Convenzionale, biologica, integrata: le varie facce dell’agricoltura

Un’analisi della sostenibilità valuta il rapporto tra produzione e impatto dei diversi metodi di gestione. La miglior efficienza viene ottenuta dalle aziende che utilizzano bassi livelli di input.
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Una delle sfide chiave dell’immediato futuro dell’agricoltura è quello delle riduzioni nell’utilizzo di agrofarmaci, per motivi sia ambientali che sanitari. Nei climi temperati l’agricoltura più diffusa è quella convenzionale intensiva, con produzioni specializzate e una forte dipendenza dai prodotti di sintesi. L’aumento delle preoccupazioni nei confronti di tali composti, ha contribuito a far emergere nuove realtà produttive, come l’agricoltura biologica e quella integrata, alternative ai metodi convenzionali. La sostenibilità di tali nuove metodologie è stata però spesso discussa.

Agrofarmaci e agricoltura.
L'agricoltura integrata, promossa in Europa attraverso la direttiva 2009/128/CE, è definita come una gestione della protezione delle colture basata sui principi di gestione integrata delle infestazioni (IPM), che favorisce l’utilizzo di strategie di regolazione fisica e biologica per controllare gli organismi nocivi, riducendo al contempo dipendenza dai pesticidi. Può essere considerato come un metodo intermedio tra l'agricoltura convenzionale (con alti livelli di input) e l'agricoltura biologica (che non utilizza agrofarmaci di sintesi e fertilizzanti minerali). L’approccio combinato della strategia integrata mira, almeno in parte, a ridurre gli input di sintesi. Tuttavia, a differenza dell'agricoltura biologica, in crescita sia in Europa (dal 40% al 50% tra il 2003 e il 2010) che negli Stati Uniti (del 270% tra il 2000 e il 2008), la produzione integrata di seminativi non si sta espandendo, perché è probabilmente ancora percepita dagli agricoltori come un sistema complesso, difficile da attuare, che consuma manodopera e viene associato a una redditività economica ridotta e imprevedibile. La quantità di agrofarmaci utilizzati risulta leggermente diminuita in Europa (-3,6% dal 2000 al 2007) come negli Stati Uniti (-7,5% dal 2000 al 2007), anche se questo calo può, però, essere in parte attribuito alla sostituzione dei prodotti più vecchi, che spesso richiedono alti dosaggi in applicazione, dai nuovi formulati, efficaci a bassi dosaggi. Il dato in questione può in realtà non essere considerato come una riduzione vera e propria della dipendenza dell’agricoltura dagli agrofarmaci. In Francia, il piano d'azione nazionale, ECOPHYTO 2018, non ha raggiunto l’obiettivo della riduzione del 50% nell’utilizzo degli agrofarmaci.

Una prova comparativa.
Le analisi della sostenibilità condotte fino ad oggi hanno confrontato pochi - tipicamente due o tre - prototipi sperimentali che prevedono strategie convenzionali, organiche o integrate. Dato che la diversità di gestione delle colture all'interno di una strategia convenzionale, integrata o organica, può portare a prestazioni contrastanti, si può sostenere che il valore delle sperimentazioni su bassa scala è nel complesso decisamente generico, poiché ignora l’estrema variabilità della casistica. La nuova ricerca effettuata ha previsto l’osservazione di 48 situazioni per un periodo di 12 anni, tra il 1999 e il 2012. Le osservazioni hanno riguardato:
  • 8 aziende biologiche;
  • 30 aziende integrate;
  • 10 aziende convenzionali.
Grazie all’utilizzo di otto indicatori i ricercatori hanno ipotizzato di:
  • identificare una relazione tra riduzione della dipendenza da agrofarmaci e sostenibilità;
  • valutare il potenziale dell’agricoltura integrata e biologica nel miglioramento della sostenibilità.
Poiché le prestazioni di un sistema di coltivazione non dipendono solo dalla combinazione delle opzioni di gestione, ma anche dalla situazione produttiva locale, gli indicatori sono stati standardizzati in rapporto al riferimento regionale.

I risultati.
La riduzione nell’utilizzo dei pesticidi è uno degli obiettivi prioritari per l’agricoltura sostenibile. Fino ad oggi, la maggior parte degli studi su questo particolare argomento ha riguardato un numero limitato di prototipi sperimentali. Una nuova ricerca ha valutato la sostenibilità di 48 sistemi colturali in due importanti regioni agricole francesi.  I sistemi convenzionali, integrati e biologici, prevedono una vasta gamma di intensità di gestione della somministrazione di agrofarmaci e di tutte le altre operazioni colturali. Per questo motivo è necessario individuare degli indicatori economici, ambientali e sociali in grado di fotografare al meglio le molteplici situazioni. Il primo risultato ottenuto è che non è stata individuata alcuna correlazione tra intensità di utilizzo di agrofarmaci e indici di produttività e redditività, così come non emerge alcun legame nemmeno con il carico di lavoro complessivo. È stato anche scoperto che la rotazione delle colture è più elevata nei sistemi a bassi input, dimostrando il maggior grado di biodiversità all’interno delle aziende biologiche. Rispetto al metodo convenzionale, le strategie integrate e quelle bio utilizzano meno prodotti di sintesi e fertilizzanti azotati, spendono meno in energia e spesso mostrano una più alta efficienza. In termini di sostenibilità il miglior compromesso è risultato quello dell’agricoltura convenzionale.

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