Concluso l'osservatorio delle piante officinali predisposto dal MIPAAF

Il ministero delle politiche agricole ha presentato i lavori del tavolo di filiera che ha inquadrato lo stato attuale del mercato delle officinali

Lo scorso 17 luglio, a Roma, presso l’Auditorium Biagio D’Alba del Ministero della Salute, si è svolto il primo Workshop dedicato alla filiera delle piante officinali, evento organizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e dall’ISMEA in collaborazione con il Dicastero della Salute, che ha rappresentato il momento di confronto sui risultati del tavolo di filiera dedicato al settore delle piante officinali.
Si tratta di un settore le cui radici culturali e produttive sono antichissime: è un segmento dell’agricoltura molto caratteristico che ha delle specifiche peculiarità sia sotto l’aspetto colturale che economico e sociale, per le diverse esigenze pedoclimatiche delle specie interessate, per la notevole variabilità delle tipologie produttive e per le molteplici destinazioni finali che possono dare origine a una domanda di mercato particolarmente complessa e diversificata.

Un apposito tavolo di filiera. Il settore è caratterizzato da oltre 3 mila ettari coltivati, con una produzione che in valore è superiore a 9 milioni di euro in cui operano circa 500 addetti e sono presenti oltre 2000 marchi commerciali che impiegano piante officinali nei loro prodotti.
Nel luglio 2011, a seguito della sollecitazione di alcune Associazioni di settore, segnatamente FIPPO e ASSOERBE, si è tenuta la prima riunione del Tavolo di Filiera delle Piante Officinali alla quale hanno partecipato alcuni rappresentanti regionali, le Associazioni del settore, le Confederazioni agricole, i rappresentanti delle Università e degli Istituti di Ricerca del CRA, nonché il Ministero della Salute, per discutere la situazione del settore a livello nazionale, effettuare un’analisi delle esigenze e definire così una serie di interventi e linee d’azione finalizzate al potenziamento economico e produttivo del Settore, cercando di esaltarne la competitività sui mercati comunitari ed internazionali, tenendo conto della sua significativa espansione.
I componenti del Tavolo di filiera sono stati organizzati in 4 gruppi di lavoro complementari, e si occupano dei seguenti  aspetti del settore:

  • G.d.L. Legislazione - Politiche nazionali e comunitaria;
  • G.d.L.  Certificazione e qualità;
  • G.d.L.  Ricerca e Sperimentazione;
  • G.d.L.  Osservatorio economico – Dati statistici.

Obiettivo primario, inquadrare il settore. Più specificatamente il Tavolo, anche attraverso un confronto tra le diverse Istituzioni preposte alla valorizzazione di questo settore, si pone l’obiettivo di aggiornare il settore, anche dal punto di vista normativo, chiarire la definizione di prodotto erboristico, definirne i requisiti, l’etichettatura, le modalità di distribuzione e di vendita per favorire il rilancio del settore; chiarire la definizione di prodotto erboristico, definirne i requisiti, l’etichettatura, le modalità di distribuzione e di vendita per favorire il rilancio del settore.
È stata quindi individuata la necessità di effettuare una ricognizione del settore delle Piante officinali con lo scopo di partire da un quadro nazionale aggiornato e il più possibile completo, quantificandone la consistenza dal punto di vista strutturale ed economico, individuando ambiti di approfondimento specifici. Bisogna comunque ricordare che la determinazione delle caratteristiche economico-strutturali del settore delle Piante Officinali incontra delle difficoltà per diverse ragioni. Innanzitutto, nella fase della produzione primaria, si riscontra una carenza di statistiche ufficiali perché si tratta di un settore di nicchia nel quale, tradizionalmente, le produzioni erano e sono tuttora rappresentate da specie spontanee, caratterizzato da un elevato numero di prodotti, ma scarsi volumi. L’evoluzione dello scenario internazionale, la globalizzazione dei mercati, il progresso tecnologico e quindi il subentrare di nuove variabili hanno influenzato le dinamiche per quanto riguarda il mercato interno ed internazionale delle piante officinali; in aggiunta, molte specie utilizzate dalle industrie a valle non sono tradizionalmente prodotte o potenzialmente producibili in Italia, di conseguenza la necessità di ricorrere all’importazione tende a ridurre l’interesse dei decisori nazionali per il settore. D’altronde, per queste colture, non soggette ad una Organizzazione Comune di Mercato (OCM) della Politica Agricola Comune (PAC), non è previsto un monitoraggio di tipo statistico a livello europeo come per le altre produzioni agricole interessate dalle Misure di Mercato della PAC.

Un progetto annuale. È stata quindi affidata ad ISMEA la predisposizione di un progetto dedicato denominato “Osservatorio economico del settore delle piante officinali” per effettuare un quadro aggiornato della filiera, volto alla definizione, inquadramento e descrizione del settore, dalla produzione agricola al consumatore finale, nonché alla individuazione ed approfondimento dei dati disponibili, verificando le carenze informative e realizzando indagini sul campo e nei confronti degli operatori della filiera.
Il progetto annuale, partendo dalla definizione dell’oggetto di analisi, insieme alla predisposizione di un elenco delle specie e dei derivati e descrizione delle principali fasi, lavorazioni e utilizzazioni, ha effettuato un’analisi critica delle fonti statistiche e dei dati ufficiali disponibili (Istat, Fao, Eurostat, ecc.), così come dei soggetti che operano nel settore attraverso l’acquisizione e l’elaborazione di archivi amministrativi e statistici (CCIAA, Agricoltura Biologica, Censimento dell’Agricoltura, albi regionali). Inoltre è stata resa operativa un’indagine sul campo, finalizzata a completare il quadro della filiera per quanto riguarda le relazioni tra gli attori, il contesto competitivo, gli sbocchi di mercato e le tendenze in atto, anche per fare emergere le criticità e gli ulteriori fabbisogni informativi.

Risultati confortanti. Il lavoro svolto ha permesso di descrivere il settore con dati aggiornati e delineare l’attuale contesto economico e competitivo in cui questo si muove, con l’obiettivo di fornire agli operatori, sia della fase agricola che di quella industriale e distributiva, informazioni utili per orientare l’attività economica e produttiva.
Nonostante i numeri in crescita, gran parte del fabbisogno di materie prime e semilavorati dell’industria di trasformazione è soddisfatto dall’offerta estera, come dimostrano i dati dell’import di piante officinali e derivati, che nel 2011, ha determinato un esborso di quasi un miliardo di euro.

I risultati attesi dal progetto, visionabile sul sito del MiPAAF (clicca QUI per leggerli)  sono, in  breve, i seguenti:
- la definizione di un elenco aggiornato e condiviso delle specie coltivate e potenzialmente coltivabili in Italia e dei prodotti derivati intermedi;
- una banca dati organizzata, aggiornata ed aggiornabile (commercio nazionale, comunitario, estero e produzioni mondiali, ecc.);
- un rapporto finale contenente una fotografia il più possibile completa della filiera.

Di seguito, alcuni dati estrapolati dal lavoro:

-  Rispetto al 2000, anno in cui sono stati prodotti alcuni dati seppure su una base non molto ampia di aziende, diminuiscono le aziende ma aumenta la superficie complessiva, in altre parole aumenta la superficie media per azienda che passa da 0,55 a 2,45 ettari (Censimento Agricoltura 2010, ISTAT); le superfici sono aumentate in quasi in tutte le Regioni, ma in particolar modo nelle Marche, Puglia ed Emilia Romagna. In particolare la diminuzione delle aziende ha interessato solo le micro e le piccole (meno di 2 ettari di SAU). Infatti, nel 2000 il 48% delle aziende con officinali aveva meno di 1 ettaro di SAU e il 2% erano grandi aziende con SAU di oltre 50 ettari; nel 2010 solo il 15% sono microaziende e l’8% sono grandi aziende (con una quota pari al 40% della superficie totale a officinali).

-Nel decennio l’export è cresciuto a un tasso annuo del 4,4%, l’import del 3,6%; il maggior esborso per importazioni riguarda le «sostanze odorifere», sia per uso alimentare che non, e i «succhi ed estratti vegetali, pectina ecc.», mentre i nostri introiti derivano principalmente da «succhi ed estratti vegetali,..», «sostanze odorifere ad uso alimentare» e «oli essenziali». Quest’ultima è l’unica voce con saldo attivo (oltre al bergamotto fresco), che si è anche rafforzato tra il 2000 e il 2011.