La vernalizzazione e l’uso di fitoregolatori su Peonia erbacea

Una sperimentazione volta a programmare e anticipare la fioritura di P. lactiflora per l'ottenimento di piante adatte alla commercializzazione in vaso.
Le peonie sono piante ornamentali perenni del genere Paeonia, appartenente alla famiglia Paeonaceae, che include 33 specie suddivise in arbustive ed erbacee. Queste ultime sono comunemente coltivate negli Stati Uniti, Europa e Russia per la produzione di steli fioriti recisi e piante da giardino.
Una delle più popolari cultivar è ‘Sarah Bernhardt’, con fiori doppi di colore rosa al cui centro si riuniscono numerosi petaloidi ottenuti da stami e carpelli modificati.
La struttura morfologica della Peonia lactiflora è caratterizzata da un organo sotterraneo costituito da radici perenni rizomatose, con funzione di riserva, e steli rinnovati annualmente. La fioritura si concentra durante il mese di aprile, prolungandosi sino a maggio in base all’area geografica.
 
L’importanza della vernalizzazione nella peonia erbacea. Sebbene la peonia non richieda basse temperature per l’induzione a fiore, risulta indispensabile un clima invernale freddo per l’interruzione della dormienza e l’allungamento degli steli.
La conoscenza delle richieste di gradi freddo risulta fondamentale per la coltivazione in zone calde e per una programmazione anticipata della coltura, con l’obiettivo di accelerare la rottura della dormienza e una rapida crescita della parte epigea.
Dai dati bibliografici si riporta che in ‘Sarah Bernhardt’ la temperatura e la durata ottimale della vernalizzazione per ottenere la massima comparsa dei germogli, si ha a 2°C per 60 giorni. Tuttavia prolungando il tempo di esposizione a freddo si riscontrano effetti positivi sulla velocità di emergenza delle gemme. 
Anche trattamenti con GA3 (acido giberellico) effettuati successivamente al periodo di vernalizzazione influiscono sul tempo di emergenza delle gemme e sulla fioritura.
 
Il mercato della peonia. La commercializzazione di steli recisi di peonia occupa un ruolo rilevante nel mercato della floricultura mondiale, nonostante la disponibilità sia limitata ad un breve periodo, di fatto in tarda primavera e ad inizio estate. I floricoltori olandesi sono i principali produttori sia di steli fioriti, sia di materiale di propagazione per i coltivatori stranieri.
Nella borsa dei fiori nei Paesi Bassi il numero di steli venduti è passato da 13 milioni nel 1998 a 50 milioni nel 2007, raggiungendo un picco di 67 milioni nel 2011.
Ci si aspetta che la richiesta di steli raggiunga in pochi anni i 100 milioni.
 
Lo scopo della prova. La ricerca ha l’obiettivo di valutare la possibilità di ottenere piante di Peonia lactiflora ‘Sarah Bernhardt’, da destinare alla commercializzazione di vasi fioriti.
La produzione in contenitore renderebbe possibile la commercializzazione durante il periodo di fine inverno e inizio primavera, permettendo di posizionarsi anticipatamente rispetto alle colture da fiore reciso.
Le prove sono state pertanto condotte al fine di valutare gli effetti e le interazioni della durata della vernalizzazione, dell’uso di acido giberellico (GA3) e del Paclobutrazolo (brachizzante) per il contenimento della lunghezza degli steli.
 
Materiali e metodi. Per la ricerca sono state utilizzate radici tuberiformi della cv ‘Sarah Bernhardt’ provenienti da piante dell’età di 3 anni, coltivate in pieno campo.
Presso il Centro Didattico Sperimentale dell’Università di Bologna (BO) si è proceduto all’invasatura (una radice/vaso) in vasi di plastica di 24 cm di diametro.
Successivamente alla fase di invasatura si è proceduto al trasferimento delle piante in cella frigo, mantenendo la temperatura ambientale controllata a 4°C per 9 o 12 settimane, per un totale di 1512 e 2016 ore di freddo, rispettivamente.
Successivamente al trattamento a freddo i vasi si sono posti in serra, con temperatura minima fissata a 10°C e apertura del colmo con temperature superiori a 21°C.
In concomitanza al trasferimento delle piante in serra, è stato effettuato il trattamento con acido giberellico alla dose di 0 (controllo) e 25 mg/vaso.
Dopo tre settimane dall’inizio della coltivazione in serra si è proceduto a somministrare, per bagnatura, Paclobutrazolo alla dose di 0-20 mg/vaso di principio attivo alla concentrazione di 80 ppm.
A seguito del trattamento con brachizzante si sono ottenute 8 tesi che includono ciascuna 7 piante (Fig. 1).

Tempo di emergenza delle gemme.
Il trattamento con GA3, alla dose di 25 mg/vaso ha determinato un anticipo dell’emergenza delle gemme di 9 giorni rispetto al controllo (graf. 1); e una durata per il completo germogliamento di tutti i vasi equivalente a 27 e 43 giorni, rispettivamente per il gruppo trattato con GA3 e il controllo.

Il numero totale di steli.
Dall’analisi dei dati è emersa anche una differenza del numero totale di steli nelle piante trattate con GA3.
Si è registra infatti un aumento degli steli totali del 22% per le piante trattate, riportando una media di 8,2 steli/pianta, contro i 6,5 delle piante non trattate (grafico 2a).
Inoltre prendendo in esame solamente la diversa durata di vernalizzazione e l’utilizzo di Paclobutrazolo si è registra una diminuzione del 27% degli steli totali nelle piante con trattamento a freddo di 9 settimane trattate con Paclobutrazolo; diversamente tale calo non si riscontra nelle piante di 12 settimane di vernalizzazione (grafico 2b).
 

Il numero di steli fioriti.
I dati rilevati evidenziano un’influenza significativa della durata del trattamento a freddo e dell’uso di Paclobutrazolo sulla % di steli che raggiungono la fioritura.
Prendendo in esame solamente la durata del trattamento a freddo si evidenzia che allungando il periodo di vernalizzazione la percentuale di fiori per pianta passa da 5,2 a 16,2 %. (grafico 3a)
Valutando singolarmente l’influenza del Paclobutrazolo si riscontra una percentuale di fiori per pianta più elevata (17%) nelle piante trattate, rispetto alle piante non trattate che mostrano una percentuale del 5%. (grafico 3b).
La % di steli fioriti più alta si è quindi riscontrata nelle piante di 12 settimane trattate con Paclobutrazolo a 20 mg.

L’altezza degli steli.
Per quanto riguarda l’altezza degli steli si è riscontrato un calo del 25% nelle piante trattate con Paclobutrazolo alla dose di 20 mg/vaso.
 
Conclusioni. Le prove condotte all’università di Bologna hanno permesso di confermare e implementare le conoscenze sulla fisiologia della peonia erbacea e valutare gli interventi per la produzione forzata in contenitore. In riferimento a quest’ultimi, emerge che risulta necessaria una serie di operazioni tecniche e agronomiche per la forzatura della specie e il raggiungimento della fioritura anticipata. Di fondamentale importanza risulta essere la presenza della cella frigo per il superamento della dormienza delle radici e lo sblocco delle gemme, e la predisposizione di una serra in grado di controllare la temperatura ambientale durante la fase di coltivazione.
Applicazioni di GA3 alla dose di 25 mg/vaso contribuiscono all’anticipo del tempo di emergenza delle gemme, con una riduzione di 9 giorni rispetto al controllo, e tendono ad uniformare lo sviluppo.
Considerando la lunghezza degli steli, emerge che la dose di 20 mg/vaso di Paclobutrazolo è determinante per diminuire l’altezza della pianta del 25% rispetto al non trattato.
Il numero di steli totali per vaso risulta essere influenzato positivamente dall’utilizzo di acido giberellico, il quale porta ad un aumento del 22% degli steli rispetto al controllo. Inoltre, si riscontra un calo pari al 27% degli steli nelle piante trattate con Paclobutrazolo e con vernalizzazione di 9 settimane, calo che non si registra prolungando la durata del trattamento a freddo a 12 settimane; le possibili cause si possono imputare all’interruzione del processo di allungamento delle gemme da parte del Paclobutrazolo. Le differenze riscontrate tra le piante con diversa vernalizzazione si spiegherebbero con una maggiore azione di contrasto all’azione del brachizzante sulla crescita delle gemme da parte delle gibberelline endogene prodotte durante la conservazione in cella delle radici.
Le principali criticità durante la coltivazione riguardano la scarsa fioritura dovuta ad un’alta percentuale di steli abortiti e la produzione di fiori di dimensioni ridotte e di bassa qualità; quest’ultima è legata a una breve durata e a una limitata intensità di colorazione del fiore.
Dai dati bibliografici e dai risultati della prova si riscontra una notevole influenza delle temperature ambientali sulla fase di coltivazione, il che induce l’aborto dei fiori e la perdita di intensità di colore del fiore.
Una delle possibili cause dell’interruzione del processo di sviluppo del bocciolo si può attribuire ad una forte evapotraspirazione e stress idrico da parte della pianta.
L’aumento della percentuale di fiori con l’utilizzo di Paclobutrazolo si potrebbe correlare ad una riduzione della superficie fogliare e una maggiore resistenza alle condizioni ambientali sfavorevoli.
La coltivazione anticipata durante il periodo invernale potrebbe permettere di controllare maggiormente le temperature ambientali della serra, evitando forti variazioni termiche.
Maggiori ricerche sull’influenza della temperatura in serra durante la fase di sviluppo della pianta e sulle cause che portano all’aborto dei fiori, potrebbero consentire la coltivazione in ambiente protetto e la produzione di piante fiorite di qualità in contenitore.

Bibliografia
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Articolo estratto dalla tesi “Valutazione dell’effetto della vernalizzazione e dell’uso di fitoregolatori su Peonia lactiflora ‘Sarah Bernhardt’ per la produzione di vasi fioriti” di Filippo Ghirardi, Università di Bologna.
La tesi è la vincitrice dell'edizione 2019 del Premio Stefano Capitanio istituito da ANVE - Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori.