L'invadente ontano verde

La rusticità permette a questa specie di adattarsi ai tanti pascoli subalpini su silice, un tempo ottenuti previa eliminazione della vegetazione legnosa, fornendo una gradevole nota di colore
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L’ontano verde (Alnus viridis) è una specie circumboreale presente, nel nostro Paese, solo sulla catena alpina, dove predilige suoli silicei, quote comprese tra 1500 e 2400 metri, per lo più in esposizione nord dove il clima è particolarmente fresco ed umido. Si tratta di un arbusto alto fino a circa tre metri, dai rami arcuati e flessuosi che portano un fogliame di un bel verde chiaro; non è amatissimo dai montanari perché, con le nevicate, all’inizio trattiene la coltre nevosa, poi, grazie all’elasticità dei rami, se ne libera lasciandola scendere a valle e contribuendo a generare smottamenti di neve e slavine (queste ultime in primavera, come abbiamo già avuto occasione di specificare).
 
Possiamo considerare l’alneto ad ontano verde l’equivalente su silice della cenosi a pino mugo, su calcare.
L’ontano verde tende oggi ad invadere tanti pascoli subalpini su silice, un tempo ottenuti dall’uomo previa eliminazione della vegetazione legnosa, finalizzata a favorire la pastorizia a quote non elevatissime su suoli calciocarenti; ora che il presidio antropico si è molto ridimensionato, l’ontano verde ritorna, invadendo questi pascoli, provocando la rarefazione delle specie erbacee eliofile e svolgendo un ruolo pioniero sui canaloni di valanga e su certi ghiaioni silicei.
 
L’alneto ad ontano verde conferisce una gradevole nota di colore a tanti pendii delle montagne elevate, contrastando con i toni cupi delle chiome degli abeti, spesso presenti, o coesistendo per lungo tempo con i larici, il cui fogliame ha tonalità cromatiche simili.
Il substrato, ricco di humus e alquanto umido per la fusione dei soprastanti nevai, favorisce lo sviluppo di piante erbacee di cospicue dimensioni, che vanno sotto il nome generico di megaforbie, cui, tra breve, accenneremo; con l’espandersi delle chiome dell’ontano verde volte a creare un manto compatto, le megaforbie progressivamente si riducono e infine si estinguono, mentre a lungo permangono in corrispondenza di ruscelli d’alta quota.
 
Foto di Sten Porse - Opera propria, CC BY-SA 3.0