Pinus pinea, elemento di pregio del paesaggio mediterraneo

Già messo a dimora dagli Etruschi, è caratteristico in molti suoi utilizzi. Gli errori nella sua piantagione in ambiente urbano
1328
Elegante e possente, il pino domestico, o a ombrello, o da pinoli (Pinus pìnea) ha una chioma inconfondibile, semisferica e di un bel verde scuro. Già messo a dimora ai tempi degli Etruschi e degli antichi Romani (Virgilio lo definì “pinus pulcherrima”), costituisce un elemento di singolare pregio nel paesaggio mediterraneo, che svetti su crinali in posizioni dominanti, che compaia in gruppi di esemplari in parchi e giardini, oppure che sia stato piantato in filari rettilinei (fatto che si riscontra spesso nella campagna toscana in prossimità del mare).
 
Pinete spontanee scomparse. Il tronco è dritto e tende a ramificarsi nel terzo superiore; l’albero può raggiungere un’altezza di una trentina di metri.
Da tutti i comuni mortali il pino domestico è chiamato “pino marittimo”. Non così presso forestali, agronomi, naturalisti e biologi, i quali, correttamente, riservano questo appellativo al Pinus pinaster (presto vi accenneremo), un cui sinonimo è Pinus maritima.
In epoche assai remote il pino domestico faceva certamente parte della flora italica; da molto tempo, però, non esistono più pinete spontanee ma solo piantagioni ad opera dell’uomo.
 
Problemi con strade ed edifici. L’errore più frequente che vi si riscontra è l’eccessiva vicinanza degli esemplari, tra loro o in contiguità di muri ed edifici: quasi mai si valutano le dimensioni che i pini adulti raggiungeranno: le chiome saranno fatalmente destinate a competere per la luce, donde uno sviluppo poco armonico e una riduzione del vigore vegetativo e riproduttivo. Un secondo sbaglio consiste nel disporre gli esemplari non su terreno profondo e libero da ostacoli bensì in aree asfaltate: la porzione superficiale dell’apparato radicale, massiccia e potente, inevitabilmente smuoverà il manto di asfalto, creando rigonfiamenti, irregolarità e rotture che porranno problemi a pedoni e veicoli. Un terzo errore consiste nel disporre gli esemplari in aree ventose: una chioma semisferica e compatta consente al vento di esercitare una forte pressione, con rischio di sradicamento degli esemplari, specie se piantati su suoli a forte componente sabbiosa.
I danni subìti in passato dalle classiche pinete della Versilia e del Ravennate meritano una trattazione a parte: l’avranno.