Autocoltivazione e contaminanti: un nuovo studio

In una ricerca svedese sono stati riscontrati alti livelli di inquinanti nelle verdure coltivate in città. Servono metodi di analisi più approfonditi per valutare il vero rischio per le persone.
I terreni vicino a siti industriali, come centrali elettriche, raffinerie di petrolio, impianti chimici e vetrerie, contengono spesso livelli relativamente alti di contaminazione. Nelle piante che crescono in questi suoli vengono ritrovati vari contaminanti, quali cadmio, piombo e arsenico.
In anni recenti l'orticocltura e il giardinaggio urbano sono diventati sempre più popolari, è importante per questo valutare i rischi associati al consumo di verdure coltivate in tali terreni.
Tuttavia, la valutazione dei rischi di routine spesso non guarda alle concentrazioni di contaminanti in verdure cresciute in particolari siti, ma viene utilizzata solo la contaminazione del suolo e un fattore di bioconcentrazione (BCF), che servono grossomodo a predire quanto contaminante la pianta potrà assorbire dal terreno.
Alcuni scienziati pensano che l'uso del BCF sia insufficiente per calcolare il rischio e può trascurare le aree che presentano concentrazioni preoccupanti di inquinanti.
Tra le altre incertezze, il BCF non tiene conto del fatto che diverse verdure (per esempio quelle a foglia rispetto agli ortaggi da radice) assimilano livelli diversi di contaminanti.
Inoltre, il tipo di terreno influisce sulla quantità che un vegetale può intercettare.

Un team di ricercatori ha cercato di eliminare queste incertezze testando l'effettiva concentrazione di cadmio e piombo in campioni di terreno e negli ortaggi coltivati in un raggio di 250 metri in 22 siti contaminati da aziende di produzione di vetro nel sud-est della Svezia. Lo studio ha incluso 70 coltivatori ed è stato incentrato sulle patate (Solanum tuberosum) e sulla lattuga (Lactuca sativa), scelti come rappresentanti degli ortaggi a radice e degli ortaggi a foglia. In aggiunta sono stati raccolti ottantotto campioni di terreno in 18 siti che sono stati utilizzati per coltivare patate e lattuga in laboratorio.

Quasi la metà dei campioni di terreno ha evidenziato livelli di contaminazione al di sopra dei valori guida della Swedish Environmental Protection Agency, ovvero 50 milligrammi per chilogrammo per il piombo e 0,5 mg/kg per il cadmio (in peso secco). I livelli misurati nella maggior parte delle verdure non hanno superato il limite stabilito per i prodotti alimentari - 0,3 mg/kg in lattuga, 0,1 mg/kg nelle patate per il piombo, e 0,2 mg/kg di lattuga e 0,1 mg/kg per le patate per il cadmio.
Tuttavia, il 19% dei campioni di lattuga ha superato lo standard di sicurezza per i livelli del cadmio, e gli autori hanno messo in evidenza che il 17% della popolazione femminile nella zona di studio può essere a rischio a causa dell'ingestione di quantità nocive di cadmio dalle verdure autocoltivate.
Gli scienziati hanno anche calcolato il BCF per i siti e per le verdure al fine di valutare le variazioni specifiche dai dati misurati. È emersa un'alta variazione per i livelli di cadmio nella lattuga, che variano da 0.07 a 17 mg/kg.

I ricercatori affermano che i loro risultati mostrano  l'incertezza associata con l'utilizzo generico del BCF che deve essere affrontata in sede di valutazione dei rischi per la salute delle persone, derivata dall'ingestione dei contaminanti presenti nella verdura. Suggeriscono, inoltre, che l'utilizzo di BCF specifici deve avere la priorità per la valutazione del rischio in futuro, per consentire una maggiore affidabilità.