Il giardino neozelandese si ispira alla tradizione formale europea, riuscendo a inserirsi nel particolare contesto locale
Classe 1929, Miles Warren è uno dei più famosi architetti neozelandesi, autore di molti importanti edifici pubblici e privati che hanno contribuito al rinnovamento dell’architettura del paese nella seconda metà del ‘900. È suo il merito di aver creato uno dei giardini più noti e amati della Nuova Zelanda, Ohinetahi Garden, adagiato in una piccola valle all’interno della Governor’s Bay a pochi chilometri da Christchurch, la seconda città più importante della Nuova Zelanda, divenuta tristemente famosa per il devastante terremoto del 2011.
Sir Miles Warren. A partire dal 1977, Warren, con la iniziale collaborazione della sorella Pauline e dal marito di lei John Trengrove, anche lui architetto, ha dedicato tempo, risorse e passione alla costruzione di questo giardino, certamente ispirato alla grande tradizione formale europea e inglese in particolare, ma inserito con rispetto e maestria in un contesto dominato dalla wilderness come è il paesaggio della Nuova Zelanda. La proprietà originale consisteva in un terreno scosceso di circa 1.3 ettari, un edificio a tre piani di legno e pietra quasi completamente in rovina e un groviglio di vegetazione da cui emergevano alcuni grandi alberi, tutto ciò che rimaneva di un giardino per lo studio e l’acclimatazione di piante fatte arrivare dall’Inghilterra, creato tra il 1863 e il 1867 da T.H. Potts, botanico e antico proprietario dell’area. Un sito sicuramente dotato di grandi potenzialità: una posizione riparata dai venti impetuosi della baia, lo sfondo scenografico fornito dalle alture vulcaniche circostanti, la presenza di un ruscello che l’attraversa nella parte più bassa.
Ohinetahi Garden. Il giardino sembra essere lì da sempre, con un robusto impianto architettonico basato sulla linea retta, la cui dimensione orizzontale è governata da rigorosi assi prospettici, mentre quella verticale gioca sui dislivelli del terreno, con ampi terrazzamenti a quote diverse. Le siepi scrupolosamente tenute in forma e la suddivisione in “stanze” impreziosite da mixed borders dalle policromie studiate riportano inevitabilmente all’Arts and crafts e al lavoro di Gertrude Jekyll ed Edwin Lutyens, mentre il viale formato da carpini intrecciati e tenuti in forma costituisce un forte richiamo alle charmilles del giardino formale francese.
All’edificio principale, restaurato e ampliato rispettandone lo stile ottocentesco “hearthy and naive”, vennero aggiunte in seguito altre costruzioni: un cottage, alcuni padiglioni, due torri e infine una galleria, addossata al muro di sostegno della terrazza principale, che ospita una collezione di opere di artisti neozelandesi.
Alberi, siepi e sculture. Il cuore del giardino è costituito dal grande prato centrale, chiuso da un’ampia esedra di Cupressus macrocarpa, la cui perfetta curvatura viene enfatizzata dalla presenza di quattro Cupressus sempervirens piantati simmetricamente. In questo giardino l’utilizzo delle grandi siepi non risponde soltanto a scelte formali, ma richiama idealmente una esigenza costante dell’agricoltura neozelandese, la protezione delle colture più delicate dai venti marini.
Dall’altro lato del prato un muro di pietra locale “oamaru” sostiene il terrapieno in cui è stata ricavata la piscina, posta in posizione dominante e contemporaneamente appartata dal resto del giardino, mentre sul lato che si affaccia verso il mare è collocato il roseto: basse siepi e sfere di bosso, pittosporo, Hebe topiaria e Taxus baccata delimitano la collezione di ibridi di tè, formando un lungo asse che, includendo anche una vasca rettangolare, ha come punto focale una delle numerose sculture contemporanee collocate nei punti più suggestivi del giardino.
Il “Red garden”. Dall’altra parte del prato, un percorso scandito da annosi alberi da frutto e da urne e vasi riprodotti da modelli inglesi attraversa le bordure di piante erbacee. L’asse che attraversa perpendicolarmente questo percorso conduce al “giardino rosso”, originariamente ispirato al White Garden di Sissinghurst. Il “Red Garden”, posto a un livello più basso del prato centrale, è uno spazio quadripartito e delimitato da un muro in pietra che ospita, all’interno di una complessa scansione di siepi di bosso e Berberis, piante che fioriscono nelle diverse tonalità di rosso tra cui rose, peonie, papaveri, dalie.
Sul lato opposto, sospeso sulla profonda gola in fondo a cui scorre il ruscello, si incontra un ponte di legno e corde che introduce in un mondo contrastante. Protette dagli imponenti alberi piantati nell’800 a protezione della proprietà, numerose varietà di Hebe, felci di tutte le dimensioni e numerose altre piante native della Nuova Zelanda prosperano in questa parte umida e ombrosa del giardino, dove la potenza caotica della vegetazione originaria emerge con inquietante vigore contrapponendosi al perfetto meccanismo formale del giardino, quasi lasciando presagire un imminente ritorno della foresta primigenia.
Ohinetahi patrimonio pubblico. Il cambiamento è insito nella natura di ogni giardino, opera vivente di arte e natura in continuo divenire, ma qui l’evento più imprevisto e drammatico si è verificato il 3 settembre del 2010, quando una prima scossa di magnitudo 7.1 aveva colpito l’area, provocando ingenti danni anche a questo bellissimo luogo. In seguito al crollo di parte del tetto e della facciata nell’edificio principale si erano subito iniziati importanti lavori di ricostruzione e consolidamento, che hanno poi evitato ulteriori danni nel febbraio successivo, quando la seconda terrificante scossa distrusse gran parte della città, provocando 185 vittime.
Nel novembre del 2012, terminati il ridimensionamento e il restauro degli edifici e dopo il recupero del giardino ad una perfetta condizione,
Sir Miles Warren ha donato la proprietà allo Stato attraverso la creazione della
Ohinetahi Charitable Trust, rendendola a tutti gli effetti e per sempre patrimonio della Nuova Zelanda. Un dono generoso quello di Sir Miles, dopo oltre 35 anni di vita e di dedizione, che conferma uno dei suoi motti preferiti: “Chi coltiva un giardino pianta felicità”.
Note sull'autrice:
Enrica Bizzarri, libera professionista, lavora nell’ambito della progettazione e del restauro di giardini e aree verdi, collaborando anche come consulente con amministrazioni pubbliche e società di progettazione.
Laureata con lode in Lettere all’Università di Perugia e diplomata Paesaggista alla Scuola di Architettura del Paesaggio di Villa Montalto a Firenze, perfezionata in Restauro dei giardini all’Università Internazionale dell’Arte di Firenze e in Progettazione del verde nelle strutture di cura, presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Milano.
Docente a contratto di Storia del giardino e del paesaggio presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia dal 2003 al 2008, è autrice di articoli e pubblicazioni e svolge attività didattica e divulgativa, tenendo corsi e conferenze per diverse Università e associazioni culturali e professionali. Dal 1999 è socia di AIAPP (Associazione Italiana Architettura del Paesaggio)