Quasi cinquanta ettari per un perfetto confronto tra la storia del luogo e le funzioni attuali dell'area. Il tutto nel cuore della città di Torino
Negli ultimi anni la città di Torino è stata sottoposta a una rivisitazione della sua immagine complessiva che ha investito molti campi di progetto. Ex Area Spina 3, Parco Dora è uno dei progetti che più s’identifica con questa mutazione ed è strettamente legato a alcuni concetti di partenza quali:
- la connessione del parco con la città;
- la presenza fiume Dora all’interno del parco;
- la memoria e la metamorfosi delle vecchie strutture industriali.
Come riqualificare. Il progetto -realizzato dal gruppo diretto da Peter Latz- è uno dei più importanti e recenti esempi italiani di bonifica, recupero e riqualificazione urbana di aree industriali dismesse. Latz, architetto tedesco già autore del parco post-industriale Thyssen nel Bacino della Ruhr, ha lavorato insieme a Servizi Tecnologie Sistemi S.p.a., Studio Cappato, Gerd Pfarrè, Ugo Marano, Studio Pession Associato.
Il gruppo italo-tedesco ha disegnato un parco che alterne zone strettamente naturalistiche, rappresentate da grandi prati e spazi alberati, ad altre più antropizzate, che mantengono una forte connessione con gli elementi preesistenti, conferendo loro nuove funzioni. Il confronto con la storia del luogo e il suo carattere industriale è una componente sostanziale del progetto.
Ossature industriali. Un altro elemento vitale per il parco è il fiume Dora, valorizzato e reso raggiungibile. La riqualificazione delle battigie, inoltre, del fiume s’inserisce nel più vasto progetto Torino Città d’Acque e prevede la concretizzazione di un percorso ciclopedonale che unisce l’area di Spina 3 ai tratti ciclabili già esistenti lungo il corso del fiume.
Il territorio è stato articolato in cinque lotti: l’area Vitali, che appare come un susseguirsi di zone verdi; l’area Michelin, caratterizzata dalla presenza del fiume Dora e che si configura come un “grande prato”; l’area Valdocco, una vasta piazza alberata, l’area Mortara, che gode di una vista privilegiata su tutto il parco, e l’area Ingest, progettata come un giardino pubblico con la presenza di specchi d’acqua tra le fondazioni delle vecchie ossature industriali e dei bellissimi “hortus conclusus”. Proprio dallo spazio dell’hortus conclusus ha preso forma da quasi un anno il progetto: Orti nel Parco, una forma di sperimentazione per la gestione condivisa del parco.
Acqua, acciaio e verde. La zona più scenografica dell’intero parco è sicuramene la grande area centrale (89.000 mq), dove sorgono alcune parti dell’acciaieria Ferriere Fiat recuperate a nuova vita: tra di esse emerge il perimetro del vecchio capannone dello strippaggio, il cuore di tutto il parco, i cui pilastri d’acciaio alti 30 metri racchiudono scenograficamente uno spazio multifunzionale, affiancato da aiuole e dalla pedana sopraelevata che collega il tutto con il lotto adiacente. Led colorati per una scenografia mozzafiato di sera e i giardini acquatici ricavati grazie alle tre vasche di decantazione, rappresentano alcuni dei dettagli che arricchiscono l’intero progetto.
Nonostante sia ancora in fase di ultimazione è già un progetto particolarmente interessante per gli aspetti inerenti le strategie d’impatto ambientale e la pianificazione sostenibile del territorio e dell’assetto urbano tanto da esser stato premiato con il prestigioso International Architecture Award 2012 dal Chicago Athenaeum – Museum of Architecture and Design. Assolutamente consigliata la visita!