proprie caratteristiche nel tempo ed avere un costo compatibile con il costo di produzione della pianta. Attualmente la torba è il substrato più ampiamente utilizzato per le attività vivaistiche. Tuttavia, a causa degli alti costi di estrazione e trasporto, e per motivazioni di tipo ambientale legati all’intenso sfruttamento delle torbiere, la ricerca scientifica è chiamata a trovare soluzioni che prevedano l’impiego di substrati “peat-free” in modo da ridurre l’utilizzo della torba e gli alti impatti ambientali che derivano dal suo utilizzo.
Il progetto europeo Life Hortised prevede il reimpiego di sedimenti portuali dragati e decontaminati come substrato di crescita delle piante a scopo vivaistico e per le produzioni ortofrutticole. Per quanto riguarda il vivaismo orticolo, sono state realizzate delle prove sperimentali di produzione di semenzali di lattuga allo stadio di crescita idoneo per il trapianto. In particolare, Hortised ha valutato le performance di crescita delle piantine di lattuga su tre substrati ottenuti dalla miscelazione di torba commerciale e sedimenti dragati e rimediati: 100% torba commerciale (TS0 - Controllo), 75% torba commerciale e 25% sedimento dragato e rimediato, in volume (TS25), e 50% torba commerciale e 50% sedimento dragato e rimediato, in volume (TS50).
La semina è stata realizzata con semi confettati di lattuga cv ‘Ballerina’ in contenitori alveolati di polistirolo da 160 fori (un seme per foro) (Fig. 1). Eseguita la semina, il substrato è stato coperto con vermiculite e bagnato, ed i contenitori sono stati posti in cella climatica a 20 °C al fine di favorire la germinazione. Dopo 48 ore i contenitori sono stati sottoposti ad un trattamento antifungino e quindi trasferiti su un bancale in serra. Durante il ciclo colturale le piante sono state sottoposte a trattamenti di fertirrigazione, di cui tre con concime 20 – 20 – 20 (2 g/l) ed uno con Fe-chelato (1,5 g/l). Esse sono state inoltre irrigate manualmente secondo necessità.

Durante la coltivazione è stata monitorata la percentuale di germinazione ed il numero di foglie. La raccolta dei semenzali è avvenuta allo stadio di 5 foglie (Fig. 1), quando sono stati determinati il peso fresco e secco e l’area fogliare delle piantine.
Non sono state osservate differenze nella germinabilità tra i tre substrati confrontati. A tre giorni dalla semina, ovvero dopo due giorni di permanenza in cella di crescita più un giorno in serra, tutti i contenitori presentavano una percentuale di germinazione oltre il 95% indipendentemente dal substrato utilizza
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to, con una media del 96,5%. Anche il numero delle foglie, rilevato dopo 15 e 22 giorni dalla semina e alla raccolta, non ha mostrato differenze dovute al substrato di coltura raggiugendo lo stadio di sviluppo idoneo alla commercializzazione (con 5,2 foglie vere in media) dopo 29 giorni dopo la semina. Alla raccolta, nessuno dei parametri rilevati è risultato influenzato in maniera statisticamente significativa dalla presenza del sedimento nel mezzo di coltura (Fig. 3), anche se è stato notato che il peso secco della pianta e l’area fogliare hanno mostrato un andamento decrescente all’aumentare della percentuale del sedimento nel substrato.

Complessivamente, si può affermare che il sedimento, fino ad un volume del 50% nel mezzo di coltura, non abbia influenzato negativamente la crescita dei semenzali di lattuga cresciuti in contenitore alveolato. Sono da segnalare tuttavia alcune problematiche dei substrati contenenti il sedimento, maggiori nel TS50. Soprattutto quest’ultimo, infatti, ha mostrato una forte ritenzione idrica e una difficoltà ad essere nuovamente inumidito una volta asciutto, con fenomeni di fangosità e di crosta superficiale, che hanno reso più difficile la gestione dell’irrigazione. D’altra parte, la capacità di trattenere l’acqua potrebbe tradursi in una riduzione dell’input idrico. Altro aspetto al momento parzialmente limitante, sebbene superabile ricorrendo un processo di frantumazione e vagliatura, riguarda la disomogeneità del sedimento bonificato in termini di granulosità: la presenza di agglomerati di varia dimensione può ostacolare l’uniforme riempimento degli alveoli. La maggiore densità apparente del sedimento rimediato puro rispetto ai terricci a base di torba o di fibra di cocco, infine, può gravare sul trasporto e la movimentazione del materiale. Aspetto positivo invece quello della presenza di elementi nutritivi, che può tradursi in una riduzione dell’input di fertilizzanti.
Le prove preliminari fin qui condotte sembrano indicare che, se adeguatamente lavorato e miscelato, il sedimento possa risultare idoneo dal punto di vista agronomico alla produzione di semenzali di lattuga. Sono in corso analisi chimiche per valutare la presenza di metalli pesanti e di altri agenti contaminanti nei semenzali ottenuti nei tre diversi substrati.

Autori: Anna Lenzi, Francesca Tozzi, Enzo Picardi, Edgardo Giordani