Il modello GLOBIO-Aquatic interpreta i dati scientifici e li inserisce in un contesto geografico. Il risultato è una mappa globale della ricchezza degli ecosistemi.
Laghi, fiumi, paludi e zone umide costituiscono circa il 9% della superficie terrestre. Questi corpi idrici ospitano una gamma diversificata di specie e forniscono una serie di servizi ecosistemici, come la depurazione delle acque e la regolazione del clima. Tuttavia si stima che, in tutto il mondo, le zone umide sono state impoverite dal punto di vista della diversità del 60% dall'inizio del 20° secolo.
Un approccio innovativo. Alla luce della situazione attuale sorge la necessità di esaminare gli impatti futuri sulla biodiversità degli ecosistemi di acqua dolce, scopo principale di un importante progetto che arriva dai Paesi Bassi: GLOBIO-Aquatic.
Per costruire il modello i ricercatori hanno raccolto dati da riviste internazionali di peer-rewiew che contenevano studi sulla biodiversità delle acque dolci. Sono state poi incorporate una serie di modelli di proiezione che si concentrano sui driver di cambiamento principali come l'uso del suolo, i cambiamenti climatici, l'economia e la popolazione umana.
Queste informazioni sono state combinate con mappe della distribuzione globale dei corpi idrici per definire le aree di bacino e per presentare i risultati graficamente.
Le informazioni ottenute. Il modello ha mostrato che, già prima del 2000, la biodiversità degli ecosistemi di acqua dolce ha avuto una drastica diminuzione rispetto al loro stato indisturbato. Questa modellizzazione è stata costruita usando dati storici sui corpi idrici. Le zone occidentali, centrali e meridionali dell'Europa sono tra le più colpite al mondo, e i sistemi idrici naturali che circondano le aree popolate potrebbero aver perso fino al 80% della loro biodiversità originaria.
Al contrario, i settori nord europei hanno visto un impatto molto meno grave. I dati dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico mostrano che i più grandi cambiamenti di uso del suolo nel corso dei prossimi 50 anni interesseranno principalmente il centro Africa, il Sud America e il Sud-Est asiatico.
Integrando queste informazioni nel modello, si prevede che queste aree potranno sperimentare le perdite di biodiversità nell'acqua dolce più elevate, mentre alcune aree dell'Europa potrebbero potenzialmente essere interessate da un leggero miglioramento del loro stato di degrado attuale.
L'applicazione su larga scala. GLOBIO-Aquatic finora è limitato perché i dati provenienti da molti studi si presentano come inutilizzabili, e l'accesso dei ricercatori è stato limitato ai documenti formalmente pubblicati in modo corretto. Ciò significa che i risultati non possono essere trattati come dati precisi; tuttavia riescono a dare un'indicazione importante dello stato delle acque dolci del mondo. Nel futuro, il modello ha il potenziale per diventare più robusto con una maggiore ricchezza di dati sulla biodiversità e una portata più ampia di fonti di ricerca.
Accanto agli altri indicatori della biodiversità, come il Living Planet Index e l'Indice Red List, il Modello GLOBIO-Aquatic potrebbe rivelarsi uno strumento utile per adempiere ai criteri ecologici indicati nella direttiva quadro sulle acque, fornendo ai decisori politici importanti informazioni sul tipo di attività che risultano più dannose per la biodiversità dell'acqua dolce, e per l'identificazione delle regioni più vulnerabili.
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