Miglioramenti nella gestione dei fertilizzanti

Uno studio olandese ha valutato gli effetti delle direttive locali sulla riduzione dell'uso dei fertilizzanti. I risultati, sul lungo periodo, sono confortanti.
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L'inquinamento derivato dai nutrienti può avere effetti devastanti sulla fauna acquatica, con una drastica riduzione della biodiversità a fronte del proliferare di fioriture algali tossiche accompagnate a bassi livelli di ossigeno disciolto.
In larga parte questo inquinamento è causato dall'utilizzo dei fertilizzanti agricoli, che arrivano alle acque in conseguenza del fenomeno della lisciviazione. I Paesi Bassi sono particolarmente interessati da questo problema, vista la massiccia presenza di allevamenti intensivi.
In seguito al riconoscimento del problema, nel 1986 il governo olandese ha emanato una legge sui concimi. Al 1991 risale invece l'approvazione della Direttiva Nitrati dell'Unione Europea, recepita poi dagli ordinamenti giuridici di tutti gli Stati membri.
Ciò ha stimolato l'approvazione di alcune misure, tra le quali il divieto di applicazione di fertilizzanti al di fuori della stagione di crescita e un limite massimo consentito alla distribuzione di azoto: 170 kg per ettaro all'anno.
Per valutare l'efficacia di tali politiche, è importante controllare se è stato compiuto un vero progresso verso la riduzione dell'inquinamento. Per uno studio dell'Università di Amsterdam, i ricercatori hanno utilizzato i dati delle stazioni di monitoraggio nelle sorgenti di 167 fiumi dove l'agricoltura risultava la causa principale dell'inquinamento da nutrienti.
Le concentrazioni di fosforo e di azoto tra il 2007 e il 2010 sono state utilizzate per valutare se la qualità delle acque risulta conforme agli standard di qualità ambientale (EQS) stabiliti dal processo di attuazione della direttiva quadro sulle acque (Water Framework Directive - WFD) nei Paesi Bassi.
I risultati mostrano che solo il 38% delle stazioni ha rispettato i parametri per l'azoto nel 2007, e questa cifra raggiunge un massimo del 61% nel 2009. Il 43% delle stazioni rispetta lo standard per il
fosforo nel 2010, rispetto al 55% nel 2007. Nel complesso, le sorgenti monitorate che risultano essere in regola con gli standard per l'azoto e il fosforo sono passate da solo il 24% del 2007 al
39% nel 2009. La variazione che si osserva nell'arco di 3 anni riflette l'impatto che il tempo può avere sulle concentrazioni, e sottolinea l'importanza di basare qualsiasi decisione di gestione su un numero importante di dati che sia rappresentativo di diversi anni di raccolta.

Lo standard EQS olandese per i nutrienti si basa sulle medie estive, questo può portare a una sottovalutazione del problema. In inverno, quando le precipitazioni nette (precipitazioni meno evaporazione) sono più alte, più sostanze nutritive vengono lisciviate dai campi. Viceversa,fiumi e torrenti sono alimentati principalmente da acque sotterranee profonde in estate, che consentono una minor lisciviazione. Infatti, la metodologia adottata per questa ricerca mostra che sia i livelli di fosforo che quelli d'azoto risultano più alti in inverno.
Il fatto che il 76% dei corsi d'acqua non rispetti gli standard di qualità delle acque dimostra che sono necessari ulteriori sforzi per ridurre l'inquinamento derivato dai nutrienti.
In un'altra fase della ricerca, hanno anche esaminato, a partire dal 2000, la tendenza delle percentuali di nutrienti in 87 stazioni di monitoraggio.
Questa analisi ha mostrato che il 76% di queste stazioni è migliorata significativamente per l'azoto, che è sceso di 0,55 mg per litro in media in dieci anni.
Per il fosforo, il 52% delle stazioni ha mostrato una diminuzione significativa delle concentrazioni, anche se l'elemento è aumentato in modo importante nel 13% dei siti. La tendenza media per il fosforo è stata una riduzione di 0,02 mg per litro per decade. Questo dimostra che, anche se resta molto lavoro da fare per garantire il rispetto della direttiva quadro, le politiche di riduzione dell'inquinamento stanno avendo un impatto prezioso, concludono i ricercatori.