Se ne è discusso a una tavola rotonda organizzata da ANVE. il tema è caldo e c'è bisogno di maggiore chiarezza. La disponibilità al dialogo, però, non manca
Più di 120 imprenditori e professionisti del settore del vivaismo provenienti da tutta Italia hanno partecipato venerdì scorso al Convegno Nazionale su fiscalità e controlli promosso dall’ANVE (Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori) e dallo studio Ma.Fe. L’incontro si è tenuto a Firenze nella sede centrale del Monte dei Paschi di Siena e si proponeva di approfondire la normativa sulla fiscalità nel vivaismo grazie al contributo di esperti e di rappresentanti delle istituzioni.
Fra i temi al centro dell’attenzione vi erano anche quelli delle verifiche e dei controlli nelle aziende vivaistiche italiane che a partire dallo scorso anno hanno interessato molte imprese. Sono intervenuti il tributarista Giampaolo Tosoni, il presidente di Coldiretti Toscana, Tullio Marcelli, il direttore centrale aggiunto dell'agenzia delle Entrate, Giovanni Spalletta e l’on. Caterina Bini, componente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati. Hanno moderato l'incontro l'avvocato Lorenzo Marchionni e il tributarista Gastone Ferracini.
Tra i punti chiave del dibattito le modalità di interpretazione delle normative fiscali che riguardano il settore, così come ha spiegato il tributarista Giampaolo Tosoni. «Il legislatore ha fatto passi avanti nella normativa nel riconoscere le diverse fattispecie in agricoltura ma il comune denominatore è che il produttore deve imprimere una crescita qualitativa e quantitativa del prodotto. Il concetto di produzione sta per il legislatore nel fatto che il produttore deve realizzare il ciclo biologico del vegetale o una parte di esso. L'attività di produzione deve avere un rapporto con il terreno. Chi ha il terreno può coltivare per il legislatore anche il prodotto di altri. Il produttore è chi fa crescere le piante. Lo dice l’art 2135 del codice civile. In questo senso un'attività di commercializzazione non prevalente è ammessa sotto il profilo civilistico. L'imprenditore deve pagare le tasse su quell'attività. Due attività tipiche del vivaismo (manipolazione e trasformazione), però, fanno rientrare l’attività esercitata sulla pianta nel reddito agrario. Il legislatore, in un decreto ministeriale, ha riconosciuto che le piante e i fiori si possono manipolare. Se le piante che acquisto dall'esterno le posso manipolare allora questa attività rientro nel reddito agrario».
Il convegno è stato aperto dal presidente dell'Anve, Marco Cappellini, che ha ricordato il momento di crisi che sta vivendo il settore del vivaismo. «Gli effetti della crisi economica –ha spiegato Cappellini- hanno colpito prima i paesi del mediterraneo e ora si è estesa anche al nord Europa. Alle difficoltà economiche si aggiungono quelle legate ai conflitti armati in corso in alcuni paesi del nord africa, del medio oriente e dell'est Europa che stanno limitando il commercio. A ciò si aggiunga la sovrapproduzione europea e la concorrenza di nuovi paesi emergenti. Appare dunque chiaro che, in particolar modo in Italia, la situazione è critica avendo per l'appunto una fase stazionaria nella produzione e addirittura una decrescita nei consumi».
Secondo i dati dell'ultimo Piano nazionale del settore florovivaistico, il settore del vivaismo produce un fatturato annuo complessivo di piante e fiori di 2,6 miliardi di euro equamente suddivisi e pari al 5% dell'intero fatturato della produzione agricola, contiamo circa 20mila aziende e 100mila addetti; numeri importanti, ma in diminuzione rispetto a pochi anni fa.
«Purtroppo questo è un settore che è ancora frenato da divisioni anacronistiche – ha sottolineato il presidente di A.N.V.E. - ma al suo interno sta crescendo la consapevolezza che la globalizzazione impone cambiamenti anche culturali. Chi lo capisce regge, chi non lo fa e si ostina a guardare solo al livello locale resta indietro di fronte ad un mondo che è in movimento. Dimostreremmo solo immaturità a proseguire con iniziative che dividono il settore e chi ci vuole “depotenziare” avrebbe così gioco facile.
E, lo dico con amarezza, mi dispiace che proprio in un’area così importante per il vivaismo italiano come quella del distretto pistoiese si annidino i germi della cultura più localista e frazionista. Il florovivaismo ha bisogno di alzare la testa a livello nazionale e internazionale. Le rendite di posizione non esistono più. La globalizzazione e la crisi stanno spazzando via tutto. Con le ripicche personali e le manie di grandezza non si va da nessuna parte. Ci vuole umiltà. L’umiltà dei nostri padri, che hanno costruito queste aziende, sporcandosi le mani e lavorando 16 ore al giorno. Con l’umiltà si può apprezzare l’altro, che non è un concorrente ma, di fronte a quello che sta succedendo nel mondo, è un alleato. Uniti possiamo farcela, divisi saremo sempre più vulnerabili. ANVE vuole questo e, per costruirlo, andrà avanti con sempre maggiore determinazione».
Il direttore centrale aggiunto dell'agenzia delle Entrate, Giovanni Spalletta ha affermato: «I regimi agricoli sono agevolativi, perciò vanno applicati in misura restrittiva». Spalletta ha comunque sottolineato, circa le attività connesse, che occorre tenere conto dei casi in cui c'è prevalenza produttiva. Altra questione, il contratto conto terzi e quella del contratto di rete, che apre prospettive importanti dal punto di vista delle agevolazioni ma in fase sperimentale: su ciò si esprimerà l'agenzia delle Entrate. Spalletta si è anche reso disponibile ad incontri che possano ulteriormente approfondire la questione al fine trovare convergenze su basi tecniche.
Hanno concluso il convegno, gli interventi di Tullio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana, e dell’On. Caterina Bini che ha sottolineato come questo settore abbia bisogno di fare squadra e di esprimere politiche di tutela e di sviluppo.