La difficile sopravvivenza sulle vallette nivali

La copertura di neve che permane sul terreno per diversi mesi, limita la vita delle poche specie vegetali presenti. Le differenze tra suoli calcarei e silicei.

Un manto nevoso spesso, per le sue proprietà coibenti, difende egregiamente dal freddo le piante d’alta quota; se però permane per tempi molto lunghi può diventare un grave fattore limitante per la vita vegetale. Alla base di rupi e ghiaioni, oltre a terreni in pendìo possono essere presenti pure conche e vallette nelle quali la neve invernale staziona per nove, dieci e, in casi estremi, anche undici mesi all’anno: è ovvio che per le piante la stagione vegetativa e riproduttiva si riduca moltissimo.

 
Le vallette nivali su roccia madre calcarea si sviluppano soprattutto in ambienti di dolina e costituiscono habitat incredibilmente severi per la vita vegetale: allo sciogliersi del manto nevoso il suolo dapprima resta inzuppato di acqua gelida, poi progressivamente si dissecca, data la facile penetrabilità delle rocce calcaree da parte dell’acqua. Il tenore idrico è complessivamente migliore nelle vallette nivali su silice: l’aridità è meno accentuata dato che la roccia madre è penetrabile dall’acqua solo se fratturata e il ristagno d’acqua è garantito, di regola, per tempi ben più lunghi. Al contrario i valori di pH del substrato sono decisamente bassi per cui solo piante acidofile possono insediarsi.

La brevità del periodo in cui il suolo resta libero dalla neve impone ai vegetali di disporre di un complesso di adattamenti che consentano di accelerare, quanto più possibile, fioritura, fruttificazione e disseminazione; in certe specie i bocci fiorali vengono preparati già sul finire dell’estate, permangono poi dormienti sotto la neve per svilupparsi infine nella buona stagione successiva. È questo il caso, ad esempio, delle soldanelle: Soldanella alpina e Soldanella minima su calcare, Soldanella pusilla su silice. Altre essenze, nel corso della loro evoluzione, si sono dotate di mezzi di propagazione quali stoloni e bulbilli, che consentono loro di evitare le “lungaggini” della riproduzione e di conquistare spazio, rendendo difficile l’insediamento di esemplari di altre specie.
Nelle vallette nivali si rinvengono spesso gli “alberi” più piccoli della Terra, i salici nani: Salix reticulata, S. retusa (foto), S. serpyllifolia, su calcare; Salix herbacea, su silice.
Alti pochi centimetri ma fortemente legnosi, i salici nani si rinvengono anche in ambienti con caratteristiche intermedie tra vallette nivali, ghiaioni, pietraie e sfatticci; in questi casi possono svolgere una notevole azione sia consolidatrice sia miglioratrice del substrato, favorendo la genesi di humus.
Salix reticulata e S. herbacea hanno una distribuzione circumartico-alpina, Salix retusa e S. serpyllifolia sono specie europee.

In condizioni estreme sui terreni nivali possono dominare i muschi, in particolare Polytrichum norvegicum (un tempo chiamato Polytrichum sexangulare), che forma commoventi, compatti tappetini di un verde che può sconfinare in una tonalità brunastra.
 
Foto di Salix reticulata da Wikipedia