Piantare alberi: soluzione urbanistica per ridurre l’impatto ambientale

Diverse amministrazioni di grandi città del mondo hanno intrapreso iniziative volte a promuovere lo sviluppo delle infrastrutture verdi. Numerosi i vantaggi non solo urbanistici.
Diverse piantagioni di alberi sono attivamente promosse da città come soluzione urbanistica per ridurre l'impatto ambientale, limitare il degrado causato dalla urbanizzazione,  incrementare la sostenibilità urbana, mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici e migliorare la salute umana e il benessere.
La incrementata e migliorata percezione del valore degli spazi e delle infrastrutture verdi (soprattutto degli alberi) all'interno degli spazi urbani ha indotto diverse amministrazioni di grandi città a intraprendere un certo numero di iniziative volte a promuovere il 'greening', attraverso programmi di riforestazione e afforestazione.  Un esempio è il progetto “One Million Tree” di New York o la “Urban Forest Strategy: Making a great city greener 2012-2032” di Melbourne.

Se proviamo a guardare alla realtà del nostro Paese, subito sorgono due questioni. In primo luogo, le opportunità per lo sviluppo del verde urbano sono ancora troppo poche. Spazi a disposizione per la realizzazione di nuove aree verdi e di vere e proprie foreste urbane sono limitati e l’impianto richiede risorse economiche e ambientali per far sì che le piante sopravvivano e che abbiano buone performances di crescita, nelle avverse condizioni tipiche delle aree urbane.

C’è, quindi, bisogno di un'attenta riflessione sulla loro collocazione, sui potenziali beneficiari, sulle valide alternative, su chi è responsabile per i costi di gestione successivi all’impianto e sui potenziali co-benefici con gli obiettivi di pianificazione urbana a scala multipla.
L’impianto di un’area verde o, meglio ancora, di una foresta urbana, se effettuato secondo criteri determinati, consente, infatti, di creare nel lungo termine un’infrastruttura permanente e stabile che offre numerose opportunità anche per ricerche sperimentali sugli ecosistemi forestali. In particolare, rende possibile lo studio di un tema di grande attualità: le relazioni causali fra biodiversità e funzionalità del bosco, ossia come la ricchezza di specie arboree (diversità arborea) influisce sui processi degli ecosistemi forestali e sulla loro potenzialità di fornire beni e servizi alla società.

In altri paesi europei questo tema è attualmente affrontato da importanti gruppi di ricerca che dispongono di cospicui finanziamenti dall’ UE, e ciò ha reso possibile lo studio sia di boschi naturali sia la creazione “ad hoc” di altri artificiali, a partire dagli anni ’80. Questi sono stati realizzati impiantando particelle a vario grado di diversità arborea in condizioni ambientali identiche, al fine di isolare l’effetto “biodiversità” da tutte le variabili ecologiche che influiscono sui processi funzionali del bosco (produttività, crescita, scambi gassosi, biodiversità complessiva, ecc.).

Un altro esempio da prendere è quello della Associazione no profit Tree People (ma anche di altre come http://www.friendsoftrees.org/ di Portland) che unisce la potenza di alberi, le persone e cerca soluzioni basate su futuro sostenibile per Los Angeles. In poche parole, il loro lavoro è di “aiutare la natura a guarire la città” e ispirare, coinvolgere e sostenere le persone ad assumersi la responsabilità personale per l'ambiente urbano, rendendolo sicuro, sano, divertente e sostenibile e di condividere il processo come un modello per il mondo. Queste iniziative hanno alla base una comunicazione condivisa fra privato e pubblico, mentre in Italia è palese la mancanza di un’efficace comunicazione (anche per una scarsa sensibilità del cittadino) che non fa altro che aumentare il distacco e la sfiducia verso l’istituzione pubblica.

Un’analisi di quanto avviene sui sistemi di comunicazione sia nel nostro che in altri paesi è fondamentale, come lo è il ruolo che svolge il “comunicatore” che si pone come ponte per colmare quella divisione, diffusa nel nostro paese, tra ricerca, opinione pubblica e pubblici decisori, divisione che penalizza l’aggiornamento e il miglioramento della nostra arboricoltura e la diffusione della “vera” cultura e coltura dell’albero.