CRC e fertirrigazione. I risultati di una prova sperimentale

Analizzate alcune pratiche di concimazione nel vivaismo: ognuna offre dei pregi e dei difetti

Grazie a una collaborazione tra la ditta Everris (ex Scotts Professional), azienda leader nella fabbricazione di concimi a rilascio controllato (CRC), il CEntro SPErimentale per il Vivaismo (CESPEVI) e l’Università di Pisa, si è nel 2011 è stata effettuate, presso il CE.SPE.VI a Pistoia, una prova per valutare l’impatto ambientale, il costo economico e l’effetto sulla qualità delle produzioni di Photinia spp e Prunus laurocerasus di varie tecniche di concimazione.

Prove di lisciviazione dei substrati. Il rinvaso delle piante in vasi (diametro 24 cm) riempiti con substrato (torba/pomice, 1:1 v:v) è avvenuto il 15/04/2011. Il periodo sperimentale è iniziato cinque giorni dopo ed è terminato nei primi giorni di novembre, per un totale di 28 settimane di durata. I trattamenti posti a confronto sono stati:
a) Controllo, in cui si è effettuata solo una fertirrigazione continua con un fertilizzante idrosolubile (UNIVERSOL Blue®, 18.11.18+3 MgO+microelementi) alla dose di 0.33 g/L;
b) HI-END, in cui si è miscelato nel substrato al momento del rinvaso, un tipo di CRC con cessione ritardata nella seconda parte del ciclo (Osmocote Exact® Hi-END 15.9.11 con cessione di 12-14 mesi) alla dose di 6 g per litro di substrato;
c) Standard, in cui si è utilizzato CRC con cessione normale (Osmocote Exact®, 15.9.11, con cessione di 8-9 mesi), alla dose di 4 g/L al rinvaso e successiva riconcimazione sul vaso il 07/09/2011 con 2 g/L di TOP DRESS®, (22.5.6, con tempo di cessione di 4-5 mesi).

Per ogni specie e per ogni trattamento, sono state usate 4 repliche, ognuna composta da 6 piante posizionate su una canaletta, in modo da raccogliere, su base settimanale, tutto il drenato prodotto Ogni settimana, sono stati eseguiti rilievi sull’altezza delle piante, misurato il volume e la conducibilità elettrica (EC) del drenato cumulato e, su base mensile, determinato il suo contenuto in azoto totale e fosfato, allo scopo di determinare la quantità di elementi lisciviati nell’ambiente dalle tre differenti tecniche di fertilizzazione.

Le prove su Photinia (in alto) e Lauroceraso (in basso) 

Risultati e valutazioni. L’analisi di crescita sulle piante a fine stagione, ha evidenziato che le tre tecniche di concimazione non hanno influenzato la qualità del prodotto finale, come confermato dall’altezza e dalla valutazione effettuata da un gruppo di vivaisti esperti. Tuttavia, il trattamento standard, su piante con un tasso di crescita elevato quale ad esempio la Photinia, non ha sostenuto adeguatamente le richieste nutritive della pianta, causando una significativa riduzione di crescita (Tab.1). Detta riduzione poteva essere evitata anticipando a fine luglio l’intervento di riconcimazione. Poiché per ogni trattamento il settore irriguo era il medesimo per entrambe le specie, come spesso si riscontra nella pratica aziendale, la gestione dell’irrigazione è stato frutto di un compromesso fra le esigenze idriche delle due specie; infatti, pur essendo simile la percentuale di drenaggio fra i vari trattamenti, la percentuale media di drenaggio è stata del 16.3% e del 42.1 %, rispettivamente per la Photinia e il lauroceraso (Tab. 1). La concentrazione di elementi nutritivi nel drenato dei trattamenti fertirrigati è stata mediamente da 2 a 4 volte superiore a quella misurata nei trattamenti con CRC. Ciò ha comportato una quantità di azoto e fosforo perso per lisciviazione nei trattamenti fertirrigati, mediamente 4 volte superiore rispetto a quella persa nei trattamenti con solo CRC. Inoltre, a causa delle forti differenze nella percentuale di drenaggio fra le due specie, la quantità di N e P lisciviata dal lauroceraso è stata quasi il doppio di quella persa dai vasi di Photinia, confermando ulteriormente come una buona gestione dell’irrigazione si riflette anche in un netto miglioramento dell’efficienza nell’uso dei nutrienti.

Valutazioni economica delle tecniche di fertilizzazione. Sulla base dei risultati ottenuti dalla sperimentazione e di alcune indagini aziendali effettuate nel pistoiese, si è calcolato il costo per le tre differenti tecniche di fertilizzazione  e per una quarta opzione, oramai largamente diffusa nel vivaismo, che comprende una ridotta concimazione nel vaso con un CRC (a 3 g/L), abbinata con una fertirrigazione per il periodo luglio-ottobre (Universol Blue®, alla dose di 0.33 g/L).
Le quattro tecniche di concimazione in condizioni climatiche normali, se ben gestite, danno risultati produttivi identici, come confermato dalla presente prova, ma ognuna di queste ha delle peculiarità che si riassumono brevemente qui di seguito:
a) l’uso esclusivo di concimi CRC comporta un costo che è superiore alla sola fertirrigazione e, al tempo stesso, non presenta quella flessibilità nella possibilità di somministrare gli elementi nutritivi in base alla effettiva necessità della pianta, specie nel caso di condizioni climatiche abbastanza differenti dalla media climatica (ad esempio, stagioni particolarmente fredde oppure particolarmente calde). Tuttavia, l’uso di CRC evita i frequenti errori nella preparazioni delle soluzioni stock o nel controllo del livello di salinità dei vasi. Inoltre, con l’utilizzo di determinati di prodotti (ad esempio l’OE HI-End) o combinazioni di diversi prodotti, si riesce ad evitare l’intervento di riconcimazione alla fine dell’estate, che a causa del costo della manodopera, incide fortemente (20-25 %) sul costo totale del costo totale di fertilizzazione per questa tipologia di piante.
b) l’uso esclusivo della fertirrigazione comporta un minor costo annuo della fertilizzazione ed una maggiore flessibilità nella somministrazione degli elementi nutritivi. Inoltre, la possibilità di acidificare l’acqua irrigua risulta una pratica indispensabile nel caso si abbia a disposizione un’acqua con un contenuto di bicarbonati superiore a 180 mg/L. Tuttavia, la fertirrigazione richiede un importante investimento iniziale (circa 12.000 €, con per dimensioni minime di 2 ha, pari a circa 6.000 €/ha), conveniente solo in aziende con una dimensione medio-grande. Inoltre, l’uso della fertirrigazione comporta sicuramente una maggiore perdita di nutrienti nell’ambiente,

Vantaggi dei concimi a rilascio controllato. Occorre ricordare altri tre casi in cui l’uso di CRC può essere più vantaggioso rispetto alla sola fertirrigazione:
1) l’impossibilità di utilizzare la fertirrigazione con impianti irrigui a pioggia, su vasetteria con diametro superiore a 18 cm, a causa delle elevate perdite per il mancato intercettamento della soluzione nutritiva da parte dei vasi, variabili dal 20 al 50% dell’acqua somministrata;
2) la presenza di un CRC nel substrato induce un netto miglioramento della shelf-life del prodotto venduto, grazie alla presenza di una riserva di nutrienti a disposizione delle pianta nella fase successiva alla commercializzazione;
3) l’impossibilità di fornire con la fertirrigazione un adeguato livello di nutrienti alla pianta nei mesi particolarmente piovosi o con bassa evapotraspirazione; questo è uno dei motivi per cui, nella pratica vivaistica, si è affermata la tecnica mista dell’uso di un CRC con breve tempo di cessione, abbinato alla fertirrigazione nella stagione estiva-autunnale.

Come si nota nella tabella 2, a parte la tecnica della sola fertirrigazione, l’utilizzo di OE Hi-End risulta una scelta economicamente valida anche rispetto alla diffusa tecnica di concimazione mista (CRC nel substrato + fertirrigazione). L’uso di OE Hi-End presenta indubbi vantaggi soprattutto per quelle piccole aziende (o porzioni aziendali lontane dal corpo principale) in cui la spesa per un impianto fertirriguo non appare una scelta economicamente valida a causa delle limitate superfici.Concludendo, non bisogna dimenticare che l’utilizzo del CRC rispetto alla fertirrigazione permette una drastica riduzione delle perdite di nutrienti nell’ambiente, fattore sempre più importante, anche presso le aziende vivaistiche con grandi superfici, al fine di ottenere certificazioni sull’uso di tecniche rispettose per l’ambiente o in zone soggette a limitazioni nell’uso dei fertilizzanti, come ad esempio le zone vulnerabili all’inquinamento da nitrati (ZVN).


Nella gallery: 

Tabella 1. Effetto di diverse tecniche di fertilizzazione sulla crescita e sul bilancio idrico-minerale delle piante sottoposte alla prova
Tabella 2. Stima del costo di quattro tecniche di fertilizzazione
Tabella 3. Valori di azoto totale e fosfati presenti nell’acqua irrigua e nei drenaggi cumulati mensilmente (periodo 20 aprile-3 novembre 2011) provenienti da piante di Photinia (in alto) e lauroceraso (in basso).