Importate in Europa senza volere, i suoi fiori hanno ispirato diversi letterati come, per esempio, Dumas. Le storiche piante di Caserta e l'amore clandestino dell'ammiraglio Nelson
Molte piante, oltre ad essere belle hanno tante storie meravigliose da raccontare, una di queste è sicuramente la Camelia. È una pianta originaria del Giappone ed era coltivata nei giardini di quel paese sin dagli albori della loro civiltà. In quel paese vive allo stato selvatico ma nei giardini venivano già coltivate varietà selezionate, la notizia più antica sulla coltura della Camelia in Giappone risale addirittura al 1516 A.C., più di tremila anni fa. In Europa, fu portata verso metà del 1700 da un inglese che si chiamava Robert Fortune. Questi, però, non ebbe il piacere di dargli il nome perché il grande botanico Linneo nel classificarla si confuse e tale onore toccò a Joseph Kamel, missionario gesuita, studioso di erbe medicinali vissuto a lungo nelle Filippine dove, oltre a occuparsi della conversione dei nativi, si dedicava alle loro cure con la medicina naturale e la Camelia forse non l’ha neanche mai vista.
Robert Fortune non voleva portare in Europa la Camelia japonica ma la Camelia sinensis, la pianta del tè: fino ad allora erano stati innumerevoli i tentativi degli inglesi per appropriarsi di tali piantine per coltivarle in colonie da loro controllate. L'uso del tè come bevanda era già entrato di gran moda in Europa ma era un lusso solo per le classi privilegiate dato il suo alto costo. I cinesi, infatti, avevano il monopolio della produzione e la Compagnia delle Indie aveva il monopolio del commercio.
Fortune che fu botanico, esploratore e soprattutto cacciatore di piante era stato incaricato dal governo inglese di procurarsi piantine di Thea sinensis ma in quell’occasione fu vittima di un bidone fatto da commercianti cinesi che si fecero lautamente pagare piantine di Camelia da fiore spacciandole per la pianta del tè. Fu una fortuna per i giardinieri e invece una delusione per Fortune che comunque in vita sua fece un sacco di soldi importando in Europa piante dall’oriente.
Per dovere di cronaca va detto che pochi anni dopo riuscii nell'intento mettendo le mani su una partita di ventimila piantine di Thea, che riuscì a far arrivare dalla Cina in India, allora protettorato inglese, dando origine alla coltivazione del tè indiano tutt'ora molto apprezzato con gran dispetto dei cinesi che ancora oggi considerano un furto quell'episodio.
In Europa il successo della Camelia fu immediato soprattutto quando si scoprì che poteva essere coltivata all’aperto senza problemi e da subito questo fiore fu associato alla bellezza femminile e alla sensualità, cosa, forse, dovuta alla delicatezza carnale dei suoi petali. Dalla seconda metà dell'800 non c'era giardino senza camelie e, in una monografia dell'abate Lorenzo Berlese, edita a Parigi nel 1835, si descrivevano già circa 700 diverse varietà.
In Italia arrivò un po’ prima del 1780 portata proprio da un inglese, l’ammiraglio Orazio Nelson, quello che venti anni dopo al comando della Royal Navy distrusse la flotta di Napoleone decretandone l’inizio della fine e dando all’Inghilterra il dominio dei mari di tutto il mondo per i successivi 150 anni.
In quel tempo, il giovane ufficiale Nelson a Napoli aveva un amante, Emma Lyon, moglie di sir Hamilton, ambasciatore inglese presso la corte Borbonica. Alla sua amante Nelson fece dono di alcune delle prime piantine di Camelia portate da Fortune e lady Hamilton le regalò a sua volta alla principessa di Borbone che le fece piantare nel giardino inglese della reggia di Caserta. Avvenne che queste piante, nel clima casertano, attecchirono e crebbero senza problemi mentre le loro sorelle, che erano arrivate insieme dall’oriente, in Inghilterra furono piantate in serra dove morirono e si dovette di nuovo importarle; per questo motivo, le Camelie più vecchie in Europa non sono in Inghilterra ma a Caserta. Le Camelie donate da Nelson sono ancora vive e si possono ammirare nel giardino della reggia a testimonianza di un antico amore sia pure clandestino.
Il successo più grande, però, la Camelia non lo deve a un giardiniere ma a un romanziere: ‘Signora delle Camelie’ il romanzo scritto da Dumas figlio nel 1850 ebbe un enorme successo, reso ancora più grande da Giuseppe Verdi che da quella storia trasse lo spunto per scrivere ‘La Traviata’.
È la storia di Margherita Gautier, (Violetta nella Traviata) una cortigiana di lusso (oggi si direbbe una ‘Escort’). Questa donna affascinante, segretamente ammalata di tisi, poteva sopportare solo la vicinanza dei fiori di Camelia perché privi di profumo ed aveva l’abitudine di tenere sempre un fiore di Camelia bianca infilato nella scollatura. Solo in certi giorni del mese la Camelia bianca veniva sostituita con una di colore rosso e quello era un segnale discreto di ‘indisponibilità’ per i numerosi amanti che con lei frequentavano i salotti della Parigi bene. È la storia di un amore che vince sul male ma finisce tragicamente.
Quello che invece molti non sanno è che la Signora delle Camelie è veramente esistita: si chiamava Alphonsine Plessis, fu lei ad ispirare Dumas figlio, mori a soli 23 anni a Parigi il 3 Febbraio 1847 e i suoi ammiratori fecero a gara per adornare di camelie la sua tomba che esiste ancora. Si trova nel cimitero di Montmartre ed è tuttora sempre adornata di fiori di Camelia probabilmente a cura del comune di Parigi.