Il clima cambia, gli invertebrati delle aree agricole resistono

Uno studio effettuato in Inghilterra ha dimostrato che i mutamenti climatici faranno aumentare l'uso di agrofarmaci che avrà un effetto anche sugli insetti non bersaglio.

Gli invertebrati nei terreni agricoli coltivabili forniscono servizi ecosistemici vitali, tra cui l'impollinazione, il controllo dei parassiti e il corretto svolgimento del ciclo dei nutrienti. Svolgono un ruolo importante nella catena alimentare che coinvolge la fauna dei terreni agricoli, oltre a rappresentare una ricca fonte di biodiversità.

Essi sono, però, minacciati dai cambiamenti climatici, con l'incremento della frequenza e della gravità degli eventi meteorologici estremi. Si trovano contemporaneamente ad affrontare le sfide dell'intensificazione agricola, in particolare il maggior utilizzo dei pesticidi.

Pochi studi hanno esaminato gli effetti del cambiamento climatico e agricolo studiandoli insieme. È importante capire come questi invertebrati reagiscono alle  sfide combinate, al fine di elaborare misure di mitigazione.

In un recente studio, i ricercatori hanno determinato l'impatto di eventi atmosferici estremi, nonché delle tendenze a lungo termine nelle pratiche agricole. La ricerca si è basata su una sezione di terreno agricolo sul Sussex Downs, nel sud dell'Inghilterra. Sono stati raccolti i dati sugli invertebrati, sulle piante e sugli uccelli di questo ecosistema coltivato a cereali, così come sulle sue pratiche di gestione delle colture, dal 1970.

Le informazioni sull'abbondanza degli invertebrati sono state ottenute campionando 100 campi di cereali ogni anno dal 1970 al 2011. I 26 taxa più comunemente identificati sono stati selezionati per l'analisi.

Sono state valutate anche le condizioni atmosferiche. Visto che siccità e anomalie di temperatura sono i fattori più comunemente associati ai cambiamenti nell'abbondanza degli invertebrati, i ricercatori si sono concentrati sulle temperature medie mensili e sulle precipitazioni totali mensili. Gli eventi meteorologici estremi sono stati identificati utilizzando i dati ottenuti dal Met Office britannico e raggruppati in due categorie: freddo/umido e caldo/secco.


Dei 26 gruppi di invertebrati studiati, 11 sono risultati essere sensibili alle condizioni climatiche. Tutti gli invertebrati, però, sono risultati straordinariamente resistenti: solo due hanno richiesto più di un anno per recuperare la concentrazione iniziale.

Alcune tendenze a lungo termine nell'abbondanza sono correlate con la temperatura e con la piovosità, il che suggerisce che sono influenzati dai cambiamenti climatici. Il fattore di gran lunga più importante per spiegare le tendenze è stato l'uso di pesticidi.

I ricercatori hanno continuato a indagare se i diversi habitat potrebbero incoraggiare la resilienza a eventi estremi. Solo la posizione dell'habitat ha influenzato la sensibilità agli eventi meteorologici estremi.

Durante gli eventi di carattere freddo/umido, l'abbondanza è generalmente aumentata rispetto all'anno precedente nei terreni rivolti a ovest, mentre è diminuita sugli altri versanti, suggerendo che i pendii rivolti a ovest possono agire come rifugi. Non ci sono stati altri collegamenti chiari tra habitat e resistenza.

Nel lungo termine, il cambiamento climatico causerà aumenti di certi gruppi di organismi, alcuni anche parassiti. A sua volta, questo aumenterà l'uso di insetticidi, generando un effetto negativo sulle popolazioni di invertebrati.

Gli autori affermano che questo è il più probabile impatto negativo dei cambiamenti climatici sulle popolazioni delle aree agricole.

 

Fonte: http://ec.europa.eu