L'eccesso idrico e i problemi sull'attività vegetativa

La sommersione radicale e la conseguente carenza di ossigeno riesce a influenzare tutte le funzioni fisiologiche della pianta.
Il cambiamento climatico, come è noto, sta portando e porterà a una maggior frequenza di estremi climatici, con periodi estremamente siccitosi, come lo è stata parte del 2012, e altri estremamente umidi come è quello che stiamo attualmente vivendo. La frequenza di questi fenomeni è soprattutto pronunciata nel bacino del Mediterraneo che si trova in una zona di transizione, fra due diversi regimi climatici: uno tropicale e monsonico e l’altro polare. Ogni variazione in questi due regimi si ripercuote quindi sul clima nell’area del Mediterraneo con effetti sui cambiamenti di temperatura e di precipitazione media e sulla intensità e frequenza degli eventi estremi.


 
Radici senza ossigeno. In conseguenza di ciò, oltre ai problemi legati ai possibili prolungati periodi di siccità, c’è anche da considerare quelli che potrebbero essere gli effetti causati dalle persistenti piogge e dai conseguenti periodi di saturazione del suolo che possono avere ripercussioni anche importanti sulla fisiologia delle piante e, conseguentemente sulla loro crescita e vitalità, soprattutto quando si verificano durante la stagione vegetativa.
Il principale effetto determinato dalla sommersione è la riduzione del contenuto di O2 nel suolo con effetti quasi immediati. Qualora questa avvenga durante la stagione vegetativa, può causare, anche se limitata a qualche settimana, ritardi di crescita in molte specie. D’altra parte, è stato anche dimostrato che, nel caso in cui l’acqua sia in movimento, certe specie notoriamente tolleranti (come ad es. il Taxodium distichum e la Nyssa acquatica), possono incrementare il loro tasso di crescita. Gli effetti negativi causati dalla presenza di acqua, pur non essendo sempre tangibili nel breve-medio periodo, riguardano l'allungamento dei germogli, l’espansione fogliare, la crescita cambiale e la fase riproduttiva della pianta.
 
Acqua, e influenza fisiologica. Esistono numerose evidenze sull’inibizione dell’attività vegetativa da parte delle acque stagnanti. La sommersione riduce non solo l’allungamento dei germogli, ma arresta la produzione di gemme vegetative e la successiva espansione fogliare, accelera la senescenza dei tessuti e l’abscissione delle foglie. Quest’ultimo fenomeno è stato evidenziato su numerose specie ornamentali fra cui Betula papyrifera, Liriodendron tulipifera, Acer saccharinum Gleditsia triacanthos. Gli effetti sulla crescita diametrale sono meno facilmente quantificabili, poiché la forte idratazione dei tessuti determina un iniziale ingrossamento del fusto; nelle specie più sensibili (come ad esempio Fraxinus excelsior e Betula papyrifera), tuttavia, la crescita cambiale può risultare fortemente ridotta in seguito alla sommersione. Ricerche condotte su diverse specie sottoposte a inondazioni per quattro anni hanno evidenziato che il diametro del fusto aumentava nel primo anno, ma già dal secondo molto specie avevano smesso di accrescersi o, addirittura, erano morte. La sommersione influenza anche la struttura anatomica dei tessuti floematici e xilematici che, in genere, risultano più ricchi di tessuti parenchimatici, meno densi e con spazi intercellulari di dimensioni maggiori.
 
Suscettibilità radicale ai patogeni. Anche la crescita radicale risulta limitata (generalmente più della crescita epigea) e, soprattutto, tende ad essere confinata in prossimità della superficie. Ciò determina una minor tolleranza ai successivi periodi siccitosi, poiché la ridotta massa di radici non è in grado di fornire acqua in quantità sufficiente per bilanciare le perdite per traspirazione da parte della chioma. Molte ricerche hanno enfatizzato questo fenomeno, che è riconducibile a una minore iniziazione radicale e a una ridotta crescita delle radici esistenti, nonché alla morte di parte dell’apparato radicale originario. Quest’ultima è da imputarsi, principalmente, agli attacchi di Phytophtora spp. e Pythium spp. La sommersione del terreno, infatti, non solo promuove la riproduzione e la dispersione di questi funghi, ma aumenta anche la suscettibilità delle radici alle infezioni. La sommersione è anche uno dei principali responsabili indiretti degli attacchi parassitari causati dai cosiddetti “parassiti secondari”, cioè dai funghi opportunistici e dagli insetti che invadono l’ospite solo dopo che esso è stato indebolito o reso più vulnerabile da situazioni di stress.
 
Conseguente gestione fitosanitaria. È opinione comune che situazioni di stress come appunto la sommersione indeboliscano i meccanismi di resistenza e inneschino processi biochimici, i cui prodotti finali, costituiti da carboidrati e altri nutrienti, favoriscono l'attività di insetti secondari e parassiti anche se non è ancora ben chiaro se gli attacchi di minatori fogliari, di afidi e cocciniglie, risultino favoriti o stimolati dalla sommersione. Lo stress a essa conseguente altera, come detto, l’equilibrio biochimico delle piante rendendo alcune sostanze come i carboidrati e alcuni nutrienti minerali più facilmente utilizzabili da parte dei parassiti che si nutrono di foglie o di linfa. Perciò anche il controllo di questi insetti dovrebbe essere inserito fra le priorità dei 2-3 anni successivi alla sommersione.