Pavement to Parks: a San Francisco un progetto per i piccoli spazi verdi

Nato nel 2010, il programma ha trasformato vecchie strade creando zone fruibili. Molto è stato realizzato finora e la città è divenuta un esempio per molti

Molte città si sono sviluppate attorno alla propria rete viaria, procurando una vistosa espansione del tessuto urbano. Alcuni centri ne hanno risentito più di altri, soprattutto dove lo sviluppo è stato rapido. In molte città degli USA, per esempio, le strade asfaltate coprono un’elevata percentuale rispetto al territorio totale. È stato stimato che a San Francisco le strade percorribili su gomma siano il 25% della superficie complessiva dell’area urbana. Con condizioni del genere, ne risente la socialità e, con il cambiamento della struttura cittadina, anche il paesaggio cittadino. Molti parcheggi, svincoli o strade vanno così incontro a un lento degrado.

Un progetto innovativo. Per questi motivi a San Francisco è nato un programma per facilitare la conversione degli spazi utilitaristici, e spesso sottoutilizzati, in zone aperte accessibili al pubblico. Il programma “Pavement to Parks”, utilizza interventi di progettazione semplice e low-cost per valorizzare e rendere fruibili ai propri cittadini aree di svago; vi collaborano il Dipartimento di Urbanistica e una serie di altre agenzie comunali, tra cui l'ufficio del Sindaco. Il programma converte strade asfaltate in piazze fino a parchi di minuscole dimensioni, chiamati “parklets”. È iniziato quattro anni fa come una sorta di esperimento e da allora è diventato un appuntamento fisso della vita civile a San Francisco.

Collaborazione tra pubblico e privato. L’idea generale tende a superare l’impasse creata da anni di pianificazione strettamente collegata alla rete viaria. L’obiettivo è quello di trasformare un “mare di asfalto”, grazie all’impegno di molti paesaggisti e alle donazioni di tanti privati, spesso residenti nelle zone indicate. Il materiale utilizzato è quasi sempre di recupero e i costi non superano mai i 20.000 dollari. I progetti forniscono servizi come posti a sedere, parcheggio per le biciclette, e pezzi di arte. Fondamentale è l’opera dei residenti e delle organizzazioni comunitarie, che collaborano al mantenimento delle zone. I volontari, in genere residenti della comunità, sono mobilitati per curare le piante e motivati dal desiderio di abbellire le loro vie e incontrare i vicini fuori dalle mura domestiche. Ma l’effetto non è solo estetico: il municipio di San Francisco ha evidenziato un miglioramento del tessuto sociale con un controllo più mirato di alcune aree a rischio degrado. I primi spazi sono stati realizzati nel 2010 e, a fine 2013, si contano oltre 40 realizzazioni: un numero destinato a raddoppiare, soprattutto grazie al sostegno popolare sempre più presente. Gran parte del suo successo, infatti, nasce dalla partnership pubblico-privato che consente alla città di ottenere il massimo di risorse disponibili. Il municipio, infatti, favorisce gli interventi, proponendo i luoghi dove realizzarli. L’inizio fu subito positivo: piattaforme elevate presero il posto dei parcheggi e urbanisti aggiunsero un assortimento di tavoli, sedie, panchine e piante in vaso. Da allora, San Francisco pare aver trovato una nuova via di comunicazione

Esempio da seguire. Uno dei primi tre parchi pilota è stato creato per trasformare un incrocio pericoloso e mal concepito alla periferia di Mission District di San Francisco. Qua, nel 1947 era prevista la costruzione di una nuova autostrada e, per fare spazio alla realizzazione del progetto, quasi 200 case furono spostate più indietro. Una protesta, però, bloccò la realizzazione della strada, creando un vero e proprio svincolo trafficato e pericoloso. Lì è nata “San Josè/Guerrero Plaza”, realizzata, tra l’altro, con materiale di recupero e progettato a titolo gratuito dallo studio di Jane Martin. È stato una sorta di esempio da seguire per tutta la città che ha scoperto di poter vivere dove prima c’era uno svincolo, ritrovando una nuova socialità. Da San Francisco a tante altre città: così si possono valorizzare spazi che sembrano irrecuperabili.