Efficienza irrigua nel vivaismo: i risultati di alcuni prelievi in campo

Sono stati effettuate valutazioni quantitative di un vivaio modello del pistoiese. I problemi sono legati alle caratteristiche degli impianti
I metodi di irrigazione utilizzati nel vivaismo pistoiese sono sostanzialmente di due tipi: per aspersione e con irrigazione localizzata.
Durante gli anni si è passati gradualmente al secondo, con consistenti risparmi nei volumi irrigui distribuiti e un conseguente miglioramento dell'efficienza irrigua. Ad oggi gli impianti di irrigazione per aspersione sono utilizzati quasi esclusivamente in soccorso o per l'irrigazione di vasi piccoli, dove risulta molto difficile l'utilizzo della distribuzione localizzata.
L'uso dell'irrigazione localizzata permette, oltre a un risparmio nei volumi di adacquamento, di andare incontro alle esigenze idriche delle piante, permettendo una maggior automazione degli impianti di distribuzione.
Quando si parla di irrigazione localizzata i metodi possono essere diversi: dalle più semplici manichette forate fino a sistemi raffinati come i micro-spruzzatori.
Per quanto riguarda questo metodo irriguo, a Pistoia, si utilizzano quasi esclusivamente impianti goccia a goccia con spaghetti. Quali sono, però, i punti critici nell'utilizzo di questo metodo?
 
La prova. Per migliorare l'efficienza dell'irrigazione è necessario raccogliere, attraverso prove in campo, dei dati che mettano in evidenza svantaggi e vantaggi del metodo.
Durante il periodo estivo del 2014 presso un’azienda del comparto vivaistico pistoiese è stata svolta una sperimentazione su diversi settori di vasetteria, volta a creare una panoramica sull'utilizzo dell'acqua e a individuare eventuali situazioni limite.
Le prove effettuate sono tre: una panoramica su acqua in ingresso e acqua di percolazione in vari  quadri, uno studio sulla validazione delle portate dell'impianto irriguo e una misura della quantità di nitrati.
Tutte le acque sono state sottoposte, oltre alle misure volumetriche, a misura di temperatura, pH e conducibilità elettrica.
Questo è stato fondamentale per individuare carenze degli impianti di fertirrigazione.I dati raccolti sono stati inseriti in tabelle dove sono stati confrontati con le dimensioni del quadro osservato, la specie, il volume dei vasi, il numero di piante presenti, il numero di irrigatori per vaso, la durata del turno e la quantità di turni giornalieri.
Le misure dell’acqua di percolazione sono state effettuate dopo un tempo standard dalla fine del turno, per cercare di fornire un dato omogeneo e quindi confrontabile al fine della ricerca.
Oltre a misure finalizzate alla creazione di un quadro sulla situazione generale dell'irrigazione aziendale, è stata portata a termine un'indagine su un impianto di fertirrigazione di interesse, osservando le variazione dell'acqua di irrigazione con impianto acceso e spento.
La ricerca è stata svolta con non poche difficoltà viste le forti piogge che hanno caratterizzato il periodo.

Risultati.
Il primo dato che emerge è in generale una elevata qualità, a fini agricoli, dell'acqua in ingresso negli impianti di vasetteria, anche in quegli appezzamenti dotati di recupero del percolato. 
La problematica principale risulta essere legata alle caratteristiche tipiche degli impianti a spaghetto e, in alcuni casi, a una gestione imperfetta degli stessi.
Le situazioni critiche che si credeva di rilevare sono state poi confermate dalle misure in campo: molti irrigatori erogano una quantità di acqua diversa all’interno del quadro con differenze percentuali importanti e si osserva un considerevole numero di spaghetti otturati o malfunzionanti.
Per ovviare alle numerose perdite di carico degli impianti l’unica strada percorribile sembra essere quella della graduale sostituzione degli impianti a spaghetto con sistemi semi-mobili ad ala gocciolante senza irrigatori (manichette forate).
In alcuni quadri a fronte di una totale assenza di acqua di percolazione dai vasi, il settore in esame risultava allagato a causa di moltissime perdite dell’impianto con notevoli costi da un punto di vista ambientale.
Si è inoltre rilevata una forte disomogeneità tra le percentuali di percolazione dei vari quadri: vasi uguali con specie affini in settori diversi, generano volumi di acqua in uscita molto distanti fra loro. Probabilmente ciò deriva dai percorsi di coltivazione diversi che le piante hanno subito.
Questo rappresenta però un limite nella gestione degli impianti poiché diversi studi dimostrano che ogni specie presenta un valore di percolazione ottimale che la caratterizza: cercare di raggiungere questo valore significherebbe migliorare la produzione da un punto di vista qualitativo sfruttando esclusivamente le potenzialità della corretta gestione dell’irrigazione, limitando l’utilizzo dei fertilizzanti, generando quindi un abbassamento dei costi.
Altro dato che emerge dalla prova è la discordanza tra le misure della conducibilità elettrica fornite dallo strumento integrato all’impianto di distribuzione e quelle ottenute col conduttimetro portatile.
La misurazione dei nitrati ha fornito risultati soddisfacenti e in linea con le normative di legge in materia (nitrati inferiori a 50 mg/l).
 
In conclusione la prova sperimentale è servita sia per confermare i presupposti e le idee dalle quali il progetto ha avuto inizio ma ha anche fornito nuovi spunti di studio nella gestione degli impianti (come l’irrigazione abbinata a differenti substrati o la riduzione del carico di fertilizzanti in copertura con l’utilizzo di fertirrigazione) che meriterebbero attenzione nell’ottica di un futuro traguardo individuato nella sostenibilità della gestione della risorsa idrica anche a Pistoia.