L'università di Firenze ha effettuato dei test all'interno di un progetto LIFE. I risultati rimandano ad ulteriori approfondimenti.
La lattuga, essendo tra le specie ortive più sensibili alla salinità e suscettibile all’azione di elementi fitotossici, si presta ad essere una buona indicatrice di eventuali stress fisiologici e morfologici potenzialmente indotti dall’impiego di sedimenti portuali bonificati come substrati di crescita. Inoltre, trattandosi di un ortaggio da foglia, risulta particolarmente soggetta all’accumulo di contaminanti potenzialmente pericolosi per la salute umana nella parte edule. Per questi motivi, la lattuga è una delle specie scelte come modello per valutare le performance agronomiche e le caratteristiche di sicurezza di substrati ottenuti da sedimenti portuali fitorimediati nell’ambito del progetto europeo Life Hortised. A questo scopo, la lattuga è stata coltivata sul sedimento tal quale, ovvero 100% sedimento rimediato (TS100), oppure miscelato con un terriccio commerciale a base di torba al 50% in volume (TS50), oltre che sul terriccio stesso (TS0), utilizzato come controllo (Fig. 1).

Piantine di lattuga cv ‘Ballerina’ sono state trapiantate in vaso (20 cm di diametro) allo stadio di tre paia di foglie. La concimazione è stata realizzata all’invasatura, aggiungendo in ogni vaso 12,13 g di nitrato di calcio, 2,15 g di fosfato monopotassico e 5,15 g di solfato di potassio. Queste dosi sono state calcolate considerando le asportazioni medie della lattuga in NPK. L’acqua di irrigazione è stata distribuita a pioggia con sistema automatico per 10 minuti al giorno
Alla raccolta, realizzata dopo 24 giorni dal trapianto (Fig. 3), sono stati rilevati i seguenti parametri: contenuto di clorofilla, valori colorimetrici, numero di foglie, area fogliare, biomassa fresca e secca dei cespi. Inoltre, su campioni di materiale raccolto sono state determinati l’attività antiossidante, i polifenoli totali, gli zuccheri e gli acidi organici per valutare la qualità del prodotto dal punto di vista nutraceutico, ed il contenuto in metalli pesanti per l’aspetto della sicurezza alimentare.
Per quanto riguarda il contenuto di clorofilla e i valori colorimetrici, non sono state osservate differenze statisticamente significative tra le lattughe coltivate sui diversi substrati. Il numero di foglie, l’area fogliare e la biomassa fresca e secca, invece, sono risultati significativamente differenti, con valori sempre più elevati nelle piante di controllo rispetto a quelle coltivate nel sedimento (Fig. 2). Il maggiore effetto del sedimento ha interessato il peso fresco, per il quale TS50 e TS100 sono risultati inferiori al controllo rispettivamente del 60% e del 71%.

Tuttavia, coltivando alcune piante sul TS50 ed il TS100 per ulteriori 15 giorni, queste in media hanno raggiunto, a 39 giorni dal trapianto, un grado di accrescimento in termini di biomassa e numero di foglie paragonabile a quello che le piante di controllo presentavano due settimane prima. Quindi, utilizzando il sedimento come substrato di crescita della lattuga, è stato possibile ottenere una resa in cespi analoga a quella ottenuta su terriccio a base di torba, ma con un ciclo colturale più lungo. Questo risultato è probabilmente da mettere in relazione alle caratteristiche fisiche del sedimento, soprattutto quelle idrologiche, dalle quali derivano peculiari esigenze (e difficoltà) in termini di gestione dell’irrigazione.

Per quanto riguarda la composizione nutraceutica, non sono state riscontrate differenze significative tra le lattughe coltivate sui tre substrati. In termini di metalli pesanti, ne sono stati individuati 8 sui 21 analizzati: ferro, rame, cromo, zinco, alluminio, nickel, cadmio e stronzio. Il cadmio, considerato tra questi il più pericoloso, è stato trovato in quantità al di sotto del limite massimo stabilito per la lattuga coltivata sul sedimento dal Regolamento CE N° 1881/2006, che definisce i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari. Nonostante per gli altri elementi non ci sia un quantitativo massimo di riferimento, i valori determinati risultano simili alle concentrazioni trovate in bibliografia per la lattuga.
Sulla base di questo studio, da considerare comunque preliminare, utilizzare il sedimento bonificato per la preparazione di substrati di coltivazione della lattuga sembra dal punto di vista agronomico possibile, anche se è da registrare un allungamento del ciclo colturale. In termini di sicurezza alimentare i risultati, sebbene promettenti, devono essere confermati e approfonditi per poter esprimere un giudizio definitivo. In ogni caso, al momento, si ritiene che l’impiego del sedimento sia da prevedere esclusivamente in miscela con altri materiali, in percentuali ancora da definire.
di Anna Lenzi, Francesca Tozzi, Enzo Picardi, Edgardo Giordani - Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agro-Alimentari e dell'Ambiente - Università di Firenze