Il leccio, tra simbologia e botanica

Pianta dai mille volti e dai tanti significati. Utilizzata in molti modi
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Se c’è una pianta antica dai mille volti e dalle tante leggende, questo è senza dubbio il leccio (Qercus ilex), che porta in sé mille particolarità. Forse è proprio per questo che trova utilizzo in svariati modi. Per esempio, può essere posizionata sui viali cittadini, dove viene scelta soprattutto per la sua ampia chioma sempreverde. Oppure, nel più moderno utilizzo nell’arte topiaria, in cui viene scolpita in figure geometriche. Ma anche la tradizione identifica il leccio come una pianta particolare: nel sud Italia, è sinonimo di copertura di alcuni spazi ricreativi come i bocciodromi.

Cenni botanici. La sua rusticità, unita alla longevità e alla caratteristica di essere una quercia sempreverde la rende  molto diffusa. Le sue foglie sono coriacee e lucide, di un bel verde brillante dopo germogliazione e più scure quando invecchiano. I fiori maschili, riuniti in infiorescenze, e femminili, solitari a gruppi di 2-3, sono distinti sullo stesso albero. Le sue ghiande dolci e commestibili erano apprezzate fin dall’antichità.

Simbolismo e religione. Plinio scriveva che sul Vaticano, detto il Colle degli Indovini, si levava il leccio più antico della città. Recava un'iscrizione su bronzo in caratteri etruschi: se ne deduce quindi che quell'albero fosse già oggetto di venerazione religiosa. Così Plinio: “Anche i Tiburtini hanno un'origine molto anteriore a quella di Roma: nel loro territorio esistono tre lecci ancora più antichi di Tiburno, fondatore della città, che secondo la tradizione fu consacrato vicino di essi.” Con il passare degli anni, il leccio diventa un’icona non positiva e un albero accomunato a oracoli negativi. Pure Seneca lo considerava un albero triste. Anche per il cristianesimo ci sono episodi ricchi di simbolismo. Una leggenda delle isole ioniche vuole che il leccio fu l’unico albero che, dopo la condanna a morte di Cristo, non si ribellò a prestare il proprio legno per la costruzione della croce. Per questo motivo, i boscaioli delle isole temevano di contaminare l’ascia toccando “l’albero maledetto”, simbolo vegetale di Giuda. Tuttavia nei “Detti” del beato Egidio – il terzo compagno di San Francesco – si riferisce che il Cristo predilige il leccio perchè fu l'unico albero a capire che doveva sacrificarsi, come il Salvatore, per contribuire alla Redenzione. Difatti, sotto il leccio il Signore appariva spesso a Egidio.