La vita sulle creste ventose

Un'associazione di specie resiste sulle vette alpine più alte, in condizioni al limite della sopravvivenza

Tra gli habitat più severi in assoluto per le forme vegetali devono essere annoverate senza alcun dubbio le creste ventose elevate, presenti, nel nostro Paese, solo lungo la catena alpina.

La durezza estrema di questi ambienti si mantiene sia nella buona stagione sia in quella avversa. In estate il dardeggiare del sole si può fare davvero impietoso, con l’aggravante che la rarefazione dell’aria tipica delle quote elevate (2000-3200 metri sul mare), che accentua la traspirazione, si abbina all’azione disseccante del vento; particolarmente nocivi sono gli episodi di “föhn”, un vento che, scendendo a quote minori, provoca un riscaldamento per compressione dell’aria, accentuando le perdite di acqua dall’interno dei vegetali. In inverno, invece, raffiche violente eliminano il manto nevoso, negando l’azione coibente della soffice coltre bianca e l’apporto idrico derivante dalla fusione della medesima all’inizio della buona stagione. È ovvio che solo pochissime entità, particolarmente frugali e idonee a sopportare amplissime variazioni dei parametri ambientali, possono sopravvivere in simili ambienti. Due specie particolarmente adattate sono l’ericacea Loiseleuria procumbens (azalea delle Alpi, loiseleuria) e il lichene Cetraria islandica (i fitosociologi distinguono un’associazione che chiamano Loiseleurio-cetrarietum).

La loiseleuria è una specie circumartico-alpina che, sulle nostre montagne più elevate, si spinge fino a 3200 metri di quota; trae beneficio dalla presenza dei licheni che esplicano un’azione protettiva e le offrono acqua, grazie alla capacità del loro tallo di impregnarsi del prezioso liquido se questo è presente nell’ambiente. I licheni traggono pure loro un vantaggio perché i rami legnosi, aderenti o quasi al suolo, della loiseleuria, sono un ottimo substrato cui ancorarsi per meglio resistere all’azione meccanica delle raffiche di vento. Si pensi che in inverno, nei periodi più freddi, su certe creste ventose si può scendere a 60° sotto zero (senza la protezione della neve), mentre in una giornata calda, con il föhn che scende a 70 km/h, la temperatura può salire a più di 40°.

Per l’escursionista sensibile, l’amante della natura, lo studioso, imbattersi in una cresta ventosa decorata dal tenero colore rosato dei fiori della loiseleuria è uno spettacolo che coinvolge e commuove profondamente.