Coltivare piante utili alla realizzazione di carburanti porta dispendi energetici superiori ai risparmi. Colpa anche della conversione di nuovi terreni. Ecco come il consiglio della UE è intervenuto
La politica europea sui biocarburanti, attraverso le sue direttive, rispettivamente RED 28/2009/CE (Renewable Energy Directive) e la FQD 30/2009/CE (Fuel Qualitive Directive), dice chiaramente che entro il 2020, il 10% del consumo totale di carburanti dovrà provenire da fonti rinnovabili. Viene fissata pure una quota di riduzione del 6% delle emissioni prodotte dai carburanti. Da allora è stata una corsa all’utilizzo, perfezionamento e diffusione dei cosiddetti biocarburanti di prima generazione, ossia realizzati attraverso l’uso di colza, olio di palma, soia, oleaginose per il biodiesel e cereali, canna da zucchero, barbabietola da zucchero per l’etanolo.
Nuove coltivazioni, maggiori emissioni. I tecnici, però, parlano di “fattore Iluc” (Indirect land use change), che considera come la forte espansione della domanda di terre da coltivare per le produzioni di biocarburante, determini emissioni aggiuntive (invece che diminuirle!) dovuto al fatto che si ricercano terreni, invadendo habitat forestali o altri ricchi di carbonio, incrementando ulteriormente i gas serra.
Il paradosso è servito: l’Istituto per la Politica Ambientale Europea (IEEP) ha calcolato che, mantenendo questi livelli di crescita dell’uso di biocarburanti di prima generazione, arriveremo ad avere emissioni aggiuntive come se sulle strade europee avremmo immesso un numero di mezzi per una cifra pari a 14-29 milioni di unità.
La scelta della UE. Il dibattito in ambito europeo è aperto, e un segnale importante giunge in questi giorni di giugno dall’ultimo Consiglio Ue dei ministri dell’energia: hanno concordato una posizione per avviare la strada verso una nuova Direttiva in materia di biocarburanti.
In sostanza, la posizione dei ministri si dichiara favorevole alla diminuzione dell’uso dei biocarburanti di prima generazione, a favore di un maggior utilizzo dei biocarburanti avanzati, che sostanzialmente derivano dalla lavorazione di:
- colture agro-energetiche non edibili
- residui agricoli e forestali
- rifiuti municipali
- alghe
La nuova Direttiva, che si spera andrà a definirsi nei prossimi mesi, magari durante il semestre di presidenza italiano, dovrà dire chiaramente quale direzione dovrà prendere la politica ambientale europea: migliorare l’efficienza energetica dei veicoli, incentivare un maggior uso del trasporto su rotaia invece che su strada, rafforzare i servizi di trasporto pubblico per ridurre la domanda energetica, favorire l’introduzione dell’energia elettrica per il trasporto stradale e ferroviario. Su tutto questo, La parola passa al Parlamento europeo.
FONTI:
http://ec.europa.eu/energy/renewables/targets_en.htm
http://www.actionaid.it
http://www.ieep.eu