La coltivazione di prodotti commestibili su sedimenti marini contaminati e fitorimediati è possibile, come dimostrato dai risultati di questo importante progetto europeo
Si è svolto lo scorso 20 febbraio, presso il DISPAA – Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente dell’Università degli Studi di Firenze, il workshop finale relativo alla “Dimostrazione dell’idoneità dei sedimenti dragati bonificati all’utilizzo per una produzione vivaistica e frutticola sana e sostenibile”. I risultati presentati nel corso della mattinata di incontro sono stati relativi al progetto HORTISED cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Life14. Il suddetto progetto ha visto come partner italiani, oltre al DISPAA, il CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’ISE – Istituto per lo Studio degli Ecosistemi e l’azienda vivaistica Zelari Company, col patrocinio di Regione Toscana. Gli altri partner della ricerca sono rappresentati da Universidad Miguel Hernandez e dall’azienda CaliPlant, entrambe spagnoli.
Il progetto HORTISED dimostra l’idoneità dei sedimenti dragati bonificati ad essere utilizzati come alternativa nella preparazione di substrati di coltivazione nel vivaismo e in frutticoltura. Sono tangibili le grandi potenzialità dei substrati di coltivazione contenenti sedimenti dragati, utilizzati per la coltivazione di fragola, melograno e lattuga, scelte come specie modello per l’ambiente mediterraneo.
HORTISED è riuscito a evidenziare anche i motivi legislativi e culturali che ostacolano l’uso di substrati di crescita alternativi, i cosiddetti tecnosuoli, e ha prodotto inoltre un vademecum composto dalle linee guida necessarie per il loro utilizzo.
Diverse relazioni hanno illustrato tutti gli aspetti riguardanti il progetto. I lavori sono stati aperti dal prof. Edgardo Giordani, responsabile per il DISPAA e coordinatore del progetto. Nel corso della mattinata si sono succeduti diversi relatori: la dott.ssa Grazia Masciandaro, con una relazione sulla creazione di substrati dai sedimenti dragati, il prof. Giancarlo Renella, esperto di substrati, il quale ha presentato nel dettaglio il complesso quadro legislativo attuale, la dott.ssa Francesca Tozzi, che è andata a illustrare i risultati delle sperimentazione sulle colture (includendo anche l’interessante aspetto nutraceutico), il dott. Samuele Varelli di CarbonSink che ha illustrato i benefici ambientali della pratica in esame e Costantino Raspi con una presentazione relativa a progetti LIFE e finanziamenti europei.
Il progetto riveste una notevole importanza non solo per i risultati agronomici ed ambientali ottenuti. È importante anche ribadire che l’inquadramento delle pratiche suggerite da HORTISED in un contesto di economia circolare, porterebbe a un risparmio in denaro derivato dal mancato smaltimento di un rifiuto, il sedimento portuale, che altrimenti verrebbe conferito in centri di stoccaggio. Al contrario, il suo utilizzo come substrato di coltivazione, porterebbe alla valorizzazione di un prodotto di scarto che oggi rappresenta esclusivamente una problematica per l’amministrazione pubblica del porto di Livorno. In questo contesto è giusto segnalare anche l’interesse per i risultati della Regione Toscana (che ha patrocinato il progetto), dimostrato anche dalla presenza al workshop, con un breve intervento, dell’assessore regionale all’Ambiente e alla Difesa del Suolo dott.ssa Federica Fratoni.